Alex Rider: recensione della nuova serie spy-thriller Amazon

Una giovane spia al servizio segreto di sua Maestà

I film di spionaggio sono un genere abbastanza diffuso ancora oggi, basti guardare l’uscita negli ultimi anni di pellicole come Red Sparrow, Atomica Bionda e i vari Mission Impossible e 007. Così, se nel 2020 al cinema non ci sono state spie, Amazon ce le porta in televisione con la nuova serie Alex Rider, di cui vi proponiamo la nostra recensione. Tratta dall’omonimo ciclo di romanzi per ragazzi scritto da Anthony Horowitz, la serie racconta le vicende di un giovane ragazzo catapultato nel mondo dello spionaggio.

Questa prima stagione affronta le vicende che si svolgono nel secondo libro, Point Blanc, ed è il secondo tentativo di adattamento dei romanzi. Nel 2006, infatti, fu prodotto un film basato su Alex Rider, con Mickey Rourke nel cast, che trasponeva le vicende del primo libro, Stormbreaker. Già rinnovata per una seconda stagione, Alex Rider riprende l’atmosfera delle grandi saghe spionistiche in salsa teen, risultando uno spy-thriller credibile che purtroppo si rivela un’occasione mancata a causa di un’eccessiva superficialità nella scrittura. Ma entriamo nel dettaglio nella nostra recensione di Alex Rider.

Indice

Trama: una giovane spia – Alex Rider, la recensione

Alex Rider è un adolescente che vive insieme a suo zio Ian e la tutrice Jack a Londra. Il ragazzo ha una vita normale che viene stravolta dalla morte di Ian. Durante un appuntamento serale con un cliente, lo zio supera il limite di velocità e perde la vita in un incidente stradale. Alex stenta a credere alle parole della polizia, convinto che Ian non avrebbe mai commesso una simile stupidaggine. Aiutato dal suo amico Tom, il ragazzo inizia ad indagare e si imbatte nelle indagini dell’MI6, i servizi segreti britannici. Gli agenti gli spiegano che Ian Rider non era un impiegato di banca, bensì una spia che ha perso la vita in circostanze sconosciute.

Il capo dell’agenzia, Alan Blunt, nota le qualità di Alex e come questi abbia scoperto l’insabbiamento dell’omicidio; è riuscito a risalire fino all’MI6 e ha tenuto testa ad un agente addestrato. Blunt decide così di arruolarlo per una missione. Nonostante il dissenso dell’intera agenzia, il capo si affida ad Alex per indagare sull’unico indizio legato alla morte di Ian, la Point Blanc. Si tratta di un misterioso istituto di correzione in cui le famiglie ricche mandano i figli viziati per un percorso di rieducazione; peccato che una volta usciti da lì, i ragazzi sembrino cambiati. Alex indaga nella scuola sotto falsa identità per scoprire i misteri legati alla Point Blanc e smascherare l’assassino di suo zio. Scopriamo ora pregi e difetti della serie Amazon nella nostra recensione di Alex Rider.

Tra James Bond e Johnny English – Alex Rider, la recensione

Come accennato all’inizio della nostra recensione, Alex Rider è una serie inaspettata. Essendo tratta da romanzi per ragazzi si prospettava un prodotto dal tono “leggero”, adatto ad una fascia di pubblico ampia. La serie però riesce ad imbastire una storia intrigante e coinvolgente, tanto da far dimenticare allo spettatore il fattore “teen”. La componente spionistica è molto forte e prende ispirazione da saghe come Bourne e 007, con tanto di sigla in stile Bond. I momenti action non sono tanti, ciò nonostante molte scene riescono a creare grande suspense mantenendo la tensione alta. Il fitto mistero legato alla Point Blanc incolla lo spettatore allo schermo in un crescendo che si dipana di puntata in puntata. Insomma, pur essendo un prodotto leggero, Alex Rider avrebbe le carte in regola per essere un’ottima serie di spionaggio se non fosse per la troppa superficialità legata alla narrazione.

Risulta assurdo, infatti, che tutti i personaggi siano privi di approfondimento. Alex Rider viene arruolato per le sue abilità che provengono da un addestramento mai mostrato e che risulta addirittura poco credibile, considerando che il ragazzo è ignaro del mestiere dello zio. Il villain principale ha i presupposti per essere un personaggio interessante; le sue motivazioni tuttavia non sono chiare e ci troviamo di fronte al classico cattivo “perché sì”. Stesso discorso si potrebbe fare per l’MI6, capeggiato da agenti misteriosi non meglio identificati; persino la storia, apprezzabile per il suo intreccio, cade vittima di incongruenze varie. Alex Rider è una serie decisamente inaspettata, due facce opposte della stessa medaglia che però non si equivalgono. Per quanto sia gradevole la componente spionistica, la totale mancanza di approfondimento trasforma il tutto in un nulla di fatto; un vero peccato considerando le grandi potenzialità dimostrate dallo show.

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Alex Rider. Eleventh Hour Films. ITV – Independent Television, Sony Pictures Television

Due facce della stessa medaglia – Alex Rider, la recensione

Concludiamo la nostra recensione di Alex Rider con alcune osservazioni tecniche. La serie è un alternarsi di alti e bassi, sia per quanto riguarda la narrazione che per il lato tecnico. Questa prima stagione è composta da otto puntate e si potrebbe fare una divisione della serie in due metà, una positiva e l’altra meno. Le prime quattro puntate, pur essendo introduttive, hanno un andamento troppo lento mostrando una storia che fa fatica a carburare. La svolta è nella seconda metà della stagione, in cui è evidente un cambio di ritmo dovuto all’evolversi della trama. La novità è probabilmente frutto del cambio di regista; i primi 4 episodi, infatti, sono stati girati da Andreas Prochaska, mentre il resto della serie è affidato a Christopher Smith. Nonostante l’evidente differenza tra le due metà, le scene d’azione sono sempre ben gestite con una regia chiara ed un’ottima colonna sonora.

Le tracce che fanno da sottofondo alle azioni creano un grande clima di tensione, con ritmi sempre più incalzanti. La colonna sonora è composta prevalentemente da musica elettronica a cura di Raffertie, un compositore inglese specializzato nel genere. Un altro lato interessante della serie è la Point Blanc, la misteriosa scuola in cui si infiltra il protagonista. La scenografia è realizzata egregiamente, a metà tra un istituto correttivo d’élite ed un’inquietante prigione; nelle scene ambientate alla Point Blanc, la fotografia mette in risalto l’ambiguità della struttura creando un’atmosfera tetra. Arrivati alla fine della nostra recensione di Alex Rider possiamo dire che la prima stagione è un buon inizio ma sarebbe potuto essere molto di più; nonostante i tanti difetti il risultato resta comunque godibile e incuriosisce l’idea di una seconda stagione, che rimediando agli errori della precedente potrebbe essere una piacevole sorpresa.

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Alex Rider

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • La componente dello spionaggio e il mistero imbastito sono ben gestiti
  • Ottima colonna sonora capace di creare momenti ad alta tensione

Lati negativi

  • Totale assenza di approfondimento dei personaggi e del mondo creato
  • Evidente cambio di ritmo tra prima e seconda metà della stagione

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