The Midnight Club: recensione della nuova serie horror di Mike Flanagan

Flanagan si conferma lo showrunner di serie tv horror per eccellenza.

Mike Flanagan è tornato su Netflix con una nuova serie tv horror dove, ancora una volta, una casa infestata la fa da padrona dal titolo The Midnight Club, tratto dall’omonimo romanzo di Christopher Pike.
Dopo poco meno di un anno dalla distribuzione di Midnight Mass – una delle serie horror migliore degli ultimi anni e certamente uno dei prodotti più interessanti del 2021 -, Flanagan torna a parlare della paura della morte, di quel delicato momento che è il trapasso e lo fa utilizzando, ancora una volta, un linguaggio cinematografico differente rispetto a quello adottato nelle sue precedenti opere.

Indice

Trama – The Midnight Club, la recensione

Flanagan, soprattutto con le sue serie tv, si è soffermato più volte sul trapasso, sulla morte e su tutte le implicazioni filosofiche che un argomento così delicato porta con sé. Principalmente Midnight Mass affronta questa tematica in modo delicato utilizzando a suo vantaggio le peculiarità della letteratura gotica e del cinema horror. La trama di The Midnight Club sembra perfetta per continuare il medesimo discorso, focalizzandosi su quel particolare periodo della vita che coincide con la fine di essa.
Ilonka (Iman Benson) scopre di avere un tumore proprio quando i suoi sogni si stavano per avverare: un’ottima studentessa che si è sempre impegnata per essere presa in un buon college con la prospettiva di fare della scrittura il suo lavoro.

Quando il suo futuro le sfuma davanti agli occhi, decide di allontanarsi dal suo patrigno per passare il tempo che le rimane in una residenza che accoglie giovani malati terminali. Il luogo è lugubre, un labirinto di stanze che nascondono strane presenza che le si palesano davanti ogni volta che sta per avere un mancamento e un misterioso e fatiscente ascensore che porta all’obitorio sottostante. In un ambiente così e nella condizione di salute in cui si trovano i protagonisti, è impossibile non essere ossessionati dalla morte e dalla paura che l’accompagna.

The Midnight Club

The Midnight Club. Intrepid Pictures.

Racconti metanarrativi – The Midnight Club, la recensione

La curiosità di sapere cosa gli aspetta dopo essere morti e la voglia di rassicurazione è qualcosa che lega i nuovi residenti con tutti i ragazzi che li hanno preceduti. Nella Brightcliffe Home, infatti, c’è una tradizione tramandata da generazione in generazione chiamata appunto The Midnight Club: ogni sera, a mezzanotte in punto, il gruppo si incontra per raccontarsi storie di fantasmi.

Una sorta di esorcismo e di legame che diventa qualcosa di più quando i ragazzi alzano la posta in palio promettendosi a vicenda che, una volta morti, sarebbero tornati nella residenza per raccontare agli altri se c’è qualcosa dopo la morte.
Un’abitudine macabra che Flanagan fa sua, facendo diventare un momento di raccoglimento dei ragazzi un escamotage perfetto per descrivere i personaggi in un modo diverso dal solito. Raccontando storie di fantasia – più o meno lugubri -, i protagonisti si lasciando andare a confessioni e rivelazioni che non farebbero mai in un altro contesto.

The Midnight Club

The Midnight Club. Intrepid Pictures.

Jumpascare e presenze – The Midnight Club, la recensione

La narrazione si sviluppa su più piani che si intersecano dando sostanza e complessità al racconto. Mentre i ragazzi legano tramite le storie che celano loro paure e i propri punti deboli, la serie prende una piega misteriosa che si collega alle vicende che hanno visto coinvolti alcuni degli inquilini precedenti tra cui una ragazza, l’unica, che è riuscita a guarire ed è andata via da Brightcliffe. È questa storyline che esce maggiormente dai binari più introspettivi a cui Flanagan ci ha abituati, abbracciando un taglio molto più spaventoso che ricorda i film horror sulle case infestate.

The Midnight Club, a differenza delle precedenti serie del regista, è pieno zeppo di jumpscare, di apparizioni e fantasmi che compaiono in ogni angolo in modo molto meno discreto di quanto facciano nella serie antologica The Haunting. The Midnight Club si approccia al genere in un modo sicuramente più classico e meno originale rispetto ai precedenti lavori dell’autore, ma è un nuovo tassello nella carriera del regista che dimostra dimestichezza e amore per il genere a 360 gradi.

The Midnight Club

The Midnight Club. Intrepid Pictures.

Flanagan si conferma essere un autore horror a tutto tondo – The Midnight Club, la recensione

Ben presto l’espediente mystery si rivela per quel che è: uno specchietto per le allodole che cela ben altro. The Midnight Club non gioca sul sentimentalismo facile né sulla pornografia del dolore. Il declino della malattia non è il punto focale della serie che scansa uno degli escamotage più utilizzati, ma meno coinvolgenti a livello narrativo: non si prova pietà per i protagonisti, il dispiacere non si evolve mai in compassione spicciola. Flanagan affronta, ancora una volta con un linguaggio cinematografico differente, la paura della morte e cosa voglia dire ritrovare ad affrontarla.

Per ogni ospite questo ha un risvolto differente ed è facile per i ragazzi agire in maniera irrazionale. C’è chi cede nel provare tisane dalle promesse miracolose e intrugli dal dubbio risultato, chi nasconde il terrore per la propria dipartita dietro un carattere spigoloso e costantemente arrabbiato e chi si appende con tutte le proprie forze alla religione. Nessuno è escluso, nessuno affronta un dolore così grande in modo razionale e ponderato. Queste tematiche si sposano alla perfezione con quella che possiamo tranquillamente chiamare la poetica di Flanagan che, più volte, ha dimostrato destrezza e bravura nel parlare di argomenti sensibili e delicati.

 

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The Midnight Club

Voto - 8

8

Lati positivi

  • La delicatezza con cui la tematica principale viene trattata
  • Non somiglia a nessuna serie precedente firmata da Flanagan
  • Le peculiarità degli horror più classici – jumpscare, una casa infestata – sono sfruttate senza cadere nel banale

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