I colloqui di lavoro nei film: le 5 assunzioni più inaspettate del cinema

Ecco 5 colloqui di lavoro nei film che abbiamo deciso di raccontarvi!

Prima o poi nella vita capita a tutti, a meno che voi non siate un membro della famiglia reale inglese oppure dei Kardashian. Escludendo questi casi, ribadiamo: prima o poi capita o tutti. Anzi, a molti di voi che state leggendo questi articolo sarà già capitato: fare un colloquio di lavoro. Il cinema naturalmente ha rappresentato anche questo aspetto di “quotidianità”. Noi di FilmPost abbiamo selezionato 5 colloqui di lavoro nei film, mostrandovi l’interpretazione cinematografica di questo importante momento di vita.

Il colloquio rappresenta infatti una svolta, sia nella vita che nel cinema. Nella vita, un’assunzione può rappresentare lo spartiacque tra la vita da studente e quella da lavoratore, può rappresentare un cambiamento di carriera, un’opportunità, la fine di un percorso, l’inizio di un altro. E naturalmente anche al cinema. Un lavoro nuovo può essere la scusa per dare inizio al film stesso, può rappresentare il punto di svolta della narrazione stessa… Ecco allora i 5 colloqui di lavoro nei film che abbiamo deciso di raccontarvi.

Colloqui di lavoro nei film: Il diavolo veste Prada

Se ce l’ha fatta Andy, chiunque di noi ce la può fare. Il colloquio di Andrea (“ma tutti mi chiamano Andy”) è senz’altro uno dei più noti del cinema. Il diavolo veste Prada pone il suo incipit proprio nel giorno del colloquio della protagonista per Runway, rivista di moda che traslata nel mondo reale corrisponde di fatto alla celebre Vogue. La ragazza, con un look decisamente inappropriato per l’ambiente, viene dapprima intervistata dalla perfida Emily; per poi passare direttamente ad un tête-à-tête con Miranda Priestly in persona. 

Ed ha così inizio uno dei colloqui più disastrosi (e redditizi) del cinema. Nonostante le sue competenze ed esperienze in ambito giornalistico, Andy si guadagna degli sguardi giudicanti e di disapprovazione; che culminano con la domanda/non domanda della Priestly.

“E non hai la minima idea dello stile, del senso della moda…”
“Beh, credo che dipenda da quello che ognuno…”
“No, no! Non era una domanda!”

Ciononostante, Andy si guadagna il posto… e poi il resto è storia. Curioso è anche il fatto che la pellicola si concluda con il colloquio della ragazza per un altro editoriale: come già detto in precedenza, un nuovo lavoro è la fine e l’inizio di qualcosa di inaspettato. 

Colloqui di lavoro nei film: I love shopping

Come nel caso precedente, anche il “I love shopping” il colloquio della protagonista rappresenta quel punto di svolta che permette al film di iniziare la sua storia. Rebecca Bloomberg è in procinto di perdere il lavoro e così corre subito ai ripari cercando un altro lavoro. Su consiglio di un’amica, si presenta al colloquio per la rivista “far fortuna risparmiando”. Ironia della sorte: Rebecca è una “shopaholic”, e questo dettaglio l’ha portata a contrarre un debito di ben 17mila dollari. 

Al colloquio va storto tutto quello che può andare storto: Rebecca non ha la minima idea delle domande che gli vengono poste dal datore di lavoro, Luke; uomo affascinante che aveva conosciuto prima del colloquio e al quale aveva anche “scroccato” il denaro per acquistare una bellissima e morbidissima sciarpa verde. Lì per lì non viene assunta, ma per una serie di (s)fortunati eventi ottiene il posto ed incredibilmente riuscirà a dispensare ottimi consigli proprio su come far fortuna risparmiando. Ma riuscirà Becky a seguirli?

Colloqui di lavoro nei film: Quasi amici 

Siamo giunti al terzo film, che similmente ai due precedenti utilizza l’escamotage del colloquio per dar vita alla vicenda. Passiamo però dal mondo editoriale a quello “sanitario”: “Quasi amici” racconta la storia di Philippe, ricco uomo tetraplegico che cerca un nuovo badante. Nella pellicola possiamo vedere una carrellata di colloqui al limite del comico. Sono moltissimi i candidati, e la maggior parte di loro ha esperienze e competenze adatte per la posizione lavorativa. Tuttavia, Philippe non ne sopporta nemmeno uno: nessuno vede Philippe come un uomo, ma solo come un malato.

https://www.youtube.com/watch?v=tlu2fKKPXJo

Poi arriva Driss. La persona meno motivata del mondo: appena uscito dal carcere, si è presentato al colloquio solo per ottenere la firma che ne attesti la presenza; in modo da continuare a ricevere i benefici assistenziali per la disoccupazione. In questo suo comportamento Philippe vede qualcosa che mancava a tutti gli altri preparatissimi candidati, e lo assume. E così, da un inaspettato esito, ha inizio un’inaspettata ed incredibile amicizia. 

Colloqui di lavoro nei film: La La Land 

Per certi tipi di lavoro non è appropriato utilizzare la parola “colloquio”. Stiamo parlando di quello che concerne le arti: musica, recitazione, ballo, canto… In “La La Land” vediamo le innumerevoli audizioni della protagonista Mia, aspirante attrice. Mia vive nella calda Los Angeles da molti anni, e ha tentato sin dal primo momento di ottenere un ruolo, anche il più scadente, in una produzione televisiva o cinematografica. Mia è alla speranzosa ricerca di un “sì” che possa essere la svolta per la sua carriera. 

Ma in verità tutto ciò è piuttosto svilente. Mia si trova già ad effettuare provini su provini per ruoli che nemmeno le piacciono, e per di più viene sempre ignorata dalla commissione che ad ogni sua audizione sembra sempre più annoiata. La pellicola propone una carrellata di audizioni della ragazza, per poi focalizzarsi su una nella quale Mia – in lacrime – simula una telefonata. Durante la sua interpretazione viene bruscamente interrotta dalla commissione stessa, distratta da futili argomenti. Per fortuna, però, alla fine abbiamo l’Audizione con la “A” maiuscola; così maiuscola da dare anche il titolo ad una canzone: “Audition (the fools who dream)”. Sarà la volta buona?

Colloqui di lavoro nei film: Trainspotting

Concludiamo la nostra top 5 con “Trainspotting”. Trattandosi di un film sulla droga, naturalmente il nostro colloquio non poteva essere estraneo alla presenza di pasticche, siringhe o simili. Il protagonista di questo sketch è Spud, che si presenta ad un colloquio di lavoro per non perdere il sussidio di disoccupazione. L’uomo è molto nervoso. Qual è la soluzione migliore per diminuire l’ansia? Nell’universo Trainspotting la risposta è una e solamente una: “una botta di anfetamina ci sta a palla”. 

Ed ecco che si incasina tutto. Al colloquio l’ansia di Spud si trasforma in eccitazione. Una parlantina veloce e decisamente molto lontana da un contenuto che abbia senso hanno dominato la chiacchierata con i recruiters. Alle tipiche domande da colloquio l’uomo risponde in maniera estremamente sincera e, se vogliamo, ingenua. Questo piccolo aiuto avrà davvero aiutato Spud o ne ha solamente aumentato esponenzialmente la goffaggine?

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