The Flash: recensione del nuovo film DC con Ezra Miller

Dopo anni di attesa finalmente ecco The Flash, l'uomo più veloce del mondo che però arriva in ritardo

Fa strano scrivere il titolo The Flash: recensione, un film nell’aria da ormai dieci anni e che visti tutti i problemi legati alla produzione non credevamo avremmo mai visto. È dal 2014 infatti che la Warner tenta di realizzarlo e da allora ne sono successe di cose. È stato creato un universo condiviso di supereroi DC, 4 se non più registi hanno accettato e poi rifiutato di dirigere la pellicola, nel frattempo l’Universo è crollato su se stesso, sono state scritte infinite sceneggiature del film, tutte con tono e direzioni diverse e quando finalmente sembrava ce la stessero per fare, Ezra Miller ha deciso di iniziare a seminare il panico in giro per il mondo diventando addirittura latitante per un breve periodo. The Flash è un po’ una contraddizione insomma: il supereroe più veloce del mondo ritratto in un film di due ore e mezza, per cui sono stati necessari 10 anni di produzione ed interpretato da un attore che nel mentre è diventato un criminale (salvo poi “scusarsi” per i suoi problemi mentali).

Flash tra l’altro esce in un momento cruciale per la DC, in fase di ristrutturazione e pronta a rilanciare un nuovo Universo con nuovi personaggi e nuove storie. Ma quindi c’è ancora posto per Flash? Il retaggio di un periodo disastrato, con il regista-fondatore (Snyder) che ha abbandonato la nave in mezzo alla tempesta, rimpiazzato da un sostituto (Whedon) descritto come despota e tossico, un cast che si ribella e inizia a rivelare terrificanti retroscena, lanciare accuse e dichiarare il bisogno di abbandonare il personaggio o l’alternativa sarebbe stata l’alcolismo (o almeno così è stato per Ben Affleck) Per non parlare di The Rock… È difficile fare un riassunto di tutto quello che ha portato a The Flash, probabilmente un giorno ci faranno un film, ma è Flash stesso ad insegnarci come a volte sia necessario lasciare andare il passato, anche se quegli eventi hanno segnato la nostra vita per sempre.

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The Flash, DC Studios, Double Dream, The Disco Factory

Indice

Trama: non si viaggia nel tempo, dovremmo saperlo tutti ormai – The Flash recensione

Nonostante i viaggi nel tempo, il multiverso, i vari Batman, la trama è piuttosto semplice. Barry Allen è un ragazzo emarginato, solo e ancora traumatizzato dalla morte della madre. Da piccolo infatti, un individuo non meglio specificato entrò in casa e uccise la mamma con un coltello, le colpe ricaddero tutte sul padre in realtà innocente e rimasto vittima delle sfortunate circostanze. In un giorno Barry perse entrambi i genitori e decise di entrare in polizia per aggiustare il sistema e magari in futuro scarcerare il papà. Dopo anni di lavoro, dopo aver salvato il mondo e innumerevoli vite, incontrato altri supereroi e fondato la Justice League, Barry è ancora legato al trauma che lo caratterizza e quando scopre di poter tornare indietro nel tempo correndo, non può farsi sfuggire l’occasione.

Come il cinema ha provato ad insegnarci infinite volte, cambiare il corso degli eventi non è mai una cosa buona e salvando i genitori Flash cambia la storia. Finisce nel 2013 dove Batman non è più Ben Affleck, ma Micheal Keaton, di Aquaman, Cyborg e Wonder Woman non c’è traccia e al posto di Superman c’è Supergirl. Ah e tra i piedi c’è anche un’altra versione di Barry priva di trauma infantile e decisamente più allegra; in tutto ciò Zod sta invadendo la Terra di nuovo, anche se in quell’Universo è la prima volta. Insomma Flash ha fatto davvero un casino e non sarà per nulla facile rimediare.

The Flash è un film su Barry Allen, incredibile no? – The Flash recensione

Come dicevamo in introduzione di questa recensione, The Flash è una continua contraddizione e la cosa non riguarda solo la produzione o i viaggi nel tempo. L’idea stessa di adattare la run fumettistica più importante e complessa come primo film dedicato a Flash è di per sè strana. Per non parlare poi del fatto che essendo introdotto in Justice League le origini del personaggio non sono mai state mostrate, che già si passa al momento più cruciale della sua storia. Eppure da questo punto di vista è stato fatto un buon lavoro, perché The Flash è di fatto un film di origini anche se non nella maniera in cui siamo soliti intenderlo. Barry, nel passato, incontra una versione più giovane di se stesso un attimo prima che questa acquisisca i poteri e ci si ritrova quindi un più maturo Barry Allen che fa da mentore e guida ad una sua versione non ancora formata accompagnandola nel viaggio dell’eroe.

