The Northman: recensione dell’ultimo film di Robert Eggers

Eggers si conferma un regista talentuoso in grado di raccontare i miti e il folklore di altre epoche come pochi sanno fare

Robert Eggers fa ritorno nelle sale cinematografiche con The Northman, il suo terzo lungometraggio che va ad inserirsi a pieno titolo nella poetica del giovane regista statunitense e di cui vi presentiamo la nostra recensione.
Dopo The Vvitch e The Lighthouse, The Northman è una storia tinta di magia, folklore e miti norreni che fanno da sfondo ad uno dei racconti tra i più famosi.
Il protagonista, interpretato da Alexander Skarsgård, segue con furia cieca la sua sete di vendetta nei confronti dello zio che, quando Amleth era ancora un bambino, ha ucciso il padre di fronte a lui.

Accanto all’attore svedese, il cast è composto da nomi noti: Anya Taylor-Joy torna a lavorare con Eggers dopo essere stata la protagonista di The Vvitch, Nicol Kidman, Ethan Hawke, Claes Bang e Willem Dafoe sono il mosaico di attori che popolano le visioni di Amleth.
Un cast di questa portata, sebbene nei precedenti lavori di Eggers non mancassero attori importanti, è stata possibile grazie ad un budget di 90 milioni di dollari, uno scendere a patti con una Major che però ha compromesso alcuni dei tratti stilistici del regista.
The Northman rientra tuttavia nella poetica di Eggers grazie alle due parallele narrative che conferiscono il giusto spessore ad uno degli archetipi più sfruttati della storia del cinema e della letteratura.

Indice

La trama – The Northman recensione

Anno Mille nelle Terre del Nord. Amleth sta aspettando fiducioso il ritorno del padre Aurvandil, il Re corvo, dalla battaglia. Quando quest’ultimo fa ritorno dal figlio e dalla regina Gudrún (Nicole Kidman) i festeggiamenti durano ben poco. 
Aurvandil è stato ferito e inizia seriamente a pensare di annunciare Amleth come suo successore, ma prima il ragazzo deve intraprendere un rito di iniziazione che lo renderà uomo. Subito dopo che padre e figlio hanno affrontato assieme il rituale il fratello di Aurvandil, Fjölnir, li accerchia con i suoi uomini e uccide il Re.

Amleth riesce a sfuggire per mare mentre vede la madre urlante essere portata via da Fjölnir per essere incoronata come sua regina. È in quel momento che Amleth giura di vendicarsi di suo zio.
Anni dopo, Amleth si è unito alla compagnia dei Rus grazie alla quale è diventato un guerriero forte e senza pietà. Durante un assalto ad un villaggio scopre che Fjölnir ha perso il trono e vive come signore feudale in Islanda. Fingendosi uno schiavo, riesce a raggiungere la terra di suo zio e a dare inizio alla sua vendetta.

Una storia di miti e magia – The Northman recensione

Simbolicamente, The Northman ha inizio con un rito di passaggio che culmina con una promessa urlata: “Ti vendicherò, padre. Ti salverò, madre, Ti ucciderò, Fjölnir”.
La mitologia è satura di storie dove il protagonista, colmo di odio e rancore, vive con il solo pensiero di compiere la sua vendetta. Questo è il punto di partenza di Eggers che attinge a piene mani da uno dei racconti scritti da Saxo Grammaticus, racconto poi rimaneggiato da Shakespeare che ha dato forma al suo famoso Amleto. Non a caso il protagonista porta il nome di Amleth, ma non c’è nessun dilemma che lo tormenta. Da quando ha promesso al padre di vendicarlo se fosse morto in battaglia, Amleth percorre una strada che è già stata scelta per lui. Così come nei suoi due precedenti lungometraggi, Eggers porta sullo schermo una storia tinta di folklore e magia.

A differenza di The Vvitch e The Lighthouse – entrambi ambientati in New England – con The Northman ci spostiamo nel freddo nord Europa, in un’Islanda verde e desolata che diventa scenario per una storia dove Shakesperare incontra l’epoca vichinga, sanguinolenta e cruda. Il percorso di Amleth è scandito da incontri con oracoli e visioni mistiche che lo guidano per portare a compimento la sua vendetta. Le valchirie, lo scenario mitico del Valhalla, la strega Seeress (interpreata dalla cantante Björk) e i rituali compiuti dai vichinghi intorno all’anno Mille forniscono l’elemento mistico fondamentale, senza il quale il film non avrebbe mai raggiunto il risultato che Eggers è riuscito ad ottenere. Ma in questo Eggers ha già dimostrato di essere un maestro, ricreare ambientazioni così lontane da noi e farci entrare in mondi sempre differenti sembra essere il suo pane quotidiano.

The Northman recensione

The Northman. Regency Enterprises, Perfect World Pictures, Square Peg.

La furia di Amleth

In The Nortman convivono due linee narrative parallele che conferiscono la giusta complessità ad un racconto che è stato rimaneggiato più volte, da più mani e da più menti, nel corso della storia del cinema e della letteratura.
Da un lato c’è il fascino che solo una base della narrazione così classica può dare: Eggers prende l’incipit di Amleto e lo fa vivere in un personaggio che ha la stessa ira, cieca e furiosa, di Achille ed aggiungendo – senza eccedere – il rapporto morboso di Edipo con la propria madre. 

The Northman

The Northman. Regency Enterprises, Perfect World Pictures, Square Peg.

