Gli Irregolari di Baker Street: recensione della serie Netflix ambientata nel mondo di Sherlock Holmes

Un gruppo di ragazzi viene assunto da John Watson per indagare su strani eventi

Da sempre cinema e televisione hanno tratto ispirazione, per le proprie storie, dalla letteratura. I grandi classici sono stati adattati in tante versioni diverse e riletture che, talvolta, si sono molto allontanate dalla materia originale. Tra i tanti personaggi ormai immortali vi è Sherlock Holmes. Il detective creato da Arthur Conan Doyle è stato protagonista di numerosissime trasposizioni; tra le recenti ricordiamo lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie interpretato da Robert Downey Jr. oppure lo Sherlock televisivo di Benedict Cumberbatch. L’iconico detective torna ora nella nuova serie Netflix Gli irregolari di Baker Street, di cui vi proponiamo la nostra recensione.

Nelle storie scritte da Arthur Conan Doyle, gli irregolari sono un gruppo di senzatetto che portano informazioni utili al detective. Diversamente dal classico della letteratura, la serie Netflix immerge questi ragazzi in un contesto sovrannaturale, in cui le indagini sui crimini sono collegate a doppio filo con degli eventi paranormali. Sherlock Holmes non è più il detective di una volta e ora tocca ai più giovani salvare il mondo.

Indice

Trama: strani eventi a Baker Street – Gli Irregolari di Baker Street, la recensione

Nella pericolosa Londra di fine Ottocento, nei pressi del 221b di Baker Street, un gruppo di ragazzini lotta per la propria sopravvivenza. Jesse e Beatrice sono due sorelle rimaste orfane. Cresciute nelle workhouse, le due ragazze sono abituate a una vita di violenza e abusi e ora, insieme a Billy e Spike, rubano per le strade cercando di guadagnarsi da vivere. La loro madre, Alice, è lentamente impazzita fino alla morte e nei suoi ultimi giorni era assalita da terribili incubi, gli stessi che ha anche Jesse. Un giorno un misterioso uomo di nome John Watson offre loro un lavoro: trovare una donna e ottenere informazioni. Quello che sembrava un gioco da ragazzi si rivela qualcosa di molto più grande e di paranormale.

Il gruppo si imbatte in eventi sempre più strani, che in qualche modo sembrano essere collegati agli incubi di Jesse. John Watson, l’uomo che li ha ingaggiati, non è chi dice di essere. Sotto a quell’incarico si nasconde un fitto mistero che in qualche modo è collegato alle ragazze e la loro madre. Gli irregolari decidono così di indagare su quanto sta accadendo a Londra, nella speranza di trovare risposte sulla morte di Alice. Durante le indagini c’è però un nome che torna spesso: Sherlock Holmes. Quest’ultimo è un tossicodipendente e nessuno sembra avere più sue notizie, tantomeno John Watson. Più i ragazzi indagano più il mistero si infittisce e, mentre la ricerca continua, le strade di Londra si popolano di forze oscure e malvagie.

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Gli Irregolari di Baker Street. Drama Republic.

Un mistero poco fitto – Gli irregolari di Baker Street, la recensione

Come accennato nell’introduzione di questa recensione, questa volta Watson e Holmes non sono sotto i riflettori. Gli Irregolari sono un gruppo di ragazzi intelligenti e scaltri che risolvono crimini per il dottor Watson. La serie assume così una struttura classica in cui ogni puntata corrisponde al caso della settimana; intanto, la trama orizzontale si sviluppa per poi arrivare allo snodo finale. I ragazzi investigano, ragionano, teorizzano e infine smascherano il colpevole in una serie di misteri sfortunatamente troppo rapidi. In un prodotto di genere giallo, lo spettatore è investigatore tanto quanto il protagonista, ma ne Gli irregolari di Baker Street questo purtroppo non avviene. Nel giro di un’ora ogni puntata deve sviluppare la trama, proporre un mistero, risolvere il mistero e dare una conclusione all’episodio.

