Furies: recensione della serie action francese Netflix

Con Mathieu Kassovitz e Marina Foïs, Furies, disponibile su Netflix a partire dal 1º marzo 2024, è una serie action ambientata nella malavita parigina

Furies è la nuova serie crime action di Netflix, la prima del catalogo di Marzo 2024 della piattaforma. Disponibile dal primo del mese e divisa in 8 episodi è diretta da Cedric Nicolas-Troyan e ideata da Jean-Yves Arnaud e Yoann Legave. Furies (qui il trailer) è un action brillante e movimentato sulla feroce malavita parigina, con nel cast le star francesi Mathieu Kassovitz e Marina Foïs.

Indice

Trama – Furies, la recensione

Lyna è una giovane donna che sembra aver raggiunto quella quotidiana semplicità di una vita normale che ha sempre ricercato. Il percorso non è stato però facile considerando quella che è l’attività della propria famiglia, invischiata da anni in affari criminali. Lyna, affezionata a entrambi genitori, cerca di tenerli a distanza, in particolare dal fidanzato Elie, poliziotto che sembra non avere idea della reale occupazione della famiglia di Lyna. Il giorno del suo compleanno, che Lyna prospetta di passare con Elie, fa però prima visita ai suoi genitori. Durante un’improvvisata festa in famiglia si scatena il panico, proiettili e spari invadono la casa, uccidendo il padre e ferendo la madre di Lyna.

Furies

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Decisa a vendicare la morte di suo padre, dopo un periodo passato in prigione, essendo sospettata di essere implicata nei traffici illegali della propria famiglia, Lyna, allontanandosi da Elie, si mette sulle tracce della Furia, killer al servizio delle più temute famiglie criminali di Parigi, e responsabile della morte di suo padre. Un omicidio che porterà alla luce segreti che costringeranno Lyna a dover scegliere da che parte stare, nella lenta spaventosa realizzazione che forse il suo futuro è già stato scritto da altri e che spetta a lui distruggerlo per scoprire qualcosa del suo passato sepolto da troppi anni.

Il misterioso e crudele fascino di una segreta Parigi criminale – Furies, la recensione

Furies è ambientato nella sontuosa criminalità parigina, dove i boss più spietati adorano mettersi in mostra, dare libero sfogo a fantasie perverse e vendette brutali, e dove classe ed eleganza sono un tratto distintivo che non può mancare. Giri di prostituzione d’élite, dove clienti raccapriccianti scelgono con cura chi soddisferà i loro impulsi più inconfessabili; coltivazioni di marijuana negli edifici più ricchi e famosi della città, trasformati in fortezze inespugnabili, fino a maestosi battelli turistici per stranieri miliardari, che al loro interno nascondono sale gioco e casinò dove si paga con il sangue. Luoghi e personaggi affascinanti, tra abiti, dialettica e atteggiamento facoltoso e danaroso, sempre all’ultima moda, sempre eccessivo in ogni gioiello, in ogni trucco, in ogni nuovo look che tutti sfoggiano con soddisfazione senza alcun riserbo.

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Allo stesso modo non vivono in covi nascosti nei quartieri più degradati di Parigi, ma palazzi lussuosi, dove regnano sovrani lo sfarzo, l’ostentazione, la magnificenza e lo splendore di ogni angolo di ogni ambiente. E come le pareti delle case della figura di Mama, che smercia e vende ragazze giovani e ignare, si tingono di un bianco latte che simboleggia una purezza che sta per essere violata, il giallo è l’oro di una ricchezza che invade pavimenti, soffitti e ornamenti di ogni stanze, con il rosso che è quel sangue che si spargerà in tutta Parigi. Tanto crudo e violento, quanto velato di un’esigua percepibile ironia, Furies è un thriller d’azione avvincente e coinvolgente, con personaggi forti e ben riusciti, anche nella loro più evidente disumanità, che li porta a ingannare alleati e soci. Perché amicizie e altri tipi di rapporti sono tanto vietati quanto inutili, fonte solo di problemi. 

Tecnica e recitazione ottime – Furies, la recensione

Perfetta Lina El Arabi nei panni di Lyna che da ragazza felice e a proprio agio nella normale monotonia di una vita lontano dai traffici e gli affari della famiglia, si trasforma in un’assassina senza pietà, in una killer sempre un passo avanti agli altri. L’unica che in un mondo fatto di morte e criminalità, ha un codice morale, un’etica, e forse un cuore. Un senso di giustizia che cerca di tenere ancorato a sé. Perché tutti nell’universo di Furies hanno rubato, tradito e ucciso: come le dice il personaggio del Risolutore, impartendole una delle lezioni più importanti della sua vita. Ottime anche le interpretazioni di Marina Foïs nei panni della Furia, di Mathieu Kassovitz nel ruolo di Driss, di Sandor Funtek nei panni di Orso, di Alex Brendemühl nei panni di Parque e di Jeremy Nadeau nel ruolo di Elie. Ognuno legato a Lyna, ognuno indissolubilmente vincolato a un personaggio che scopre di non avere nome, passato e identità.

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In Furies non è mai detta l’ultima parola, perché nella malavita parigina della serie è estremamente facile inscenare morti, manipolare, fingere, mentire e tornare in vita. Un ritmo inconfondibile, una colonna sonora che si muove tra rap, funky e melodie latine, e delle straordinarie sequenze di lotta. Sono scene irresistibili nel loro dinamismo, nel loro loro mix di armi, sparatorie, incendi devastanti, combattimenti corpo a corpo e letali attrezzature militari. Un insieme di tecniche e coreografie action invidiabili, degne di concorrenza di prodotti come Citadel, Fauda, Obliterated – Una notte da panico e Gangs of London. Tutto impreziosito da una fotografia sfavillante nella cerimoniosa fastosità notturna di una Parigi dove leggende metropolitane e miti sono nei distretti di polizia, diventando poi la devastante realtà dei fatti. Se Furies è una serie da binge-watching e si guarda con piacere, con un carico sempre maggiore di empatia, è però anche uno di quegli show dove si deve, almeno in parte, abbandonare la sospensione dell’incredulità.

Quando il verosimile può passare in secondo piano – Furies, la recensione

La verosimiglianza non è uno degli elementi più lampanti delle puntate, anzi trapela fin troppo poco. Furies è volutamente surreale ed esagerata e lo dichiara sin dal primissimo episodio. Rispetto ad altre serie action francesi, punta però con attenzione ed efficacia su una psicologia dei personaggi, sul dar loro spessore, caratterizzandoli e offrendo per alcuni di loro anche un’evoluzione, un arco di trasformazione. Ognuno ha una propria personalità, che seppur velata, può mostrare emozioni e sensazioni.

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Fin quando almeno non interviene la criminalità a cambiare i piani, mettendo sempre da parte amori e affetti. Lyna convince sia nel suo essere un’ingenua e triste vittima condannata a vivere all’inferno sia nel suo diventare un’imbattibile, combattiva acrobatica giustiziera che non ha paura di nulla. Pervaso da una cornice intrisa di irrealtà e situazioni improbabili, Furies non manca comunque di appassionare, portando lo spettatore a chiedersi quali e quante altre sorprese riserverà, con un cliffhanger che fa presagire una seconda stagione ancora più esplosiva.

Furies

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Dinamica e brillante
  • Personaggi affascinanti e convincenti

Lati negativi

  • Situazioni a volte improbabili

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