The Vigil – Non ti lascerà andare: recensione del nuovo horror Blumhouse

Il nuovo prodotto Blumhouse è un'interessante storia di terrore e religione

Dopo l’uscita nelle sale di Gretel e Hansel, un nuovo horror è approdato sui nostri schermi a seguito della riapertura dei cinema. Il film in questione è un nuovo prodotto targato Blumhouse, The Vigil, di cui potete leggere di seguito la recensione. Presentato al Festival di Toronto 2019, il nuovo lungometraggio della casa di produzione di Jason Blum è un horror atipico per molti aspetti. Più improntato all’atmosfera che ai jumpscares, The Vigil è un’interessante storia di terrore e mitologia ebraica. Infatti è presente un’entità maligna nota al culto ebraico, che infesta la casa in cui il protagonista si troverà a trascorrere una notte intera. Per la prima volta assistiamo a un approfondimento degli usi e costumi, ma anche della mitologia, degli ebrei in campo horror, cosa mai avvenuta in altre pellicole del genere.

Diretto dal regista esordiente Keith Thomas, The Vigil rappresenta una nuova visione in campo horror, non completamente innovativa, ma sicuramente interessante. L’adesione ad alcuni clichè del genere non manca, ma si può facilmente notare la lontananza dai molti horror tipicamente adolescenziali, che invadono continuamente le sale cinematografiche. Per questi motivi The Vigil si pone a metà tra i gusti degli amanti del cinema dell’orrore e lo spettatore medio.

Indice

Il senso di colpa e una casa infestata – The Vigil, la recensione

Se partiamo dalla trama di The Vigil, è possibile notare già una rivisitazione del classico luogo comune della casa infestata. Il protagonista della vicenda è Yakov Ronen (Dave Davis), il quale ha deciso di allontanarsi dalla comunità ebraica ortodossa di cui faceva parte. Essendo a corto di denaro, decide di accettare la proposta di un suo vecchio amico: fare da shomer per una notte. Nella religione ebraica esiste una pratica, chiamata shemira, che consiste nel vegliare il corpo del defunto prima della sua sepoltura. Questa pratica viene svolta da familiari e amici, ma è anche uso comune pagare qualcuno per questo ruolo. Tale persona è chiamata, appunto, shomer.

Yakov dovrà vegliare per cinque ore sul corpo del defunto signor Litvak. La vedova Litvak (Lynn Cohen) tuttavia non è convinta che il ragazzo riuscirà ad arrivare indenne alla fine della notte. Che cosa si nasconde in quella casa? Durante questa veglia notturna, Yakov sperimenterà una vera esperienza di terrore. Nella casa dei Litvak alberga infatti un’entità maligna nota nella mitologia ebraica, il mazzik. Questo demone si nutre del dolore e dei sensi di colpa delle sue vittime. Yakov, il quale non ha ancora affrontato un grande dolore del suo recente passato, capirà di dover affrontare la creatura demoniaca prima che sia troppo tardi.

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The Vigil. Blumhouse Productions, Boulderlight Pictures, Angry Adam Productions

Una nuova visione – The Vigil, la recensione

Nel campo del genere horror spesso si inneggia a nuove visioni che spesso si rivelano vere e proprie fregature. Nel caso di The Vigil qualcosa di diverso è rintracciabile, soprattutto se ci si concentra sullo sfruttamento della religione e della mitologia ebraica. Il film infatti approfondisce pratiche e figure poco conosciute a chi non appartiene a tale culto, ovviamente adattandole anche alla trama horror. Da ricordare comunque che già in passato ci sono stati film dell’orrore che avevano sfruttato figure appartenenti alla mitologia ebraica: esempi lampanti sono The Possession e Il mai nato. In questi casi tuttavia lo spunto religioso era mal approfondito e poco interessante. In The Vigil, invece, si descrive con dovizia la pratica della shemira e si sottolinea la differenza fra le comunità ebraiche. Inoltre il film sceglie di sfruttare la figura del demone chiamato mazzik per dar vita ad una storia di sensi di colpa mai affrontati.

