Porco Rosso: la lotta tra ideali e sogni vacui nell’Italia degli anni Venti

Un pilota col volto di un maiale alle prese con un amore taciuto e un'amicizia sui generis

Un temerario pilota trasformato in maiale, una ragazzina che sogna di costruire velivoli e una vedova malinconica, sognatrice e molto sola: sono questi i protagonisti di Porco Rosso, film d’animazione diretto da Hayao Miyazaki. Uscito in Giappone nel 1992, Porco Rosso è uno dei film dello Studio Ghibli disponibili sulla piattaforma Netflix. In questa pellicola, Miyazaki rimaneggia i suoi temi ricorrenti – il volo, la guerra, la metamorfosi, il femminismo – ricorrendo a immagini dalla forte carica simbolica ed evocativa. Anche qui, come ne Il castello errante di Howl e La città incantata, la magia e la dimensione immaginifica non sono elementi accessori; al contrario, riescono a innescare delle riflessioni sul grande problema delle relazioni umane e sulla scarsa accettazione della diversità altrui.

Miyazaki – come il meno noto ma altrettanto talentuoso Isao Takahata – è maestro nell’arte dell’animazione finalizzata non al puro intrattenimento: ogni sua pellicola rielabora topoi della letteratura attraverso un linguaggio unico, pregno di metafore e di allegorie. Con Porco Rosso siamo nel primo dopoguerra, al tempo della recessione e dell’avvento del fascismo in Italia. Al centro della storia c’è un maleficio – che ha trasformato il protagonista in un maiale – ma anche una storia d’amore taciuta. Sullo sfondo il conflitto tra etica e corruzione, tra ideali concreti e sogni di cartone, che fanno volare molto in alto e fanno schiantare altrettanto presto. Ne parliamo meglio nella nostra analisi di Porco Rosso.

Indice

Fuga nei cieli dell’Adriatico

Marco Pagot è un ex pilota della Regia Aeronautica. In seguito a una delle sue missioni – durante la quale ha seriamente rischiato di morire – è stato trasformato in un maiale. Nessuno conosce la natura del maleficio che ha colpito Marco, che ora tutti chiamano Porco Rosso. Dopo l’incantesimo Marco decide di cambiare vita e, ritiratosi nella solitudine della Costa Dalmata, si guadagna da vivere facendo il cacciatore di taglie. Con il suo idrovolante di color rosso, Marco/Porco vola sopra il Mar Adriatico cacciando i pirati del cielo, disposti a compiere qualunque atto disonesto pur di abbatterlo e liberarsene definitivamente. Un giorno, durante una missione particolarmente complicata, l’idrovolante di Porco Rosso ha un’avaria; l’uomo precipita rovinosamente e, con grande sollievo per i pirati del cielo, viene dato per morto. Ma la realtà è un po’ diversa.

Porco Rosso è infatti atterrato a Milano, presso una ditta – la Piccolo S.p.a. – dove si costruiscono e si riparano velivoli. La società è gestita dal signor Piccolo e dai suoi tre figli maschi, i quali però all’arrivo di Porco sono tutti in viaggio. Dal momento che Porco Rosso necessita di un lavoro rapido, la progettazione e ristrutturazione del velivolo vengono affidate a Fio. Fio è la nipote del signor Piccolo ed è ancora un’adolescente. Quando Porco realizza che sarà Fio ad occuparsi del suo idrovolante, non nasconde le sue perplessità sull’efficienza e la competenza della ragazza. Presto però si ritroverà a ricredersi, e instaurare con lei un rapporto complesso, che influirà sulla vita e le scelte di entrambi. Ma nella vita dell’uomo c’è spazio anche per un’altra donna: è Gina, la vedova di un pilota e caro amico di Marco/Porco, morto anni prima durante una tragica missione.

