Vetro: la recensione del thriller italiano di Domenico Croce

Un ottimo esordio registico per un intelligente e solido thriller italiano, con una componente estetica di forte impatto

In sala dal 7 aprile Vetro è il film di cui vi presentiamo la recensione in questo articolo, per la regia di Domenico Croce. Si tratta di un thriller psicologico molto convincente, made in Italy: una piacevolissima sorpresa, una pellicola che sa innovare attraverso una solida sceneggiatura ed una chiara idea di rappresentazione visiva della vicenda descritta. Un thriller ben riuscito, come sappiamo, è cosa abbastanza rara in Italia, a differenza invece di altri paesi, come la Spagna, in cui tale filone cinematografico è quanto mai prolifico e fonte di trasposizioni cinematografiche ricche di inventiva. Il difetto di molte pellicole italiane di questo tipo, come ad esempio, il recente Il talento del calabrone, è purtroppo quello di volerle infarcire a tutti i costi di una svolta moralistica e un valore pedagogico, che spesso, risultano forzati e poco affini a quanto narrato.

Ciò che manca molte volte poi è la verosimiglianza e il nesso logico, oltre che la capacità di suscitare suspense, caratteristiche essenziali dei migliori thriller. Non è il caso di Vetro, una pellicola italiana, ma di chiaro stampo internazionale, che cita alcuni tra i più celebri classici del genere attingendo a loro con rispetto e intelligenza, per poi però dire la propria. Se è vero che alcuni risvolti della storia sono intuibili, tuttavia, l’effetto sorpresa non è indifferente. La sceneggiatura di  Luca Mastrogiovanni e Ciro Zecca è solida, ha molteplici punti focali forti che non vacillano mai nel corso della narrazione e che sono messi in scena con buona inventiva ed un raffinato ed equilibrato senso scenico dal regista Domenico Croce, qui al suo esordio. Vetro è un film che ha personalità e carattere, che, come insegna il maestro del thriller Hitchcock, parte da soggettive e dallo sguardo dei protagonisti per poi svelare gradualmente gli orrori e le verità che li circondano.

vetro recensione

Vetro. Vision Distribution

Indice:

Sogni artistici in un micro-mondo elettropop – Vetro recensione

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Vetro. Vision Distribution

Film privo di orpelli e denso di atmosfera, attenzione alla sensibilità alle emozioni, Vetro è ambientato per lo più in un unico ambiente: la stanza di “lei. Si tratta di una ampia camera in cui vive la protagonista della storia: una ragazza quasi di quasi 18 anni, interpretata dalla giovanissima attrice Carolina Sala (Fedeltà), che lascia a dir poco il segno con la sua interpretazione. La protagonista di Vetro non può uscire dalla stanza, per un trauma talmente radicato, che lei stessa fatica a ricordare. Vive da tempo lì, in uno spazio chiuso che, grazie alla sua sensibilità artistica, si è trasformato in un atelier segreto. Una “prigione artistica” in cui ogni mobile, ogni parete raccoglie le proiezioni dell’instancabile e brillante creatività della ragazza. L’unica persona che si prende cura di lei e che fa in modo che non le manchi nulla è suo padre (Tommaso Ragno).

La sprona ad uscire dal suo guscio per condividere il suo talento col mondo esterno. L’unica compagnia della ragazza sono: il cane Hero, le piante e il suo computer. Su questo può disegnare, ma può anche accedere ad una rete social. Spronata dal padre, la ragazza comincia a condividere le sue creazioni sul web, dove chatta con un ragazzo (Marouane Zotti), che sembra capire il suo disagio e cerca di aiutarla. Da questo incontro la realtà che la circonda cambierà gradualmente per poi mutare del tutto. Nella prima parte del film il regista Domenico Croce descrive con abilità il micro-mondo dai colori elettropop della storia: una dimensione fatta di sogni che è il riflesso creativo dello sguardo vivo e pulsante della giovane protagonista dai capelli rossi. Nonostante viva in una camera la ragazza è iper-dinamica al suo interno, in una “caverna platonica” che è fucina di creazioni e di musica

La purezza rinchiusa e un confronto con L’arco  – Vetro recensione

Vetro recensione

L’arco. Happinet Pictures, Kim Ki-Duk Films

 

