Birdman o (l’imprevedibile virtù dell’ignoranza) – Recensione

Il 2015 è stato l’anno di “Birdman o (l’imprevedibile virtù dell’ignoranza)“, candidato a 9 premi Oscar e vincitore di 4 tra i più importanti.
Il film diretto dal messicano Alejandro González Iñárritu (premiato alla regia) ha superato nella corsa al Miglior Film prodotti di altissimo livello tra cui Boyhood, Grand Budapest Hotel, La teoria del tutto e Whiplash. Iñárritu può vantare nel film un cast d’accezione tra cui spiccano Michael Keaton, Edward Norton, Naomi Watts ed Emma Stone.
La trama non troppo semplice, i risvolti articolati e le modalità narrative hanno alimentato un conflitto tra critica e pubblico, tra chi lo ritiene geniale e chi l’ha detestato per i virtuosismi del regista messicano. E noi cosa ne pensiamo? Scopritelo in questa recensione:

Recensione di “Birdman o (l’imprevedibile virtù dell’ignoranza)”


“Come siamo finiti qui?”

Il protagonista è Riggan Thomson, un attore ormai decaduto e costantemente perseguitato dalla figura del personaggio interpretato anni prima: il supereroe Birdman. La sua convinzione di aver fallito tutto nella sua carriera lo spinge a mettere in scena a Broadway uno spettacolo teatrale. Riggan vuole rilanciarsi e far vedere a tutti che ancora vale come attore, sperando anche di eliminare il suo conflitto interiore con Birdman.
L’opera che vuole mettere in scena è “What We Talk About When We Talk About Love” (Di cosa parliamo quando parliamo d’amore) di Raymond Carver; completamente diversa dai lavori che lo avevano reso celebre, i classici blockbuster.

Birdman recensione

Ma le vicende legate a Riggan e al suo spettacolo si scontrano con quelle dei personaggi e delle situazioni di contorno. Dalla figlia Sam, ribelle ragazza appena disintossicata e uscita da un centro apposito, all’ex moglie e attuale amante. Antagonisti (o forse sono i buoni?) principali però saranno Mike Shiner, un burbero ma talentuoso attore che cercherà di approfittarsi di Riggan per consacrarsi a Broadway e l’inseparabile Birdman, visione sempre pronta a mettere i bastoni fra le ruote e a far impazzire il protagonista.

“Di cosa parliamo quando parliamo d’amore?”

Con Birdman Iñárritu ci prende in giro, si prende in giro e gioca con l’assurdo (evidente fin dalla prima scena con Keaton che levita in mutande) tra satira e critica.
Nella sua prima commedia, se pur di black comedy parliamo, gioca con i deliri di Riggan Thomson generati dalle sue ossessioni, capaci di trasformarlo da ambizioso narcisista ad insicuro cronico. Il suo desiderio di soddisfazione, di successo e di amore si scontrano con quello che pensano gli altri di lui.

E forse il regista messicano vuole lanciare un messaggio che, velato, arriva ai più attenti alle emozioni e alle vicende di Riggan: in fondo ciò che importa è come ti vedono gli altri, noi siamo questo, l’esistenza è questo e ciò che siamo è solo un’apparenza. Riggan non riesce a distinguere l’amore e l’apprezzamento, che per lui sono indissolubili: ma lui non è apprezzato come attore, seppur amato ma come Birdman.
Riggan vive ogni giorno quel tormento: gli altri lo vedono diverso da ciò che è, lui è Riggan Thomson, per il mondo è Birdman. E proprio su questi due piani paralleli, quello di Riggan e quello di Birdman, si sviluppa una sceneggiatura tra realtà e finzione.

Bidman recensione

E Michael Keaton non è casuale come scelta per il protagonista. Lo ricordiamo come il Batman di Tim Burton e probabilmente come Riggan anche lui è rimasto “incollato” a quel ruolo. Pur provando a tirarsene fuori, il nostro protagonista è come un tutt’uno con il suo passato e questo lo spinge in un vortice di malessere: Riggan Thomson non è poi così lontano da un BoJack Horseman.

Un vortice soffocante quanto spettacolare

In Birdman Iñárritu ha voluto esagerare. Si è voluto lanciare in un’esasperata follia per arrivare finalmente sull’Olimpo dei grandi registi contemporanei.
Come poter raccontare soggettivamente il punto di vista del protagonista? Il genio dice piano sequenza. Un fluido piano sequenza che funge da percorso per un’unica narrazione. Si adatta perfettamente al tipo di film che è Birdman: un film nervoso, agitato, frenetico. Nervoso e frenetico come il rullare della batteria in sottofondo nelle scene più concitate (lo stesso batterista, alla fine, finisce per essere genialmente beccato dall’inquadratura).

