Cities of Last Things: recensione del dramma originale Netflix

Uno sguardo al nuovo film distribuito dalla piattaforma di streaming

Cities of Last Things recensione. Abbiamo spesso criticato negativamente i contenuti prodotti e distribuiti da Netflix, in primis i lungometraggi. Ma ogni qual volta la piattaforma di streaming si affaccia in Oriente pesca bene e soddisfa pienamente. Ad inizio luglio è arrivato uno degli ultimi film distribuiti , uscito lo scorso anno e presentato al Toronto International Film Festival, vincendo il Platform Prize.
Cities of Last Things è il titolo del film in questione, scritto e diretto da Ho Wi Ding e prodotto tra Taiwan e Cina.

Il film, di recente ben pubblicizzato da Netflix, segue le vicende di un uomo e dei suoi drammi. La narrazione, però, si sviluppa a ritroso raccontando lentamente fatti avvenuti in un arco temporale sempre più lontano. Tra i protagonisti del film troviamo Jack Kao, Lee Hong-chi, Hsieh Chang-Ying, Huang Lu e Louise Grinberg. Abbiamo già visto come il cinema orientale, tra Giappone, Corea e Cina, stia riuscendo ad imporsi stabilmente nel mercato europeo e titoli come questo riescono bene a far capire il perché di questa tendenza. Vi lasciamo alla nostra recensione di Cities of Last Things.

Indice

 

Sinossi – Cities of Last Things recensione

Le vicende seguono il protagonista, Zhang Dong Ling. La prima immagine è spiazzante: un uomo, di cui non si conosce nulla, si getta da un palazzo e precipita, scontrandosi violentemente al suolo. Subito dopo veniamo a conoscenza del protagonista. Egli viene presentato come un uomo che ha superato abbondantemente la mezza età, dall’aspetto non curato e sempre con un’espressione di fastidio nel volto. L’uomo vive una brutta situazione familiare, essendo consapevole del tradimento della moglie e delle sue costanti relazioni extraconiugali, e cerca quando può supporto dalla figlia. L’uomo è tormentato da qualcosa, forse più di una, che lo portano ad essere schivo e aggressivo. Tra le tante cose, egli è ossessionato dal volto di una ragazza, Ara, al punto di riconoscerla in altra gente. Andando avanti (o indietro) con la trama, le motivazioni di Zhang Dong Ling appariranno più chiare e i drammi verranno a galla.

Cities of Last Things non è di certo un film facilmente comprensibile. Bisogna dargli fiducia e resistere al senso di fastidiosa disarticolazione del discorso che viene compiuta dall’inizio alla fine. Impariamo, poco a poco, a comprendere i meccanismi della narrazione e a sentirci dentro una storia struggente e appassionante. Questa è divisa in tre atti (quattro, se si considera un breve spezzone finale), uno diverso dall’altro per messa in scena e arco temporale. Più si prosegue e più si torna indietro. Abbiamo conosciuto il protagonista e le sue azioni, ora tocca conoscere il perché di ciò e la sua vita, il suo passato e le sue scelte. Da una prima sezione fantascientifica e distopica si passa ad una seconda dai tratti noir e polizieschi, fino ad arrivare all’ultima che mette in scena un vero e proprio dramma.cities of last things recensione

Il tempo, il fumo e le ultime cose

Come molti dei sempreverdi prodotti di Wong Kar-wai, il film taiwanese propone un’importante riflessione sul tempo, la memoria e le conseguenze. Proprio i forti legami con le opere del regista di Hong Kong rendono suggestiva la visione di Cities of Last Things. Lo scorrere del tempo è inesorabile ma mentre tutto va avanti, la memoria, nel bene o nel male, porta a galla ogni tipo di dramma e ricordo. Questo è uno dei fulcri del film, il discorso legato al tempo, al riconoscere sé stessi e riconoscere gli altri: nel volto di una prostituta o in una stazione di polizia, ogni occasione porta a galla ricordi, amati o indesiderati. Perché i chip controllano le vite della prima sezione, ma ancora non riescono a controllare ciò che di più imprevedibile c’è: il sentimento e le emozioni. Queste, come il film evidenzia, non sono soggette allo scorrere del tempo.

