Le migliori sceneggiature del XXI secolo

Analisi delle 10 migliori sceneggiature, fin'ora, del XXI secolo

Migliori sceneggiature XXI secolo. Sappiamo tutti che di un film si analizzano molte cose: comparto tecnico, regia, recitazione…Quello che però, troppo spesso, si dimentica, è l’importanza della storia che un film racconta. Il cinema si evolve dal teatro, che è a sua volta evoluzione della trasmissione orale di racconti e poesie. Se, però, per quanto riguarda il teatro o i racconti ciò che resta celebre è la storia, per le sue infinite possibilità di essere trasposta, dando fama a chi la scrive e la inventa, nel cinema non accade questo. Nel cinema la storia subisce un’interpretazione immutabile: la pellicola resta negli anni così com’è stata concepita all’inizio (a meno di remake). Per capire meglio: è possibile vedere uno spettacolo teatrale in cui Romeo e Giulietta siano uomini del nostro tempo e non dell’età Elisabettiana, ma quella che vediamo è comunque una riscrittura di un testo di Shakespeare.

Al contrario, non vedremo mai Luke Skywalker e Han Solo nel vecchio West, perché la loro storia è stata scritta per essere raccontata in quel modo, e da quei determinati attori, che sicuramente sono più celebri di coloro che hanno scritto le loro battute. La sceneggiatura, però, è fondamentale. Essa contiene l’essenza di un film. Un grande regista con una sceneggiatura di poco valore può comunque creare un grande film, ma una grande sceneggiatura può, se non viene distrutta, consentire ad un regista magari non proprio indimenticabile di dirigere un lungometraggio che resterà nella memoria degli appassionati. Sicuramente questo elenco non è esaustivo: molti altri titoli meriterebbero di essere inseriti. La logica è quella di toccare diversi generi e gusti, con il comune denominatore di una grande scrittura.

Mulholland Drive (2001) – Migliori sceneggiature XXI secolo

Film di una grandissima complessità, è stato concepito dalla mente contorta e geniale di David Lynch, che lo ha scritto e diretto. La trama può sembrare semplice, almeno all’inizio, ma più il film va avanti più lo spettatore si trova assorbito in un mondo di inconscio e di pensieri che scorrono in libertà. Sarebbe un reato riassumere in poche parole la trama di questo film. Lynch ha voluto distruggere il concetto di narrazione, portando il cinema nella psicologia e viceversa. La sceneggiatura di un film di questo tipo deve essere molto difficile da scrivere, se comparata con la difficoltà della realizzazione e dell’interpretazione.

Si è dibattuto a lungo su questo film, come sempre accade con Lynch. All’inizio è stato giudicato come incomprensibile e inutilmente complesso, ma poi ha acquisito il valore che merita, venendo inserito in tutte le classifiche dei migliori film della storia. Mulholland Drive è un sogno, che, come è normale per i sogni, non subito viene compreso, ma rimuginando si arriva ad una interpretazione. Per non dare troppi indizi a chi non lo ha ancora visto, non sarebbe corretto fornire un’interpretazione dell’opera nel suo complesso e probabilmente non c’è n’è una sola, anche se molte tesi interessanti sono state formulate.

Sicuramente la chiave di volta è la sequenza del Club Silencio. Ad un certo punto le due protagoniste entrano in questo locale, dove risuona un mantra “no hay banda, no hay orchestra“. Sequenza estremamente inquietante, che assume contorni metacinematografici. Le ragazze restano estremamente colpite da tutto quello che viene detto, fatto e cantato sul palco, tanto da commuoversi. Ogni esibizione, però, lascia intendere che in realtà tutto ciò che stanno e stiamo vedendo è registrato, nulla avviene in diretta. Questa è una delle migliori descrizioni del cinema possibili. Nulla di ciò che vediamo al cinema avviene in diretta, eppure molto spesso siamo portati in un mondo di emozioni che possono essere estremamente coinvolgenti, ma restano finte. Geniale.