Inarritu utilizza questa tecnica per spingerci dentro ad un vortice di figure, luoghi ed emozioni, riproposti senza tregua fino a soffocarci: gli stessi personaggi sono “rinchiusi”, in spazi soffocanti, sia all’interno che all’esterno.
Si affida al pluripremiato direttore della fotografia Emmanuel Lubezki (premiato proprio per questa fotografia con l’Oscar) per ricreare gli spazi angusti del teatro e gli ambienti in cui la macchina da presa segue ininterrottamente i personaggi; lo da con un uso di luci e colore magistrale. Il piano sequenza inoltre è adatto al tema del teatro: gli attori che recitano nei vari set predisposti, lo fanno come su un palcoscenico, entrando e uscendo dalla scena.

Birdman recensione

Ma Iñárritu è furbo e non rischia troppo, agisce un po’ da paraculo (permettetemi il termine) non giocandosi la carta dell’unico piano sequenza, come fece Sokurov in “Arca Russa nel 2002. Gli stacchi ci sono ma il montaggio è curato attentamente per non rompere il ritmo narrativo e visivo continuo che fa si che lo spettatore non si distacchi visivamente ed emotivamente dal contesto.
Il regista premio Oscar fa lo spaccone e spinge l’acceleratore tecnico e registico con virtuosismi esasperati, mantenendo però gli occhi fissi sui limiti e sul punto in cui fermarsi, risultando funzionale alla storia che espone.

Un’isteria corale

Ma la storia non è una sola, anzi sono parecchie ma al contrario del precedente prodotto del regista, “Babel, sono amalgamate per fluidificare la narrazione.
E i protagonisti di quest’isteria generale sono molti: attori che con la loro energia rendono più eccitante il confronto/rapporto vita-teatro, realtà-finzione.
Protagonista della pellicola nei panni di Riggan Thomson (aka Birdman) è il già citato Micheal Keaton. Se, come abbiamo già detto, faceva difficoltà a scrollarsi di dosso il peso del suo Batman (come il suo personaggio con Birdman) sicuramente adesso verrà ricordato per una performance incredibilmente intensa; poteva prendersi un meritato Oscar ma Eddie Redmayne (La teoria del tutto) ha messo tutti a tacere.

Menzioni speciali quelle per Emma Stone Edward Norton. La prima interpreta Sam,  un personaggio atipico per i suoi standard e la sua carriera, instabile e in crisi come il padre, ma risulta convincente e toglie ogni dubbio di partenza. Norton è sempre una piacevole conferma: definito l’attore più antipatico di Hollywood al contempo uno dei più flessibili e adattabili. E si rispecchia anche nel suo personaggio, Mike Shiner, attore brillante ma insopportabile e di cui non bisogna fidarsi troppo. Relegati in secondo piano ma partecipi dell’instabilità corale sono gli altri personaggi. Tra i nomi degli interpreti figurano Zach GalifianakisNaomi WattsAndrea Riseborough. Forse gli attori risultano più sinceri e credibili nel contesto del teatro recitando di recitare: in un universo in cui non riusciamo mai a trovare i personaggi eroi e quelli antagonisti, per la crisi interiore che non caratterizza solo Riggan.

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“Tu sei… Birdman!”

Il virtuosismo di Iñárritu e Lubekzi però può sembrare spesso fine a se stesso, specie davanti al finale dell’opera. Esso però può essere identificato come il punto d’arrivo e il culmine della messa in scena. Un iperrealismo che dice tutto e nulla, salva e distrugge. Diventiamo partecipi alla fine, quando veniamo messi davanti all’interpretazione soggettiva. Dopo un intero film sulla soggettività di Riggan, adesso nessuno può darci spiegazioni: tocca a noi trovarle, se vogliamo, nello splendido sorriso di Emma Stone nell’ultimo frame del film.

Con Birdman, Iñárritu “spicca il volo” e lo fa in grande stile con virtuosismi tecnici e narrativi che possono stancare ma di cui forse avevamo bisogno. E riesce ad inserirli in un contesto e in una sceneggiatura delicata e particolare, complicata e vorticosa. Un viaggio nella psiche di un uomo e del suo mondo, quello che si è creato e che non vuole più lasciarlo. Spazia all’interno del teatro e del tema della sceneggiata perché in fondo ognuno di noi vive una recita interiore e come Riggan ha avuto a che fare con un doppio io.

 

Leggi anche:

“Demolition” – il peso delle emozioni nel film con Jake Gyllenhaal e Naomi Watts

https://www.filmpost.it/curiosita/personaggi-in-crisi-birdman-e-shining-a-confronto/

Piano-sequenza: 5 (+1) film dall’inquadratura ininterrotta

Rating - 9

9

The Good

  • La regia di Iñárritu: virtuosismi d'eccellenza
  • La fotografia di Lubezki: luci e colori da Oscar
  • Il cast potente ed energico: Micheal Keaton stellare
  • Il piano sequenza: il miglior modo per narrare questa storia

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