Vite vendute: recensione dell’action francese di Netflix

Dopo gli adattamenti cinematografici di Clouzot e Friedkin, datati 1953 e 1977, arriva su Netflix Vite vendute diretto da Julien Leclercq

Vite vendute, diretto da Julien Leclercq e con un cast che comprende Sofiane Zermani, Ana Girardot, Franck Gastambide, Alban Lenoir, insieme a molti altri, è il nuovo film d’azione francese di Netflix. La pellicola è la terza trasposizione per il grande schermo del romanzo di Georges Arnaud, Vite vendute, dopo l’iconica del 1953 di Henri-Georges Clouzot e quella del 1977 con la regia di William Friedkin. Disponibile sulla piattaforma streaming a partire dal 29 marzo 2024, Vite vendute (qui il trailer) ha un inizio fin troppo statico, ma si riprende nella seconda metà con ottime scene di suspence e tensione.

Indice

Trama – Vite vendute, la recensione

In Guatemala un pozzo di petrolio che prende fuoco rischia di uccidere centinaia di persone: l’incendio si propagherebbe in poco tempo verso l’ambiente circostante, tra cui un campo profughi nelle immediate vicinanze. L’unico modo per evitare che abbia conseguenze devastanti è farlo esplodere, ma anche questo potrebbe mettere in pericolo le persone del campo che viene infatti rapidamente sfollato. Per questa rischiosa missione viene reclutata una squadra di esperti che dovrà sottrarre 200 chili di nitroglicerina.

Vite vendute

La nitroglicerina è uno tra i più potenti esplosivi esistenti, e loro dovranno trasportarli per 800 chilometri, utilizzando 2 camion, guidando per strade dove insidie e ostacoli riguardano tanto le persone che potrebbero incontrare sul proprio cammino, quanto le condizioni stesse delle vie da percorrere. Il tempo non è dalla loro parte: viene stimato che il pozzo petrolifero salterà nel giro di 24 ore. C’è però qualcosa che nessuno della squadra sa, della quale il direttore della Southern Oil Company che li ha assoldati, li ha tenuti all’oscuro, un qualcosa che li mette al centro di una scelta che non pensavano di dover prendere.

Due film in uno solo – Vite vendute, la recensione

Vite vendute è un film diviso a metà, con una prima parte monotona e stagnante e una seconda densa di situazioni e colpi di scena. Entrambi ben gestiti con la giusta quantità di suspence. Sono molteplici le intere sequenze dove vediamo i contenitori di esplosivo oscillare da una parte all’altra, tra strade sterrate, bloccate da massi rocciosi o laghi di petrolio, ma raggiungono tutte lo stesso alto grado di tensione. Inframezzata da campi minati, attacchi dei ribelli e inseguimenti armati, la seconda metà di Vite vendute è avvincente come ogni action dovrebbe essere, ritrovando la definizione del proprio genere, procedendo verso un finale tutt’altro che scontato. Prevedibile sono nei pochi secondi che anticipano una scelta adeguata, e non estranea a una punta di commozione. Vite vendute opta per l’ottima alternativa di concentrarsi sul percorso, su continui ostacoli e pericoli, più che sulla sottrazione dell’esplosivo, che dura quanto basta, ribaltando completamente la lentezza che aveva invece contraddistinto la prima metà del film. E che si temeva pervadesse l’intero racconto.

Vite vendute

I personaggi, non particolarmente approfonditi, ricalcano quella accennata psicologia che spesso nei prodotti d’azione francesi si ritrova: figure dall’animo indurito, dedite alla missione e consapevoli dei rischi e che mai e poi mai devono perdere il controllo. A renderli esseri umani e non macchine militari, il personaggio di Ana Girardot, medico da campo estranea a sparatorie e ai pericoli a quali va incontro. A compensare una scarsa caratterizzazione di protagonisti e figure secondarie, che si rifanno a precisi archetipi senza coinvolgere, sono i loro rapporti interpersonali e di parentela. Una modalità capace di descrivere quelle peculiarità necessarie a rendere il pubblico partecipe alla riuscita della loro impresa. Una spedizione che ha come obiettivo migliaia di vite umane e dove si ritrovano spesso soli contro tutti. L’interpretazione è comunque buona, anche se non particolarmente sentita: decisione e volontà già stabilita in scrittura. Con poche parole e una maggiore attenzione a sguardi e silenzi, la narrazione di Vite vendute risulta nel complesso equilibrata, anche se troppo ferma nella prima parte.

Tematiche velate – Vite vendute, la recensione

Senso di colpa e di responsabilità, impassibilità e freddezza, così come avidità, tradimento, emotività e violenza, sono tutte tematiche espresse, ma sfumate, alle quali si allude, ma rimangono comunque sfiorate, nell’importanza etica, morale e umana di portare a termine il proprio compito. Tutto ciò che manca a Vite vendute, considerando che la prima parte è eccessivamente estesa, monocorde e stucchevole, è proprio l’azione. L’incipit, l’equilibrio che si spezza, l’incarico che viene preso arriva troppo tardi.

Vite vendute

Pregio la struttura che non usa i soliti flashback o i didascalici dialoghi per raccontare cosa ha portato i personaggi lì dove sono, ma la controparte è la sensazione di un film che non inizia mai. Della necessità di condensare tutta la prima parte e prediligere lo sviluppo di un prodotto di genere. Questo rende Vite vendute una pellicola spaccata a metà, dove a quell’ansia, inquietudine e agitazione provocate solo dalla seconda parte, si aggiungono emozione e dramma, oltre che un buon ritmo. Il film diventa così dinamico e teso, movimentato e capace di tenere sempre sulle spine.

Vite vendute

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Seconda metà dinamica e carica di suspense
  • Una buona tecnica

Lati negativi

  • Caratterizzazione dei personaggi esile
  • Prima parte lenta

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