The Silence: recensione del film Originale Netflix

Con The Silence Netflix torna all’horror. Nel cast Stanley Tucci, Miranda Otto e Kiernan Shipka

The Silence recensione. Non è la prima volta che la società statunitense si occupa del genere horror. Con Il terrore del silenzio, uno dei primi film Originali Netflix, ma soprattutto con la riuscitissima serie Hill House, l’azienda streaming ha gettato le prima fondamenta. The Silence gioca con i pilastri tipici del genere dell’orrore, servendosi anche di un cast d’eccezione. L’esperienza di attori del calibro di Stanley Tucci e Miranda Otto infonde qualità ad un film che tuttavia presenta diverse problematiche. La scelta di inserire Kiernan Shipka (protagonista de Le terrificanti avventure di Sabrina) risulta azzeccata per il contesto del lungometraggio, nonostante l’interpretazione non sia memorabile.

Con The Silence, Netflix propone un film che unisce la tipicità dell’horror con il nuovo filone legato alla perdita dei sensi. Già a partire dal già citato Il terrore del silenzio lo spettatore si trova di fronte ad una protagonista sorda. A Quiet Place, diretto e interpretato da John Krasinski, gioca ancora sul silenzio assoluto, tentativo ripreso anche da The Silence. Bird Box, infine, punta sulla cecità. Questo ‘nuovo’ filone, insomma, sembra funzionare, e forse è proprio per questo che in The Silence torna il problema della sordità. Si tratta di un film tutto sommato gradevole, con un cast esperto e dalle dinamiche interessanti. Ma questo non basta a renderlo più che sufficiente. Ecco quindi The Silence: la recensione.

The Silence: la recensione – La trama

The Silence recensione

Girato tra gli Stati Uniti e la Germania, diretto da John R. Leonetti (regista di Annabelle) e distribuito da Netflix, The Silence è uno dei nuovi film Originali in catalogo. Il soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di Tim Lebbon, uscito nel 2015. La trama è semplice e lineare: dei ricercatori scavano in una grotta che sembrava dimenticata, liberando delle creature demoniache che vivevano lì sotto da moltissimi anni. Si tratta di grossi uccelli, simili a degli avvoltoi. I numerosi stormi vagano indisturbati per le principali città statunitensi, decimando la popolazione. L’unica speranza è quella di recarsi al nord, le cui fredde temperature uccidono le creature.

I protagonisti del film sono gli Andrews: Hugh (Stanley Tucci), Kelly (Miranda Otto) e i figli Ally (Kiernan Shipka) e Jude (Kyle Harrison Breitkopf). In aggiunta anche la nonna Lynn (Kate Trotter) e lo zio Glenn (John Corbett). Questa (a)tipica famiglia americana vive in tranquillità, nonostante la disabilità di Ally e la malattia di Lynn. La ragazza è diventata sorda a seguito di un incidente stradale, mentre la donna soffre di una grave crisi d’asma, che il vizio del fumo le peggiora. Questo è il preludio al film, che si sviluppa in maniera autonoma quasi subito. Le due storie infatti (quella degli Andrews e quella degli uccelli) si intrecciano, dando vita alla pellicola. Lo scopo della famiglia è quello di sopravvivere alle creature, che Ally scopre essere completamente cieche. La loro unica possibilità è quindi quella di sfruttare questo fatto, facendo meno rumore possibile per sopravvivere, non avendo però paura di essere visti. Una terza sottotrama si aggiunge con una sorta di setta religiosa, guidata da un ambiguo reverendo (Billy MacLellan).

The Silence: la recensione – La tecnica

Il lavoro di Leonetti non è da considerarsi né un capolavoro né un fallimento. Il film scorre, complice anche la breve durata (circa 95 minuti). Fin da subito, inoltre, il mood è quello giusto. Dopo il breve preludio della grotta, vengono proposti i titoli di testa. Questi sono formati da una raffica di immagini spaventose, accompagnate da una musica ben inserita nel contesto. Ricordano la sigla di una serie TV, in particolare la serie Originale Netflix Sense8. Il pathos e l’ansia sono quindi presenti fin dall’inizio.