La memoria è una delle piccole “ultime cose” senza tempo che ci restano. Il fumo, invece, è uno dei quei tratti (accentuati nelle ultime sezioni del film) che evidenziano come al contrario del sentimento, dentro di noi, ciò che ci sta all’esterno è fugace. Il fumo che, dopo una sigaretta, spargiamo per aria, dura poco e si dissolve lasciando spazio a qualcosa di nuovo. Questo, come i taxi e altri piccoli particolari, portano alla mente In the Mood for Love, il capolavoro di Wong Kar-wai, mentre i temi del tempo e dello struggente ricordare fanno pensare a 2046, dello stesso Wong. La potenza emotiva di Cities of Last Things sta in tutto questo. Un titolo che riesce ad appassionarci per la capacità di indagare nella vita di un uomo e farci scoprire step by step ogni dramma e sofferenza, per meglio comprendere un presente tormentato e incompleto.cities of last things recensione

Forma e contenuto

Inclassificabile come genere specifico, Cities of Last Things è un ibrido perfettamente riuscito. Le atmosfere sci-fi e di un futuro distopico del primo capitolo ci intrigano e, giustamente, restano sospese senza essere approfondite; esse giocano un ruolo da comprimarie che però non è il fulcro centrale della storia. Spostandoci alla seconda metà del film il clima cambia e cambia anche l’atteggiamento della sceneggiatura nei confronti di una storia che si dipana sempre più verso un passato di cui non conosciamo nulla, se non piccoli enigmatici accenni. Se ciò che abbiamo visto prima è il futuro, quando vedremo il passato saremo inevitabilmente travolti dalla malinconia e dal senso di insoddisfazione per ciò che poteva essere e non è stato. Perché il film di Ho Wi Ding racconta anche di rimorsi e rimpianti. Ad ogni step indietro ci fornisce le risposte (pur non esplicando tutto) che servono per chiarire l’oggi.

Da un punto di vista strettamente tecnico-stilistico, il film acquisisce più valore di quanto non avesse già fatto con le tematiche e il trattamento di esse. Ancora una volta è lecito legarsi ai vari frammenti, che oltre al contenuto differiscono anche per messa in scena: dalla regia, l’illuminazione e la fotografia fino il modo di recitare, sempre grandioso, degli attori, ogni elemento sembra essere sempre ben controllato e organizzato con una precisa identità cinematografica e artistica, oltre che un profondo senso di adesione sentimentale. I tagli delle inquadrature e i movimenti della macchina da presa sono insoliti, il ritmo non crolla mai e il montaggio riesce a rendere a dare nuova linfa vitale a momenti sottotono, portando la riflessione dello spettatore e viaggiare, perdersi e trovare nuovi sensi, pur non smettendo di investigare e provare a ricostruire i pezzi di una storia che per certi versi resterà comunque irrisolta.cities of last things recensione

Conclusioni – Cities of Last Things recensione

Cities of Last Things sceglie di presentarsi senza mezze misure: o la calma porta alla riflessione e il ritmo si concede una pausa per raccontare momenti specifici oppure lo spettatore viene violentemente colpito allo sguardo. Quest’ultimo modo di approcciarsi trova compimento nell’ultima parte, grazie ai colpi di scena drammatici che, anche se spesso telefonati, sono di fortissimo impatto. Il film, come già detto, ci insegna a comprendere l’importanza della memoria. Il fatto che, pur volendo, il passato torna sempre a bussare alla porta non appena ci rilassiamo e siamo inermi. Ogni cosa ha delle conseguenze in un tempo futuro: un tradimento, una relazione mai sbocciata o un mancato perdono. L’unica cosa che ci resta, però, sono proprio quei ricordi. Quelle “ultime cose” che ci suggerisce il titolo. Oltre ad essere ricordi negativi, possono anche essere piccole memorie felici come una sciarpa o un’altalena, capaci di farci andare avanti.

Il titolo lancia una critica anche a quel tipo di società che potrebbe esser costruita in futuro. Controllata dalla tecnologia, sempre sotto stretto controllo attraverso i chip. Ma ciò che davvero c’è di importante sono le cose che la tecnologia non può controllare e che, nel bene o nel male, cambiano la nostra vita. La seconda parte, all’insegna di un marcato plurilinguismo ci fa comprendere, invece, come proprio ciò che abbiamo dentro conta e che, a volte, ci si comprende meglio con uno straniero che con un nostro connazionale. Cities of Last Things è la sorpresa positiva del mese di luglio e sicuramente uno dei titoli migliori tra gli originali Netflix. Poco meno di due ore che scorrono, appassionano e ci fanno emozionare, tra malinconia e sensi di colpa. Perché il cinema ha la forza di farci riflettere e farci entrare nella storia come protagonisti veri e propri.

Cities of Last Things

Voto - 8

8

Lati positivi

  • La costruzione narrativa a ritroso: conosciamo le conclusioni di una storia che è destinata a rivelarsi con lo scorrere del tempo
  • Regia e montaggio: gli aspetti tecnici sono alcuni dei tanti punti a favore di un prodotto curato nel minimo dettaglio
  • Temi e prove attoriali: l’importante tematica della memoria è ben interpretata da un cast che regala forti emozioni

Lati negativi

  • Punti in sospeso: (pur non essendo un lato negativo, per noi) alcuni spettatori potranno non apprezzare i dettagli non spiegati ma il film è una ricostruzione e dalla memoria qualcosa può anche sfuggire, se non importante ai fini del discorso proposto

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