La componente religiosa è dunque ben radicata nella trama e non rappresenta un elemento secondario. L’entità del mazzik si lega inoltre alla scelta di Yakov di abbandonare la comunità ortodossa, a seguito di un tragico incidente. Il demone sceglie il protagonista proprio per il suo dolore e il senso di colpa che lo attanaglia, tanto da trasformare il confronto finale in una vera e propria sfida con sé stesso per Yakov. Quindi The Vigil è un horror diverso dal solito, che vuole scavare nella psicologia del protagonista, il quale, più che affrontare un demone, affronta tutto ciò che lo turba. Questi elementi apprezzabili si aggiungono alla riuscita prova attoriale di Dave Davis e alla regia di Keith Thomas. Egli crea una perfetta atmosfera di tensione e claustrofobia, riuscendo a tenere sempre alta l’attenzione dello spettatore. Tra primi piani del protagonista e inquadrature statiche, la tensione è decisamente palpabile.

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The Vigil. Blumhouse Productions, Boulderlight Pictures, Angry Adam Productions

Cosa non funziona – The Vigil, la recensione

Nonostante questi apprezzabili aspetti, The Vigil si lascia andare qualche volta allo spavento facile. La caduta nella tentazione dello jumpscare è inevitabile, ma fortunatamente il regista sceglie saggiamente di non abusarne. Se questo rappresenta un errore perdonabile, non si può però passare oltre sulla piega finale del film. Giungendo alla sua conclusione, The Vigil sembra girare in tondo eccessivamente sugli stessi elementi per poi arrivare a un finale troppo frettoloso. È chiaro che il film voglia concentrarsi soprattutto sulla questione del senso di colpa, ma il confronto finale appare privo di pathos e tensione, troppo veloce nel suo svolgimento. The Vigil tradisce quindi le logiche degli horror in cui il climax finale rappresenta il momento di maggior tensione.

Anche il tema del senso di colpa avrebbe meritato una maggior cura, soprattutto in relazione al defunto signor Litvak. Lo stesso si può dire dell’antisemitismo di cui è vittima Yakov: il ragazzo perde una persona cara a causa di comportamenti purtroppo ancora presenti nella nostra società. Questo aspetto è trattato in maniera leggermente superficiale e poteva essere sfruttato in maniera più interessante, data la scelta di utilizzare il genere horror per trattare una storia soprattutto psicologica.

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The Vigil. Blumhouse Productions, Boulderlight Pictures, Angry Adam Productions

Considerazioni finali

Per concludere questa recensione di The Vigil, si può affermare che il film non soddisferà del tutto gli amanti dell’horror. Siamo di fronte infatti a un film di atmosfera, che genera la tensione in modi diversi, ma non mancano comunque jumpscares d’effetto, utilizzati nella giusta misura. La delusione per altri amanti dell’horror sarà invece per la storia che diventa eccessivamente frettolosa nella sua conclusione, tramite un confronto finale con il demone privo di tensione e di interesse. Un vero peccato perchè il potenziale in possesso era notevole.

Detto questo, con The Vigil si può parlare di horror innovativo? In parte sì, dato che demoni e rituali ebraici sono questa volta perfettamente radicati nella trama e ben mescolati con la componente horror. Il film è sicuramente un esperimento diverso dal solito e in parte efficace, che avrebbe giovato sicuramente di un miglior trattamento ed equilibrio per quanto riguarda la sua struttura narrativa. Nuovamente è possibile notare come gli ingranaggi della produzione Blumhouse abbiano funzionato correttamente: basso budget con pochi ma buoni elementi di partenza.

The Vigil - Non ti lascerà andare

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Finalmente un horror che riesce a unire sapientemente componente religiosa/mitologica con il genere
  • L'interpretazione di Dave Davis e il lavoro registico di Keith Thomas

Lati negativi

  • Finale troppo frettoloso e privo di tensione
  • Alcuni temi principali meritavano maggior approfondimento

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