I’m Still Here: il documentario di Joaquin Phoenix e Casey Affleck.

Nel 2008, Joaquin Phoenix finse di voler smettere di recitare. In realtà stava girando un documentario col cognato Casey Affleck.

Verso la fine del 2008, durante una serata di gala a cui parteciparono numerosi tra i più importanti attori di Hollywood, Joaquin Pheonix (all’epoca 35enne) annunciò di voler smettere di recitare. Com’era prevedibile, la notizia fece rapidamente il giro del mondo e lui si ritrovò così d’improvviso nell’occhio del ciclone. I capelli scompigliati, la barba lunga e ispida, un paio di occhiali da sole sempre indosso. Così Joaquin cominciò a presentarsi ovunque andasse, ostentando un atteggiamento distaccato e scontroso. Sembrava completamente lobotomizzato, convinto nel perseguire un’improbabile carriera nel mondo della musica Hip Hop.

Quella che potrebbe sembrare un’altra delle tante storie folli di Hollywood si rivelò essere, in realtà, un’enorme messa in scena. Per diversi mesi, a cavallo tra il 2008 e il 2009, JP (così voleva essere chiamato) girò I’m Stil Here insieme al cognato Casey Affleck.

I’m Still Here: il documentario di Joaquin Phoenix e Casey Affleck

Quello che era iniziato con una semplice battuta detta ad un giornalista, divenne presto una valanga alla quale era impossibile sfuggire. Joaquin Phoenix si trovò a dover gestire la presunta fine della sua carriera da attore, provando ad iniziarne una nel difficile mondo del rap. Tra l’incredulità generale e qualche inevitabile dubbio tra i media, JP cominciò ad alternare comparsate in televisione ad apparizioni pubbliche progressivamente più imbarazzanti.

Il momento centrale di questa storia è, però, l’intervista al David Letterman Show. Dopo aver superato la fase iniziale di questo esperimento, Phoenix e Affleck decisero che era il momento di fare un grosso intervento in televisione. La proposta venne dal più grande presentatore di talk show della storia degli Stati Uniti, e fu inevitabilmente un successo. Joaquin si presentò in condizioni imbarazzanti. In oltre dieci minuti di intervista, si limitò a sussurrare qualche parola tra l’imbarazzo evidente di presentatore e pubblico. Sembrava sbadato, non ricordava le cose, pareva non rendersi conto di dove si trovasse. David Letterman, con la solita arguzia, riuscì comunque a reggergli il gioco e concluse con una battuta che sarebbe poi rimasta impressa nella storia di questo documentario “Sarebbe stato bello averti qui stasera, Joaquin.”.

Il climax della storia avviene però su un palco, a Miami. Qui JP ha l’occasione di esibirsi dal vivo, davanti a migliaia di persone in attesa di vedere l’ex attore Joaquin Phoenix nella sua nuova veste. Con l’aiuto di un complice, il cantante ha l’occasione di dare il meglio di sé arrivando a gettarsi tra la folla per iniziare una rissa.

Tutto questo folle delirio può sembrare fine a sé stesso, un gioco di meta-cinema fatto unicamente per allargare l’ego del protagonista e nient’altro. La realtà è molto diversa, e questo documentario nasconde uno scopo ben preciso che Joaquin Phoenix e Casey Affleck sono riusciti a centrare in pieno.

I’m Still Here, il senso dell’esperimento

Dopo quasi un anno e mezzo da I’m Still Here, Joaquin Phoenix poté finalmente svelare al mondo il senso delle sue azioni. Lo fece, com’era inevitabile che fosse, proprio da David Letterman, in un’intervista facilmente reperibile su youtube che merita assolutamente di essere vista. Rasato, pettinato e col suo proverbiale asimmetrico sorriso, qui Phoenix rivela a Letterman lo scopo del suo inganno.

L’essere un personaggio pubblico a livello internazionale, secondo Phoenix, condanna ad essere sempre e comunque sul serio. Partendo dall’esempio dei reality show, prova a dimostrare come chiunque sarebbe disposto a credere a qualunque cosa, laddove il protagonista è noto ed il suo nome autentico. Un attore, se non davanti ad una telecamera, non può interpretare un personaggio e non può mettere in atto una messa in scena, insomma. Il pubblico sarà sempre disposto a credere anche alle più grandi assurdità, persino a credere che uno degli attori più talentuosi del mondo potrebbe mai lasciare la sua carriera per darsi al rap, cosa per cui è evidentemente poco portato.

Questa prigione in cui qualunque celebrità internazionale è rinchiusa è un tema che è stato già raccontato in numerose forme, ma mai attraverso un esperimento di questo tipo. Per questa ragione I’m Still Here di Casey Affleck è un prodotto interessantissimo e che merita di essere visto e raccontato, anche andando a recuperarsi le varie interviste e articoli dell’epoca, per capirne la portata.

Per fortuna, però, Joaquin Phoenix non si è fermato e, anzi, negli ultimi dieci anni ha lasciato ancora più l’impronta con film straordinari. Come The Master e Her, dimostrando come il suo posto sia davanti una telecamera, e non un microfono.

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