Porco rosso

Porco Rosso, Studio Ghibli

Un’allegoria rivisitata – Porco Rosso

Motivo ricorrente nella filmografia di Miyazaki è la metamorfosi degli umani in animali. Il topos, mutuato dalla letteratura greca e latina, ricorre in buona parte della narrativa a sfondo magico. In Porco Rosso assistiamo alla trasformazione di un umano in maiale: questo topos non è solo un riecheggiamento dell’Odissea – nella quale Circe trasforma gli uomini in porci – ma trova un parallelo ne La città incantata, film dello stesso Miyazaki. La simbologia celata dietro la metamorfosi di Porco Rosso è però di polo opposto rispetto a quella de La città incantata. In quest’ultimo, infatti, i genitori della piccola protagonista venivano trasformati in porci nel momento in cui rivelavano impulsi animaleschi, una voracità incontrollabile e una totale assenza di raziocinio. Il maiale di conseguenza diveniva simbolo dei biechi istinti che prevalgono sulla ragione.

Porco Rosso invece presenta una diversa allegoria dell’uomo mutato in maiale: pur con le sue nuove fattezze, Marco mantiene la propria integrità morale. La sua umanità e predisposizione ai sentimenti puri emerge nei rapporti con le due protagoniste donne, Gina e Fio. E benché faccia di tutto per mostrarsi burbero e senza cuore, la sua durezza è una maschera non troppo credibile: i suoi sentimenti lo raggiungono anche nei cieli, dove coltiva la passione per il volo e dove si rifugia per nascondere il suo nuovo aspetto. Aspetto che talvolta gli procura lo scherno, il disprezzo e la compassione dei suoi compatrioti più gretti: Marco è spesso in fuga dagli sguardi che appongono su di lui lo stigma di creatura deforme, anormale.

Ideali concreti e sogni vacui – Porco Rosso

Con la sua ostentata fierezza, Porco Rosso reagisce agli effetti di un maleficio che ha mortificato il suo volto, lasciando intatta la sua anima integra e orientata al bene. La rettitudine è la cifra del suo personaggio. Da antifascista infatti, sceglie di non servire più la Regia Aeronautica diventando cacciatore di taglie. L’Italia fascista degli anni Venti fa da sfondo a un film che – con i toni sopra le righe e le tinte un po’ grottesche di Miyazaki – mette al centro il conflitto ideologico piuttosto che lo scontro concreto tra un protagonista e un antagonista. Il dilemma interiore di Porco Rosso emerge con molta più vividezza rispetto al conflitto con Donald Curtis, pilota americano alla ricerca di una popolarità vacua. Curtis è stato assoldato dai pirati del cielo al fine di abbattere Porco Rosso, ma il suo personaggio non si configura mai come antagonista credibile.

Vanitoso ed egocentrico, Curtis è il classico pallone gonfiato che si illude di sedurre le donne con il suo ridicolo fare adulatorio. Disistimato da chiunque lo conosca un po’ più a fondo, la sua forza fisica è una patina che vela uno spirito corruttibile e per nulla affidabile. Quando prova a conquistare Gina, proponendole una vita sfarzosa ad Hollywood, Curtis riceve un prevedibile diniego. Ma cosa rappresenta il personaggio di Gina nell’intreccio di Porco Rosso? La donna è la vedova di un ex pilota amico di Porco; la perdita subita le ha lasciato una malinconia e un vuoto che condivide proprio con Porco. I due si lasciano andare spesso a intime confidenze, eppure sembra tra loro ci sia del non detto: entrambi provano un sentimento l’uno per l’altra che, però, si ostinano a non rivelare.

Porco Rosso

Porco Rosso, Studio Ghibli

Incomunicabilità e assenza di vincoli

Mentre Gina attende che sia Porco a fare un passo verso di lei, il pilota sembra arretrare ogni volta che il sentimento si fa più forte. Se da amici riescono a essere l’uno il supporto dell’altra, la scoperta di un sentimento più forte li rende vulnerabili e incapaci di prendere una decisione. Ma nella scelta di Porco di non arrendersi a ciò che prova si scorge anche il bisogno di non vincolarsi a niente e a nessuno. Questo aspetto emerge, oltre che nelle relazioni, anche nelle sue scelte professionali: i cieli dell’Adriatico rappresentano il luogo in cui fuggire, dove ritrovare la libertà che sulla terra è fortemente limitata. Se ne Il castello errante di Howl il volo rimandava all’assenza di libertà – Howl era costretto a volare per prendere parte a una guerra – qui il topos riacquista il suo valore convenzionale.

