First Man – Il primo uomo: recensione del film di Damien Chazelle

First Man - Il primo uomo: recensione del film di Chazelle su Neil Armstrong con Ryan Gosling

Ho potuto creare esattamente il film che ho sognato di fare.

Così si esprime Damien Chazelle in merito al film alla fine di un’intervista alla 75esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Il regista premio Oscar torna, dopo il fortunato La La Land, con un’opera diversa ma che continua a far sognare, come d’altronde tutti i suoi film. La musica non smette di essere un elemento centrale neanche in First Man – Il Primo Uomo.

A vestire nuovamente i panni del protagonista troviamo l’amato Ryan Gosling, perfetto per il ruolo di Neil Armstrong. A condividere la scena con l’attore americano, la bravissima Claire Foy (The Crown), Corey StollKyle Chandler e Jason Clarke, tutti perfettamente credibili nei rispettivi ruoli. Il film ha riscosso un discreto successo a Venezia 75. Di seguito riportiamo le prime impressioni che ci ha suscitato la visione del film al Festival. Ecco la recensione di First Man.

First Man recensione del film di Chazelle

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La vicenda ruota attorno al periodo di vita di Neil Armstrong che va dal 1961 al 1969. Questi due anni segnano due eventi diversi che cambieranno la vita dell’astronauta per sempre. Il film alterna momenti della vita privata di Neil con quelli inerenti le preparazioni fisiche e le missioni stesse che dovrà svolgere nello spazio.

First Man è uno di quei film che fanno vivere o rivivere dei momenti storici importanti anche ai meno interessati. Quel tipo di film che riesce a dare la sensazione, anche a chi non era nato negli anni raccontati e, quindi, non ha potuto assistere in prima persona all’impresa dell’Apollo 11, di averne fatto parte. Ma non si limita a questo. Chazelle riesce a fondere in maniera armoniosa, equilibrata e spettacolare scene di vita intima, che poca gente conosce; dall’altra parte vediamo immagini che mostrano la miracolosa impresa nota a tutti. Ed è proprio nella capacità con cui il regista riesce a concatenare i vari eventi che risiede uno dei punti di forza del film.

Centrale è il rapporto di Neil con la moglie Janet e i figli, in particolare con la secondogenita Karen, affetta da un tumore al cervello, che sarà una presenza costante durante tutto il film. Chazelle disegna l’astronauta come una persona coraggiosa, determinata, taciturna; un personaggio con molte fragilità e insicurezze, scaturite da precisi eventi, tutte qualità che Ryan Gosling riesce a incarnare alla perfezione. Il regista americano costruisce la sua pellicola mostrando i vari episodi precedenti lo sbarco sulla luna, ma, soprattutto, lo fa in modo tale da fare comprendere allo spettatore i motivi che lo hanno spinto alla missione.

First Man: la regia di Chazelle

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Chazelle sembra allontanarsi solo apparentemente dalle storie portate sullo schermo finora. Dal punto di vista narrativo, possiamo dire che ciò che accomuna maggiormente le opere del giovane regista sono i sogni e le ambizione dei protagonisti, presentati con la poesia e la magia che Chazelle riesce ad evocare in modo unico. Il raggiungimento di qualcosa che sembra impossibile, in questo film, viene esasperato… in fin dei conti stiamo parlando del primo uomo sbarcato sulla Luna.

Ciò che è interessante del primo atterraggio sulla Luna è quanto sia limitato il metraggio che abbiamo dell’evento. C’era solamente quell’unica diretta televisiva granulosa, in bianco e nero e a bassa definizione. Abbiamo cercato di usare quelle immagini come punto di riferimento per ricostruire come ci si poteva sentire a essere effettivamente lì. Abbiamo cercato di renderlo in modo tale che lo spettatore stesso senta di essere sulla Luna, in una realtà virtuale o un’esperienza immersi nelle scarpe di Armstrong, facendo quei primi passi in prima persona.

E Chazelle riesce perfettamente nel suo intento. Sono proprio queste le sensazioni che suscita First Man nello spettatore. La delusione, la lucidità, la forza, l’esaltazione, la paura che Neil prova durante le varie missioni vengono condivise con il pubblico a cui sembra di essere effettivamente nella navicella con i tre astronauti. Questo grazie, tra le altre cose, all’utilizzo frequente di soggettive che permettono di vivere l’esperienza nello spazio in prima persona. Il senso di claustrofobia, in contrasto con l’immensità dell’ambiente spaziale circostante, ci arriva diretto facendoci palpitare continuamente e aumentando la tensione con il progressivo avvicinamento al satellite, accentuato dalla musica imponente.

First Man: la presenza fondamentale della componente sonora

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Chazelle porta con sé la musica nello spazio. Lascia il jazz per andare sulla Luna, ma le note composte dal fedele collega ed amico Justin Hurwitz non smettono di avere un ruolo centrale in First Man, così come negli altri film del regista statunitense. La colonna sonora, incalzante e avvincente, accompagna i momenti principali della pellicola, specialmente la scena dello sbarco sulla Luna. Su questa bisognerebbe aprire un’enorme parentesi: probabilmente la sequenza più bella ed emozionante dell’intera opera.

A partire dai primi minuti della visione, lo spettatore non aspetta altro che questo momento e quando arriva di certo non ne rimane deluso. Senza fare troppi spoiler, la sequenza è costruita in modo magnifico: percepiamo tutta l’ansia e l’esaltazione del protagonista, ma l’aspetto che maggiormente colpisce è proprio la componente sonora. Il viaggio e l’arrivo sulla Luna sono accompagnati dalle meravigliose note di Hurwitz che sembrano quasi esclamare “Ce la stiamo per fare!”, ma appena Neil mette piede sul suolo lunare la musica scompare lasciando spazio al silenzio più assoluto, significativo, che rende l’esperienza potente e suggestiva.

Oltre alla colonna sonora, è incredibile il lavoro sul montaggio sonoro sviluppato in First Man. I suoni sono resi in modo estremamente realistico, specialmente i respiri, dovuti, tra le altre cose, come ha affermato il regista stesso, all’utilizzo dei veri caschi e le vere uniforme degli astronauti. Il suono aiuta a rendere il film non semplicemente un film “storico”, ma ci catapulta nel vortice di emozioni provate dal protagonista emozionando chi lo guarda.

First man – Il primo uomo: considerazioni finali

Nel monologo finale dell’opera Lo zoo di vetro, Tennessee Williams scriveva:

Non andai sulla luna, molto più lontano andai, perché è il tempo la distanza più lunga tra due punti.

In effetti, Armstrong, per come è mostrato nel film, arriva certamente sulla luna raggiungendo quindi il suo obiettivo, ma, contemporaneamente, sembra spingersi oltre arrivando ad un presa di coscienza finale diversa rispetto all’inizio. Raggiunge una consapevolezza maggiore che porta il protagonista all’intento di lasciare andare un capitolo importante della sua vita.

First Man è un film che va assolutamente visto al cinema. L’ atmosfera che riesce a creare Chazelle avvolge lo spettatore che sembra riuscire a compiere quel piccolo passo per l’uomo al fianco di Armstrong.

First man

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Regia spettacolare di Chazelle
  • Componente sonora
  • Esperienza sensoriale unica

Lati negativi

  • Essendo un film biografico, non lascia molto spazio alla forza creativa del regista

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