Questo percorso di formazione servirà poi al Flash originale, il nostro Flash, per comprendere un’importante lezione sul tempo, diventando di fatto una seconda origin story per un personaggio in parte già formato. La cosa più inaspettata di The Flash è infatti il focus marcato sul personaggio, nonostante una trama che presenta universi alternativi, varianti di supereroi e tanto fan service. A emergere sopra tutti è invece Barry Allen, che finalmente ha un motivo per essere strano e impacciato, che ha un lato umano con cui è facile empatizzare e che in fondo è solo un bambino a cui manca la madre. Tutto il viaggio di Flash avanti e indietro nel tempo non è altro che l’accettazione di un lutto, di una cicatrice che ti rende ciò che sei ma non ti definisce (altrimenti diventi Batman). 

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The Flash, DC Studios, Double Dream, The Disco Factory

No. – The Flash recensione

Batman infatti non è un eroe solare o foriero di speranza, è un cavaliere oscuro, solitario e anch’esso traumatizzato. Assurdo poi che sia Ben Affleck a dire al protagonista di affrontare i propri traumi e non lasciarsi marchiare da essi, lo stesso Batman che nei film precedenti faceva esattamente questa cosa iniziando ad ammazzare gente e dichiarando guerra a Superman. Se Flash è centrato, infatti, tutto il resto è puro delirio. Keaton è nel film senza contesto, non è chiaro perché sia un genio dei viaggi nel tempo, che gli sia successo e come faccia ad essere così potente seppure sembri avere 90 anni. Supergirl lo stesso, non vi è approfondimento sul perché si trovi dove si trovi, o perché stavolta Zod cerchi lei anziché Clark e lo stesso Zod è un pretesto. Michael Shannon, interprete del villain, durante le interviste ha detto che in queste storie di multiverso i personaggi sono usati come action figure e non penso potesse descrivere la cosa meglio di così.

Eccetto Flash, gli eroi e i villain sono simboli più che personaggi, affascina l’idea di rivedere Keaton, il generale cattivo o la cugina di Superman e quello che vediamo sono effettivamente le idee. Mettere nella stessa inquadratura queste “statuine”, senza che abbiano una caratterizzazione o un arco evolutivo. Lo stesso multiverso è introdotto frettolosamente, come se essendo stato già trattato da tutti non vi fosse il bisogno di spiegarlo per l’ennesima volta. E in fondo ha anche senso come scelta, visto che un paio di settimane prima sono usciti Spider-Verse e Transformers che pure loro si divertono a giocare con linee temporali e robe varie. Peccato però che l’inutilità di questi “personaggi”, inseriti soltanto per accrescere la componente iconografica del film, è fin troppo evidente. Sono gusci vuoti, tenuti in piedi solo dallo stemma che portano sul petto e dal ricordo nostalgico che li accompagna.

Dannato Multiverso! – The Flash recensione

Per vendere The Flash le hanno provate tutte. Se ne è parlato come del “miglior film DC da Il cavaliere oscuro”, Stephen King ha scritto un tweet di apprezzamento e si è detto che Tom Cruise abbia addirittura chiamato il regista per complimentarsi. Che poi, ok Maverick, ma da quando Tom Cruise che ti chiama al telefono è garanzia di qualità? Nei trailer poi hanno mostrato tutto, c’è davvero poco che non si sia già visto e l’assenza di sorpresa in sala è stata una grossa delusione. Il regista ha persino spoilerato alcuni cameo interessanti durante le interviste, cameo tra l’altro che arrivano proprio sul finale del film. Mannaggia al Multiverso, il post-post-moderno, il pretesto per fare pastiche in cui inserire di tutto e di più, principalmente per metterli nei trailer e attirare la gente in sala. Ormai non è più uno strumento per narrare storie bizzarre o fantascientifiche, ma puro marketing. È il cinema che trascende il cinema, una rottura della quarta parete data dal fatto che nella stessa scena ci sono Michael Keaton e due Ezra Miller ed è lo stesso spettatore a riconoscerli come tali e non come personaggi.

Fin tanto che The Flash si concentra sul suo protagonista può anche funzionare, ma la necessità di “multiversizzare” il tutto per renderlo più appetibile e renderlo un reboot del DCU e ancora, per lasciare la porta aperta che, caso mai il film fa buoni incassi si va di sequel, lo rendono un giocattolo. Sembra di vedere una pubblicità di Giochi Preziosi e nel vederla siamo tutti consapevoli che il giochino non sarà mai come appare in TV e che probabilmente poco dopo averlo comprato lo perderemo sotto al letto senza mai prenderci la briga di capire dove sia finito. In fondo a chi importa? Più passa il tempo e sempre più spesso mi ritrovo a dar ragione a Scorsese e alla sua metafora del parco giochi (uffa). Perché cos’è Flash se non un parco giochi? Dopo 2 ore di effetti visivi (brutti) a tutta velocità hai la testa che ti gira, una serie di immagini confuse che fatichi a ricordare e probabilmente la pubblicità che ti ha portato lì ti è rimasta più impressa.

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The Flash, DC Studios, Double Dream, The Disco Factory

 

The Flash

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Ezra Miller se la cava piuttosto bene nel doppio ruolo
  • Nonostante tutto Barry Allen resta al centro della storia

Lati negativi

  • Batman, Supergirl e il multiverso sono introdotti in maniera frettolosa e superficiale
  • In alcuni momenti la CGI lascia a desiderare

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