La regia è matura e intelligente, navigata per il genere. Tra gli elementi più interessanti alcune soggettive, che permettono di percepire il pericolo come imminente e in prima persona. La camera viene utilizzata sapientemente, alternando brevi panoramiche descrittive a intensi primi piani carichi di tensione. Non vi sono particolari abbellimenti stilistici; la regia è a servizio della narrazione, e risponde alle esigenze di sceneggiatura senza nessuna particolarizzazione. Si può certamente dire che, per dirla semplicisticamente, non ci si perde in chiacchiere. Questo aspetto rende il prodotto dinamico, incisivo e soprattutto non dispersivo. Ciò che viene raccontato è essenziale, fondamentale allo svolgimento. Non ci sono scene inutili, staccate o fini a se stesse. Sono presenti, però, alcuni cliché abbastanza prevedibili. Come quelli legati alla perdita di alcuni elementi della famiglia, piuttosto che l’imprevisto nel punto più critico della situazione. Una serie di ‘già visti’, prevedibili e scontati, ma anche perfettamente coerenti alla narrazione. Bella la fotografia di Michael Galbraith.

The Silence: la recensione – Un buon film, ma niente di più

The Silence recensione

Insomma, se tecnicamente non ci si può lamentare (buone, ma non memorabili anche le interpretazioni dei protagonisti), dal punto di vista dell’emozione il film lascia un po’ a desiderare. Ci sono dei problemi anche dal punto di vista della sceneggiatura, con alcuni buchi e in certi casi delle incongruenze anche abbastanza fastidiose. Per esempio: se bisogna cercare di fare più silenzio possibile, allora perché una lunga fila di automobilisti suona il clacson senza nessuna accortezza? E perché gli uccelli non arrivano in massa? E ancora: come è possibile che i dispositivi digitali funzionino quando non servono e, improvvisamente, smettano di funzionare proprio quando sono fondamentali per la sopravvivenza?

Ma non è tutto. Il lungometraggio si incentra quasi interamente sulle stragi effettuate da queste strane creature. Si sa tutto (grazie a internet) sul loro aspetto, sulle loro caratteristiche e sui loro spostamenti. Si sa anche la meta della salvezza, ossia il nord. L’intera pellicola narra quindi il lungo e pericoloso pellegrinaggio degli Andrews verso la salvezza, con i vari imprevisti (abbastanza prevedibili) del caso. Proprio quando lo spettatore si è ormai abituato a questo ritmo, ecco che un nuovo ‘colpo di scena’ scombina l’equilibrio. Un reverendo, dall’aspetto tutto tranne che rassicurante, diventa il protagonista di un finale inaspettato e anche piuttosto violento. Un cambio di ritmo che onestamente risulta abbastanza disomogeneo, tanto da far perdere credibilità al film. Ma il finale vero e proprio, una sorta di riflessione filosofica di Ally sul significato della vita e della morte, appare ancora più incoerente e casuale, lasciando lo spettatore confuso e contrariato.

The Silence: la recensione – Conclusioni

La lunghezza non eccessiva, le interpretazioni discrete ma non memorabili, ma soprattutto la regia a fuoco di Leonetti, rendono The Silence un film più o meno godibile. I lati negativi, tuttavia, gli impediscono di diventare un prodotto degno di nota, caso ormai più che raro per il genere horror. Sono chiari i riferimenti al già citato A quiet place, molto più ansiogeno, incisivo e tecnicamente superiore. Ma è evidente anche l’omaggio a Gli uccelli di Alfred Hitchcock, soprattutto nelle scene degli stormi in picchiata sulla folla. Insomma, un tentativo da parte di Netflix di costruire un prodotto credibile e di spessore. Tentativo, tuttavia, riuscito solo in minima parte.

 

The Silence

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Regia attenta
  • Durata giusta

Lati negativi

  • Più volte banale e scontato
  • Finale distaccato e confusionario

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