L’accurata scenografia costruisce uno spazio chiuso che all’inizio del film non è ostile né minaccioso per la protagonista. Carolina Sala è perfetta per il ruolo: interpreta un’adolescente pura come le sue creazioni, di cui il regista segue attentamente lo sguardo, con una caratterizzazione puntuale. Viene data molta importanza anche ai suoi movimenti e alla fisicità della ragazza nell’occupare le zone della stanza. In tale modo davvero la camera diventa familiare anche per lo spettatore, con lo scopo di prepararlo per i colpi di scena. Il dialogo attraverso la porta tra la giovane e il padre ricorda moltissimo una delle sequenze di La migliore offerta di Tornatore, con ruoli invertiti però. Non a caso si tratta di uno dei migliori thriller diretti da un regista italiano. Si riscontrano anche elementi in comune con L’arco di Kim Ki-duk.

In questo splendido film sudcoreano, una ragazzina abita assieme ad un vecchio su una nave che gira per il mondo. La nave è magnifica: un “parco giochi”, con legni dipinti e una bellissima altalena che la ragazza può usare. Pura come una bimba la giovane è al contempo dotata di fascino seduttivo per la freschezza del suo sguardo e larmonia del suo corpo, come lo è la protagonista di VetroLa prima, a bordo di una nave e la seconda in una camera che sembra una galleria d’arte, entrambe sono in realtà in una dolce e familiare prigioneSe Kim Ki-duk (scomparso recentemente) si muove attraverso il simbolismo, Domenico Croce scardina l’apparenza tramite il thriller. Sul finale, infatti, Vetro mostra la sua vera natura, cambiando registro, e mutando dapprima in un thriller psicologico e poi, all’improvviso e con grande efficacia in un thriller dalle tinte forti e sconcertanti.

Trasparente come l’acqua, tagliente come il vetro – Vetro recensione

Vetro la recensione

Vetro Vision Distribuition

Il passaggio repentino, forse non molto comune nel nostro cinema, funziona bene, perché logico, consequenziale e feroce come la natura aberrante dei crimini descritti. Lintelligente titolo del film è un altro elemento chiave per comprendere il senso della pellicola. Innanzitutto offre il punto di svolta cruciale della trama, che ribalta completamente le prospettive. È molto arguta la scelta di inserire nella camera innumerevoli oggetti trasparenti di vetro: dalla vasca dei pesci, al barattolo delle caramelle. La trasparenza degli oggetti comunica un’idea di purezza e chiarezza, come l’acqua che la protagonista beve spesso; ma quando di questi oggetti si scopre il riflesso, il vetro mostra il suo lato tagliente, che può ferire mortalmente e aprire squarci di verità difficili da superare. I colori traslucidi della fotografia sottolineano questo aspetto. Buona la prova di tutti gli attori. Come si accennava all’inizio della recensione, un altro riferimento essenziale è La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock.

Anche in Vetro la protagonista, impossibilitata ad uscire, spia i vicini, per cercare sapere di più sulle loro identità. Si convince che uno di essi abbia ucciso la moglie e comincia ad indagare. Vi è poi un totale cambio di rotta rispetto alla la trama hitchcockiana. Il voyeurismo della ragazza muta in un processo di consapevolezza e agnizione. Altro film che viene in mente è Room (premio oscar a Brie Larson), da cui si prende chiaramente spunto. Non mancano nemmeno echi di Bed Time e The Captive, conturbante film di Atom Egoyan. Per brevi tratti Vetro, sembra quasi un film sentimentale. Richiama alla mente l’incipit di Castaway on the Moon, altro bel film sudcoreano, in cui due anime solitarie si incontrano sul web. Con poche location e pochi attori Domenico Croce girà un pregevole thriller made in Italy, innovativo per il nostro cinema, coerente, esteticamente molto curato e intenso al livello empatico.

Vetro

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Estetica curata e in linea con la narrazione
  • Buona prova della giovane attrice Carolina Sala
  • Finalmente un thriller italiano solido, verosimile e coerente, di stampo internazionale

Lati negativi

  • Non tutte le azioni e le allucinazioni sono ricollegabili a quanto accadrà nel film
  • Vi sono alcuni punti della trama lasciati in sospeso

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