Migliori sceneggiature XXI secolo

Il Signore degli Anelli (2001/02/03) – Migliori sceneggiature del XXI secolo

Peter Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens adattano la famosissima trilogia fantasy di Tolkien. Tre libri, tre film. La scrittura si rifà fedelmente al romanzo di partenza, con grande successo. Rispetto ai libri vengono tagliate alcune parti un po’ meno scorrevoli del resto, come quella di Tom Bombadil. Lo stesso Jackson ha sempre dichiarato il suo amore per il romanzo tolkeniano. L’entusiasmo del regista, che scrive anche la sceneggiatura vincitrice dell’Oscar, rende l’opera entusiasmante, sia per i fan del libro che per i profani.

Probabilmente non si pensa mai a questi film come opere di grande valore per la sceneggiatura. In effetti Il Signore degli Anelli è l’unione di moltissime componenti eccezionali, dal comparto tecnico ai costumi, che gli ha fatto fruttare 30 nomination agli Oscar, con 17 vittorie. Se la sceneggiatura è tra quelle 17 statuine conquistate (per il terzo capitolo della saga), un motivo c’è. Non è facile, infatti, trasporre su grande schermo un’opera letteraria di tale fama e mole senza strizzare l’occhio solo a chi già conosceva la storia avendo letto i libri, facendo così sentire spaesati quanti invece si sono approcciati prima ai film.

L’abilità di Jackson è stata proprio quella di creare un’opera genuina. Una sceneggiatura che ricalca la grandezza del romanzo ma crea, al contempo, una parvenza di freschezza e novità. Gli appassionati delle avventure di Frodo e della sua compagnia hanno visto realizzarsi il sogno di gustare al cinema ciò che fino a quel momento potevano solo leggere. I ‘profani’ hanno apprezzato un’opera cinematografica fantasy come mai ne erano state realizzate, chiara e lineare, che non contiene lacune tali da dover leggere per forza i libri. Non credo ci sia da parlare di trama in questo caso, chi non conosce né libri né film (2 o 3 persone probabilmente) cerchi di recuperare.

Migliori sceneggiature XXI secolo

Gangs of New York (2002) – Migliori sceneggiature XXI secolo

La sceneggiatura di questo film di Martin Scorsese è originale, nonostante si ispiri all’omonimo romanzo di Herbert Asbury, da cui prende solamente spunti di tipo storico. Gli sceneggiatori sono Jay Cocks, Steven Zaillian e Kenneth Lonergan. Zaillian è sicuramente il più blasonato, visto che ha collaborato a progetti come Schindler’s list, Mission: impossible, Tutti gli uomini del re e l’atteso The Irishman.

La sceneggiatura ci porta in una New York del XIX secolo. Le gang della città si spartiscono il territorio dei Five Points, zona di Manhattan. Due gang in particolare sono in conflitto: i Nativi, capeggiati dal Macellaio Bill Cutting, e i Conigli Morti, che sono sconfitti nella prima battaglia del film e vedranno poi un’evoluzione nelle loro gerarchie interne. La trama ruota attorno ad Amsterdam Vallon, interpretato da Leonardo di Caprio, e al suo tentativo di far tornare al potere i Conigli Morti, insidiandosi nelle fila dei loro avversari. La conclusione della vicenda è la parte migliore, dal punto di vista di scrittura e regia, con il susseguirsi delle rivolte nelle strade e l’intervento delle forze armate, in un crescendo continuo che porta al duello finale.

Ovviamente il punto di forza assoluto del film è Daniel Day-Lewis, che interpreta magistralmente il ruolo del Macellaio Bill Cutting. La forza interpretativa di questo attore incredibile è favorita dalla scrittura del suo personaggio, che da sola potrebbe portare il film in questo elenco. Tutta la forza di un’ambientazione incredibilmente connessa con I Guerrieri della notte di Walter Hill, sommata alla grandiosità dei personaggi principali, rendono questo prodotto unico. Tutte queste note positive fanno passare sottotraccia il finale, che sembra usare effetti speciali della metà del secolo scorso, oltre ad essere un po’ debole.

Migliori sceneggiature XXI secolo

Kill Bill (2003/04) – Migliori sceneggiature XXI secolo

Scritto, diretto e concepito come una sola grande opera cinematografica, il quarto film di Tarantino è stato poi, per motivi di produzione abbastanza ovvi, diviso in due volumi. Kill Bill è la storia di Beatrix Kiddo, una donna la cui storia è spiegata attraverso flashback e situazioni presenti, com’è tipico di Tarantino. Beatrix stava per sposarsi, ma la cerimonia viene interrotta dall’ingresso in scena di un gruppo di assassini che sparano sui presenti in chiesa. Avrebbero dovuto uccidere tutti, ma Beatrix resta in vita, e giura che si vendicherà dei suoi aguzzini, ad uno ad uno, fino ad arrivare al suo ex mentore e compagno: Bill.

