Walk.Ride.Rodeo: recensione del film Netflix

Recensione del prodotto originale Netflix sulla storia vera di Amberley Snyder interpretata da Spencer Locke

Per la realizzazione del film Walk.Ride.Rodeo il regista statunitense Conor Allyn si ispira alla vita della campionessa di rodeo Amberley Snyder e all’incidente che le ha cambiato la vita. Uscito nel 2019 Walk.Ride.Rodeo è un prodotto originale Netflix al quale Allyn ha lavorato insieme agli sceneggiatori Sean Dwyer e Greg Cope White.

Nella resa cinematografica Amberley viene interpretata dall’attrice Spencer Locke nota per lo più per il ruolo di K-Mart nella saga di Resident Evil e per quello di Melissa in Insidious-L’ultima chiave. Il ruolo della madre di Amberley, invece, viene affidato a Missi Pyle, tra le sue interpretazioni di maggior spicco che molti di voi ricorderanno troviamo quella di Mrs. Beauregarde nel remake di Charlie and the Chocolate Factory (2005) a cura di Tim Burton.

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Nonostante l’obiettivo primario di Walk.Ride.Rodeo fosse quello di creare un prodotto motivazionale, avvalorandolo anche di una protagonista femminile, non riesce nel suo intento. Di seguito vi proponiamo la nostra recensione di questo lungometraggio Netflix che, purtroppo, presenta non poche pecche. Buona lettura!

Walk.Ride.Rodeo: l’incredibile storia vera di Amberley Snider

Come detto in precedenza Walk.Ride.Rodeo è un film biografico sulla storia vera della campionessa di barrel racing Amberley Snyder. Per coloro che non lo sapessero si tratta di una specie di rodeo, una competizione equestre che prevede il superamento di un percorso attorno a tre barili. Intorno alla maggiore età Amberley sta per diventare un fantino professionista ed il suo sogno è finalmente prossimo all’avverarsi.

Ma proprio quando questo sta per concretizzarsi Amberley rimane vittima di un incidente automobilistico ed il conseguente schiacciamento di una vertebra la lascia paralizzata dalle gambe in giù. Secondo i medici c’è molto poco su cui intervenire, Amberley non potrà mai più camminare, meno che mai cavalcare. Ma la ragazza non si lascia scoraggiare e con l’aiuto dei genitori Tina e Cory farà il possibile per tornare in gara.

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La storia ha dell’incredibile eppure è tutto vero. Dopo alcuni mesi dal suo ricovero Amberley è tornata a cavalcare, insegnando ai suoi cavalli ad obbedire alle sue mani, anziché alle sue gambe. Oggi Amberley, che assieme alla sorella Autumn ha fatto da stunt nel film, è un fantino professionista nonché speaker motivazionale.

Walk.Ride.Rodeo: un prodotto privo di sfumature

Il primo problema di questo originale Netflix è proprio il personaggio di Amberley. Questo è caratterizzato in maniera molto superficiale e viene contestualizzato quasi solamente all’interno di due realtà: quella casalinga, che qui comprende anche il maneggio, e quella delle competizioni. Oltre alla sua passione per l’equitazione e ad una spiccia e frettolosa presentazione dei membri della sua famiglia, quindi, su di Amberley sappiamo ben poco. Ne conosciamo la testardaggine e la perseveranza, certo, ma nulla di più.

Amberley è una vincente, una campionessa che si allena duramente per essere ad ogni gara una versione più performante della sé stessa precedente. Eppure, poiché ci viene presentata con distacco, senza che ne vengano approfonditi carattere, pregi, difetti e debolezze non riusciamo ad empatizzare del tutto con lei. Viene, per esempio, spontanea un’analogia con il personaggio tanto odiato di Sierra Burges nell’omonima teen comedy Netflix. Invece di essere ritratta come una sfigata Sierra è una vera e propria bulla e per questo non riesce nello sperato intento di intenerirci e di farci tifare per lei.

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La storia di Amberley Snyder è incredibile, una testimonianza di volontà, ambizione e tenacia senza eguali. Peccato quindi che nel film diretto da Conor Allyn venga tanto banalizzata. E peccato anche che la scelta dell’attrice protagonista sia ricaduta su Spencer Locke. La sua è un’interpretazione mediocre, finta e, specialmente quando tenta invano di simulare dolore o sofferenza, davvero pietosa. Ma Spencer Locke non è l’unica a deludere le aspettative, purtroppo anche Missi Pyle fallisce miseramente nell’interpretare una madre dilaniata dal dolore.

Walk.Ride.Rodeo: il tema della disabilità

Un’altra enorme nota dolente del lungometraggio di Conor Allyn è la modalità con cui viene affrontato il tema dell’improvvisa disabilità di Amberley. Da una parte le gravi conseguenze relative all’incidente prevalgono sulla piatta caratterizzazione dei personaggi e sulla mancante investigazione dei loro rapporti interpersonali. Per non dimenticare, inoltre, gli scenari anonimi e banali.

Dall’altra, però, il soggetto della disabilità, la stessa che la priva Amberley della sensibilità alle gambe e che la allontana momentaneamente dai suoi traguardi, viene affrontato con estrema superficialità. Tutto sembra accadere molto velocemente, sembra quasi che la regia aneli alla sequenza finale. Il dolore di Amberley viene sintetizzato come se si trattasse di una banale ferita in favore della spettacolarizzazione del finale.

La madre Tina trascura il fatto che Amberley abbia bisogno di metabolizzare ed accettare la realtà della sua condizione. Addirittura, dopo qualche settimana dall’incidente, le rimprovera di compatirsi. Ma non c’è da stupirsi. Si tratta della stessa madre che lascia Amberley cavalcare nuovamente il cavallo Power in completa autonomia, pur non sapendo come questo potrebbe reagire ai suoi nuovi comandi.

Walk.Ride.Rodeo: in sintesi

Purtroppo Walk.Ride.Rodeo fallisce nell’iniziale intento di essere un prodotto motivazionale. L’idea di partenza, mal sviluppata da Allyn assieme al suo entourage di sceneggiatori, era buona perché riportava alla luce un’incredibile storia vera che forse in pochi conoscevano. Amberley Snyder è una ragazza dotata di una grande forza interiore ed è mossa da una passione travolgente che la porta a superare i suoi limiti fisici. Era un’incipit perfetto.

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Peccato che la resa cinematografica del suo biopic assomigli ad un teen drama in stile Disney Channel. I personaggi, come ribadito in precedenza, sono piatti e privi di spessore e danno voce a dialoghi altrettanto banali ed insulsi. Complessivamente il lungometraggio non ha né anima né sfumature ed il risultato è un minor coinvolgimento emotivo dello spettatore.

Walk.Ride.Rodeo non sembra molto diverso da tanti altri prodotti di bassa qualità che ci vengono propinati dalla tv e noi di Filmpost non ci sentiamo di consigliarvelo. Piuttosto se amate i film a tema biografico qui vi forniamo una lista di quelli che noi reputiamo i migliori nel panorama cinematografico. Questi sono i prodotti che consideriamo tempo speso bene, a differenza dell’ultimo originale Netflix Walk.Ride.Rodeo.

Walk.Ride.Rodeo

Voto - 4.5

4.5

Lati positivi

  • storia vera di partenza

Lati negativi

  • performance degli attori
  • tema sviluppato con superficialità

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