Per dare spazio ad ogni cosa la costruzione dell’indagine è stata velocizzata; il processo di risoluzione viene così liquidato con spiegoni che rivelano dettagli della storia, fino a quel momento, impossibili da cogliere. Nonostante l’assenza quindi di una vera e propria investigazione, i casi restano comunque interessanti e il modo in cui si articolano coinvolge lo spettatore, che però non riesce a partecipare attivamente all’indagine. Il focus della serie non sono infatti i misteri o le indagini, ma il paranormale. Gli Irregolari di Baker Street prende l’universo di Conan Doyle come spunto per creare una storia fantastica e inquietante che ha ben poco a che fare con il detective Sherlock Holmes e il suo fedele compagno.

Troppo ultra e poco terreno– Gli Irregolari di Baker Street, la recensione

La Londra che vediamo in questa serie è infestata dalle forze oscure. Sempre più persone acquisiscono stupefacenti poteri e iniziano a seminare il caos per le strade della città. Sherlock Holmes non è tanto un detective quanto più un acchiappafantasmi; i mostri, gli spiriti e le forze demoniache sono al centro della storia e il motore che dà il via agli eventi. Il problema è che nulla di tutte queste aggiunte riesce ad accattivare tanto quanto le semplici e pure indagini. L’elemento paranormale introdotto nella serie non è sviluppato e e si basa sulle classiche speculazioni su forze mistiche e oscure che minacciano di invadere il mondo. Non vi è un approfondimento di questa mitologia, né del perché o del come tutto questo accada. La stessa Jess sembra avere visioni e poteri “perchè sì”, e nello svolgersi degli eventi molti aspetti sono superficialmente tralasciati.

L’elemento distintivo della serie diventa così il suo tratto più anonimo. La narrazione, infatti, coinvolge molto di più quando si resta nell’ambito del terreno e dei misteri, che – per quanto strambi e grotteschi – sono una ricetta che funziona sempre. I ragazzi collaborano tra di loro e risolvono i crimini, ma quando si sfocia nell’ultraterreno essi sono confusi tanto quanto lo spettatore. Il gruppo degli Irregolari non si avvale di personaggi accattivanti o estremamente carismatici; ciò nonostante quel minimo di caratterizzazione è sufficiente a farci immergere nella storia efficacemente. I personaggi non sono tutti ben approfonditi e alcuni quesiti sulla loro personalità restano insoluti. Gli Irregolari non sono gli Avengers ma, pur caratterizzati solo parzialmente, funzionano bene come gruppo.

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Gli Irregolari di Baker Street. Drama Republic.

Il contesto riadattato

Per quanto riguarda il detective e il dottore c’è invece ben poco da dire. Nella serie i personaggi sono stati stravolti, mantenendo la loro reale natura solo a un livello superficiale. Sherlock Holmes e John Watson sono calati in questo mondo, nella storia de Gli Irregolari di Baker Street, ed in quanto personaggi di una storia, sono adattati al contesto. Considerando invece la serie da un punto di vista tecnico, ci rendiamo conto che questo contesto è stato realizzato davvero bene. Le scenografie, la fotografia ed i costumi rispecchiano con grande cura l’epoca d’ambientazione. Londra è stata ritratta come un grandissimo quartiere malfamato e dall’atmosfera inquietantemente suggestiva.

Ogni vicolo, ogni bar, ogni strada è sede di pericoli e tra le sudice e sporche vie sembra non esservi nessun segno di luce. Gli Irregolari di Baker Street non fa a meno di mostrare violenza e sangue cercando di proiettare lo spettatore in un ambiente tetro, ma mai spaventoso. Non mancano gli elementi disgustosi e le scene inquietanti ed è palese che uno degli obiettivi fosse quello di incutere timore. Ciononostante, Gli Irregolari di Baker Street non assomiglia affatto a un prodotto horror, quanto più a una rivisitazione inquietante in salsa teen. Non preoccupatevi però, teen non significa per adolescenti. Gli Irregolari di Baker Street è infatti una serie fruibile da tutti e, pur contando i vari difetti, resta tutto sommato un prodotto godibile.

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Gli Irregolari di Baker Street

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Lato tecnico: fotografia, scenografia e costumi restituiscono perfettamente l'atmosfera di una Londra inquietante e pericolosa
  • I misteri da risolvere riescono a coinvolgere...

Lati negativi

  • ...ma si risolvono troppo frettolosamente
  • L'elemento paranormale, centro della serie, è trattato con estrema superficialità

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