Porco è ben rappresentato dalla sua passione per il volo, l’unico punto fermo della sua vita un po’ amara. Svincolato da qualunque ideologia e impermeabile al fascino dei sogni vacui, Porco ha un unico ideale concreto: preservare il proprio libero arbitrio, scegliendo ogni giorno per cosa battersi e combattere. Pur nei suoi modi aspri, Porco è uno dei personaggi umanamente più malleabili della filmografia di Miyazaki; non è arroccato sulle proprie idee e lascia che gli eventi lo sorprendano, non si prefigge obiettivi a lungo termine che potrebbero trasformarsi in ossessione. Egli ha solo scelto di non vendersi a nessuno e di portare avanti la propria missione anche nelle circostanze meno favorevoli.

Il femminismo nel XX secolo – Porco Rosso

Nonostante abbia alcune rimostranze a riguardo, Porco accetta che sia Fio a progettare e ricostruire il suo idrovolante, dopo che un’avaria ha reso il mezzo inutilizzabile. Porco non si risparmia dal riporre piena fiducia in una ragazza molto giovane e apparentemente inesperta; il suo maschilismo lascia presto spazio alla stima verso Fio, che con competenza e perseveranza supera i pregiudizi e procede instancabile verso la sua strada. Il personaggio di Fio porta sullo schermo un altro tema caro a Miyazaki e a tutti i film dello Studio Ghibli: la battaglia femminista contro le discriminazioni di genere, che contrastava il maschilismo ancora dilagante nel XX secolo.

Pur non essendo la protagonista – in altre pellicole dello Studio Ghibli, invece, è intorno a ragazze giovani e grintose che ruota la trama – Fio assume nel film un ruolo centrale: attraverso i suoi occhi Porco riesce a osservarsi di nuovo come faceva un tempo, quando il maleficio non lo aveva ancora reso un maiale. Ciò si deduce da una scena in notturno, in cui Fio riesce a scorgere per un attimo il vero volto di Marco Gadot: è quello l’unico momento in cui lo spettatore riesce a vedere il vero Marco, attraverso lo sguardo della ragazza.

porco rosso

Porco Rosso, Studio Ghibli

Un dubbio insoluto – Porco Rosso

Nell’epilogo del film viene instillato un dubbio: il bacio che Fio ha dato a Porco è riuscito – come nelle più note e romantiche fiabe – a spezzare l’incantesimo restituendogli l’aspetto di un umano? Un dubbio che rimane insoluto, ma che sottolinea il valore dell’amicizia/amore tra Porco e Fio, che muta natura nel corso del film. Talvolta sembra che li leghi un rapporto padre-figlia, conflittuale ma inscindibile; altre volte sembra che i due dialoghino su un piano paritario. Quel che è certo, però, è che il sentimento che nasce tra questi due personaggi rivela più di ogni altro aspetti inediti del carattere di Porco Rosso, che vive con orgoglio la sua incapacità di vincolarsi a qualcosa in cui non crede fermamente.

Sembra così di intravedere sullo schermo il vero Marco Gadot: un uomo che rifiuta di scomparire in una collettività e che, attraverso il proprio spirito critico, riafferma sé stesso ogni giorno. Il film si chiude con un finale sospeso, che lascia allo spettatore la possibilità di fantasticare sulla direzione che ognuno dei personaggi sceglierà per sé e per il proprio futuro. Ma va sottolineato un altro aspetto del film: oltre alla molteplicità dei piani diegetici e delle metafora celate dietro i personaggi, Porco Rosso è un affresco che omaggia un Paese, l’Italia, con la magia tipica dei film del maestro Miyazaki.

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