La sceneggiatura di questo film è talmente delirante da essere geniale. Tarantino mescola tutto il suo amore per i film pulp con quello per i film di arti marziali, e, nella seconda parte, per il western. Il risultato può sembrare un’eccessivamente temerario tentativo di raccontare una storia semplice in modo complicato, ma dalla narrazione risulta un numero tanto grande di trovate geniali da rendere inconsistente qualsiasi critica di questo genere. Incredibile è la caratterizzazione dei personaggi: ogni individuo è brillantemente descritto in ogni aspetto, e ancor meglio recitato. Si ricordano i volti di tutti i personaggi anche dopo la prima visione.

L’amore viscerale per il cinema, e in particolare per il suo cinema, dà a Tarantino la chiave di volta per questo film. Continue citazioni che ricalcano il suo post-modernismo e rendono nuovo ciò che invece è un semplice omaggio al vecchio. Ci sarebbe bisogno di troppo spazio per parlare di Kill Bill, quindi bisognerà limitare la cosa. La sceneggiatura è chiaramente divisa in due: una prima parte (il primo volume) che ha un ritmo forsennato, da cinema asiatico di arti marziali; una seconda (il secondo volume) che è lenta, attenta al dialogo e molto più western. Come può non essere in questa lista l’unica opera che fonde così platealmente, con ottimi risultati, i due generi?

Migliori sceneggiature XXI secolo

Eternal sunshine of the spotless mind (2004) – Migliori sceneggiature XXI secolo

Il film è di Michel Gondry, ma la sceneggiatura è di Charlie Kaufman, uno dei migliori sceneggiatori contemporanei e non. Insignito del premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale, il film ha sempre riscosso grande successo. Joel è il protagonista, interpretato da Jim Carrey, che ha una storia d’amore con Clementine (Kate Winslet). Il ragazzo, però, non capisce come mai la ragazza non lo riconosca più. Scoprirà che si è sottoposta ad un trattamento di rimozione di ricordi, che anche lui intraprenderà, salvo poi pentirsene. I due torneranno ad incontrarsi, pur non riconoscendosi, e, infine, giungeranno ad una triste consapevolezza.

Il soggetto è molto interessante, e la sceneggiatura lo esplora in modo dettagliato, con delle sequenze memorabili nei ricordi di Joel. Jim Carrey si dimostra di nuovo in grado di sostenere anche ruoli seri, ma gran parte della costruzione del suo personaggio è dovuta alla sceneggiatura. L’idea di rimuovere i ricordi che ci portano dolore sembrerebbe una svolta, visto che è possibile intraprenderla ogni volta che lo si desidera, anche per i litigi più insignificanti, ad esempio. Questo non giustifica la traduzione italiana del titolo, celeberrima in negativo: Se mi lasci ti cancello, che fa pensare ad una commediola romantica all’americana.

La forza di questa sceneggiatura, oltre che nell’idea di base, sta nell’importanza che assumono tutti i personaggi. I due tecnici che vanno a casa di Joel per svolgere l’operazione di rimozione, che sembrano personaggi secondari, si riveleranno essere di fondamentale importanza. Lo stesso vale per Howard, inventore della Lacuna inc., la società che si occupa di rimuovere i ricordi. La sensazione che pervade lo spettatore di questo film è quella di inevitabilità che accadano alcune cose, sebbene le si voglia rimuovere dalla propria vita.

Migliori sceneggiature XXI secolo

Il Labirinto del Fauno (2006) – Migliori sceneggiature XXI secolo

Il film che ha definitivamente lanciato Guillermo del Toro non poteva mancare. Il regista è anche sceneggiatore di quest’opera. Ambientato in Spagna, non molto tempo fa, quando Francisco Franco imperversava con il suo regime fascista. Contemporaneo a questo scenario storico è quello del mondo fantastico in cui si ritrova Ofelia, che si trova in una base militare sulle montagne, con la madre ed un patrigno a lei ostile. Ofelia scoprirà un labirinto a pochi passi dall’avamposto, in cui un fauno le rivelerà che lei è la reincarnazione della principessa del mondo sotterraneo. A questa scoperta seguiranno delle vicende che mescoleranno i due regni, fino ad arrivare ad un finale rivelatore ed estremamente significativo.