L’idea dell’ambientazione vichinga risulta vincente. Amleth sfoga la sua ira in modo violento, crudo e sanguinolento, gesti che Eggers non nasconde ma esalta. Una violenza che inizia quando Amleth è ancora un bambino e diventa la sua unica compagna.
Gli assalti dei villaggi con la compagnia dei Rus sono un assaggio della brutalità a cui Amleth sottopone i suoi nemici, un furore che trova il suo apice nel diventare uno spirito vendicativo, una maledizione che infesta la tribù dello zio. La figura stessa di Amleth si fonde con la natura primordiale, tanto che l’uomo principalmente ulula e urla, parla raramente facendo risultare i dialoghi superflui.

L’utilizzo del registro teatrale…

In questo Alexander Skarsgård è la scelta migliore, l’attore giusto a cui affidare una parte così particolare. Con i suoi quasi due metri d’altezza e un fisico imponente, Skarsgård si muove in modo animalesco nella scena, con le spalle curve e con rapidità negli attacchi. Ma diventa un Dio vendicativo mentre si aggira di notte tra le abitazioni e sopra i tetti, dove spesso la sua figura si staglia nel mezzo dell’inquadratura, nel buio più totale e la sua sagoma incute paura ai suoi nemici. Ma Amleth non è un Dio né uno spirito, è un uomo che sfugge dalla definizione di personaggio per entrare in quella dell’archetipo.

Attorno a Skarsgård si muovono gli altri nomi noti che compongono il cast di The Northman e, come un coro delle tragedie greche, accompagnano Amleth nella sua vendetta. La recitazione si ispira volutamente ad un registro teatrale dove i dialoghi sono urlati, i volti dei personaggi sono fondamentali per capirne di più della loro psicologia, tanto che Eggers torna continuamente a riproporre i loro primi piani, soprattutto durante le visioni di Amleth. Anya Taylor-Joy interpreta una schiava, Olga, che condivide molta della furia che Amleth prova, ma al contrario del suo compagno, vuole scappare per godere della propria libertà. Taylor-Joy torna ad interpretare un personaggio che ha forte connessione con la natura, che usa e sfrutta per raggiungere il suo obiettivo.

The Northman

The Northman. Regency Enterprises, Perfect World Pictures, Square Peg.

E l’uso del linguaggio cinematografico

Se la narrazione ha un carattere prettamente teatrale, l’estetica segue un registro ben preciso. Per allontanarsi dall’essere una trasposizione di una pièce teatrale – con cui ha molto in comune – The Northman utilizza un linguaggio prettamente cinematografico. I dolly si alternano continuamente ai primi piani che mettono in mostra le emozioni nei volti dei personaggi. Le ambientazioni verdi e glaciali fanno da sfondo alla tribù di Fjölnir, la macchina da presa diventa un personaggio attivo quando si sofferma su delle inquadrature che mostrano più piani di lettura: da quel che succede in primo piano fino alle azioni compiute nello sfondo, che vanno ad arricchire e a rendere più credibile l’intera scenografia.

Jarin Blaschke torna a giocare con una fotografia curata nei minimi particolari, in cui risulta quasi maniacale la ricercatezza di ogni singola scena. Eggers, dopo il successo di The Lighthouse, cita il suo stesso lavoro con l’utilizzo di scale di grigi in scene talmente desaturate da assomigliare ad un tenue bianco e nero, spezzato dal rosso ricorrente del sangue e del fuoco.

Un film per un pubblico più vasto – The Northman recensione

Ad andare a mitigare The Northman – il terzo atto della poetica di Eggers che con questo film completa una trilogia del folklore – è il nome di una Major alle spalle del progetto.
Se si guarda alle opere precedenti del regista, appare chiaro come fossero impregnate di simbolismo e di sottointesi che potevano essere colti solo da spettatori più attenti e curiosi. The Northman si approccia invece ad uno spettatore differente, ad un pubblico di massa che può facilmente apprezzare la storia di Amleth proprio perché è stata narrata innumerevoli volte da persone differenti.

L’aprirsi ad un pubblico più vasto non è un difetto e The Northman riesce perfettamente ad equilibrare le peculiarità di un kolossal epico con l’autorialità che il tocco di Eggers dà ad ogni singola scelta, sia registica che narrativa. La curiosità che però resta, con un po’ di amaro in bocca, è l’idea di come avrebbe potuto essere il film se non ci fosse stato un nome di una Major alle spalle e un budget così elevato da pretendere un ritorno di guadagno molto importante. Soprattutto per quanto riguarda il linguaggio utilizzato: visto il lavoro sopraffino fatto negli scorsi due film del regista, è straniante che gli attori parlino inglese e non un’antica lingua nordica. Una sfida che sia Eggers che lo scrittore Sjón – che si è già calato nei panni dello sceneggiatore con Lamb – potevano sostenere, ma che avrebbe sicuramente allontanato una buona fetta di pubblico.

The Northman

The Northman. Regency Enterprises, Perfect World Pictures, Square Peg.

The Northman

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • La volontà di portare sul grande schermo un archetipo tra i più classici della letteratura
  • Il registro teatrale interposto al linguaggio cinematografico curato in modo maniacale
  • Un mosaico di personaggi interpretati da eccellenti attori

Lati negativi

  • L'avere un alto budget ha impedito agli sceneggiatori di intraprendere una strada più avventurosa

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