La passione di Del Toro per le avventure fantastiche, che riguardano in special modo creature fuori dal comune, è sempre stata nota. In questo film il regista riesce a fondere, anche a livello di trama, il piano della realtà con quello della sua fervida fantasia. Il soggetto è innovativo, non tanto perché mescola reale e immaginario, quanto per la rutilante presenza di mostri che sembrano essere il male del mondo, per gli adulti almeno. Il finale, però, rivela in maniera fantastica l’unica vera e costante idea che si cela dietro ai film di Del Toro: i mostri, alla fine, siamo sempre noi uomini.

Migliori sceneggiature XXI secolo

Il Petroliere (2007) – Migliori sceneggiature XXI secolo

Il capolavoro di Paul Thomas Anderson rientra di diritto in questa lista. Scritto dallo stesso regista, basato sul soggetto del romanzo Petrolio! di Upton Sinclair, il film è dedicato alla memoria di Robert Altman, grandissimo regista scomparso l’anno precedente all’uscita del film. La forza della sceneggiatura si basa sulla creazione del protagonista Daniel Plainview, altra incredibile interpretazione di Daniel Day-Lewis. Daniel è un pioniere della corsa americana all’oro nero, che da semplice campagnolo riuscirà a creare un vero e proprio impero.

La storia non è avvincente, né ha la pretesa di esserlo. Il film però riesce a tenere sempre alta l’attenzione. I punti forti sono sicuramente la regia e la recitazione di Day-Lewis, ma scavando in profondità sappiamo che tutto parte dalla sceneggiatura. Anderson scrive e dirige, per cui ha chiaro ciò che sarà il prodotto finale già durante la stesura, il che è un vantaggio che solo i migliori sanno di poter gestire. L’ambientazione, la crescita del personaggio e le sue relazioni con il mondo esterno elevano quest’opera nell’Olimpo del cinema.

Un film che ha il sapore di un romanzo di formazione novecentesco. I dialoghi lasciano spesso spazio al silenzio, soprattutto, ovviamente, nelle sequenze che riguardano il figlio adottivo di Daniel. Non credo di offendere nessuno se nel descrivere questo film scomodo la parola capolavoro.

Migliori sceneggiature XXI secolo

Her (2013) – migliori sceneggiature XXI secolo

Spike Jonze nel 2013 ci regala una visione futuristica di quella che potrebbe essere la nostra esistenza. Theodore, come molti altri, acquista un apparecchio digitale che ti consente di avere un’intelligenza artificiale sempre a tua disposizione. Interpretato da un Joaquin Phoenix molto convincente, inizialmente non sembra essere persuaso da questa nuova moda, ma quando Samantha, la sua assistente, entra nella sua vita, lui inizia a sentirsi sempre più trascinato in questa dinamica uomo-macchina, e non sembra poterne uscire.

Anche in questo caso la sceneggiatura è scritta dal regista. Jonze vinse l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. A pochi anni di distanza si percepisce una realizzazione effettiva delle dinamiche descritte in questo film. Oggi moltissima gente passa più tempo a parlare con delle macchine che con delle persone. Questa previsione è stata più volte fatta nella storia del cinema, a cominciare da Metrpolis di Fritz Lang. Non è lecito paragonare Lang e Jonze, probabilmente, ma il film del secondo è intrigante e fa riflettere, oggi e, magari, ancor di più in futuro.

Nella versione in lingua originale Samantha ha la voce di Scarlett Johansson, che in italiano è doppiata, sicuramente con meno efficacia, da Micaela Ramazzotti. Questo si potrebbe pensare sia un elemento di poco conto. Non è proprio così, perché si tende a dare più peso a questo che alla bellezza di una storia che ha anche risvolti inquietanti. La voce di Samantha è fondamentale nello sviluppo della trama, ma molto spesso ci si sofferma su particolari che poco hanno a che vedere con il film in quanto opera completa, sorretta dalle colonne portanti della sceneggiatura.

Migliori sceneggiature XXI secolo

Snowpiercer (2013) – Migliori sceneggiature XXI secolo

Film di debutto nel cinema in lingua inglese per il regista sudcoreano Bong Joon-ho. La pellicola è tratta dalla serie a fumetti francese Transperceneige. Il regista non scrive il soggetto, ma si occupa della sceneggiatura. L’ambientazione è post-apocalittica. Dopo che un esperimento per evitare il surriscaldamento del pianeta ha ottenuto l’effetto opposto, portando ad un’era glaciale, quel che resta dell’umanità è sullo Snowpiercer, un treno progettato da Wilford. Sul treno, in 20 vagoni, l’umanità è rappresentata per intero: nella coda ci sono i derelitti della società e, avvicinandosi alla locomotiva, si sale di tenore di vita. I poveri decidono di ribellarsi e di risalire il treno, con tutte le difficoltà che ne conseguiranno.

Il film ha un’energia impressionante. Il treno è tutto ciò che resta del mondo, e i suoi passeggeri ciò che resta dell’umanità. La distruzione del pianeta non ha portato a cambiamenti nella società: i più forti schiacciano i più deboli, facendo credere loro che non possono dargli più di quello che già hanno. La traversata del treno assume i contorni epici di un viaggio odissiaco. Ogni vagone ha una particolarità, e più si va avanti più la situazione si fa difficile da gestire. I momenti di tensione sono moltissimi. La caratterizzazione dei personaggi è incredibile, viene dato anche un dettagliato background, anche se non immediato, dei protagonisti. L’idea è incredibilmente originale, ed è giusto rimanere un po’ vaghi perché non tutti potrebbero averlo visto.

Essendo un film a blocchi, costituiti dai vagoni stessi del treno, è normale che si arrivi con un crescendo ad un finale estremamente duro con l’uomo. Ogni dettaglio è importante, nulla viene mostrato senza portare poi ad un risvolto. Il finale, senza descrivere troppo, mostra come il futuro dell’umanità non è in mano a chi crede di averlo: l’uomo bianco, che si vanta di essere il padrone indiscusso del mondo e di chi lo abita, ma causa solo distruzione.

Migliori sceneggiature XXI secolo

Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017) – Migliori sceneggiature XXI secolo

Martin McDonagh è un cineasta che sta dimostrando sempre di più di meritare attenzione. Dopo il suo i 7 psicopatici decide di scrivere e dirigere questo film, che ha ricevuto notevoli riconoscimenti. Frances McDormand interpreta Mildred, una madre di mezza età che decide di comprare tre manifesti pubblicitari su una strada poco al di fuori del suo paese: Ebbing. Utilizza questi manifesti per scrivere frasi forti nei confronti delle forze dell’ordine che, a suo dire, non si stanno occupando come dovrebbero dell’assassinio di sua figlia. Quest’evento rompe l’equilibrio della cittadina. Mildred non cambia la sua posizione, ma la sua forte personalità si andrà a scontrare con quelle degli altri personaggi, ognuno dei quali vive un dramma personale.

La storia è bella, ben scritta e ben messa in scena. Il messaggio è forte e chiaro: nella vita non si è gli unici a combattere con qualcosa, ma tutti hanno una battaglia interiore da rispettare. Mildred è un personaggio complesso, magistralmente interpretato da una McDormand da Oscar. Una donna in crisi con se stessa perché non si sente in grado di essere madre né moglie, tradita, nel suo modo di vedere, anche da suo paese. Mildred compie un gesto grande quanto il vuoto che ha dentro, comprando i manifesti. Tutti i personaggi, però, hanno un vuoto dentro, e i grandi gesti si sovrappongono in modo complesso.

Non è chiaro se implicitamente McDonagh volesse criticare lo status quo americano, nel quale la polizia spesso lascia indietro alcuni casi, ad eccezione dei pochi uomini che credono di poter far vincere la giustizia, venendo poi stroncati da mali non ponderabili. Chiara è, invece, la critica alla mentalità che ancora oggi regna in molti paesi del sud degli Stati Uniti, dove le donne hanno quasi lo stesso peso degli animali, e le persone di colore ancora meno, quando in realtà possono essere lo sceriffo. Un conflitto macroscopico, di una società che non sembra voler cercare giustizia per uno stupro, composto da tanti conflitti microscopici, che animano la vita dei singoli personaggi del film. Il tutto con un finale che dimostra che non si smette mai di crescere e cambiare.

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