Bullet Train: recensione dell’action thriller con Brad Pitt

Il nuovo action thriller diretto da David Leitch al cinema dal 25 agosto

Che sia una storia drammatica, un thriller o un film di guerra non fa differenza, Brad Pitt è sempre Brad Pitt; attore poliedrico e camaleontico, reinventato e consacrato definitivamente alla storia del cinema grazie alla penna e al ciak di Quentin Tarantino. Proprio per quello splendo C’era una volta a Hollywood infatti il divo hollywoodiano per antonomasia vinceva la statuina d’oro nei panni di Cliff Booth, uno stuntman fuori di testa. Ironia della sorte che nel nuovo Bullet Train, di cui parliamo meglio nella nostra recensione, Brad sia diretto niente meno che da David Leitch, il suo vecchio stuntman in Fight Club. Ma veniamo al dunque e svisceriamo insieme il nuovo Bullet Train, essenzialmente un thriller action che fa del divertimento il suo principale nucleo attrattivo.

Parliamo di un heist movie che si muove tra Guy Ritchie e Tarantino, interamente ambientato a bordo di un treno in corsa. Ok detta così sembra quasi di parlare del film dell’anno e forse la frase andrebbe un pochino ridimensionata, o quanto meno spiegata per non generare facili incomprensioni… Bullet Train ci ha fatto tornare con la mente a Guy Ritchie per l’azione, i colpi di scena, il ritmo, il montaggio e la voglia di divertire il pubblico fin dai primi minuti. Allo stesso tempo strizza l’occhio a Tarantino per la caratterizzazione dei personaggi e la violenza dell’azione. Se volete conoscere quale sia stato il risultato proseguite con la lettura della nostra recensione di Bullet Train il nuovo film con Brad Pitt. Le premesse sono a dir poco ottime.

Indice:

La trama – Bullet Train recensione

Ci troviamo in Giappone, Ladybug (Brad Pitt) deve salire su un treno e rubare una misteriosa valigetta a dei passeggeri. Niente di più facile, o almeno è quello che sembra. In realtà questo apparentemente semplice furto è solamente l’innesco di una letale reazione a catena. Undici sconosciuti si ritrovano, seppur con motivi differenti, sullo stesso treno. Ma niente avviene per puro caso in Bullet Train. Infatti quello che sembra essere un viaggio tranquillo attraverso le principali città del Giappone si trasforma in una lotta all’ultimo sangue: un tutti contro tutti senza regole e senza esclusioni di colpi. Tra spie, agenti speciali e vendicatori nessuno è davvero chi dice di essere.

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Bullet Train. 87North, CTB Inc., Hill District Media, Sony Pictures Entertainment

Qualcuno sembra muovere dall’alto i fili di una trama complessa. Che si tratti semplicemente di destino o un machiavellico piano escogitato da uno dei personaggi non ci è dato sapere; almeno fino alla fine del film. Oltre a Brad Pitt Bullet Train vanta un cast corale con Joey King, Aaron Taylor-Johnson, Andrew Koji, Sandra Bullock, Michael Shannon e molti altri. Un film ad alta velocità con un ritmo serrato fin dai primi minuti di girato. Una storia che mescola l’azione allo splatter, il thriller ad un umorismo quasi da commedia ma che predilige comunque una scrittura asciutta e solo apparentemente complessa. Il tutto in circa 120 minuti complessivi di girato. Ma alla fine il film funziona?

Divertimento e poco più – Bullet Train recensione

Bullet Train è un film che punta essenzialmente al divertimento. Che si tratti di dialoghi o scene di azione, il senso dell’opera diretta da Leitch è questo. In una veste un po’ fuori dagli schemi, a tratti autoriale a tratti istrionica, spadroneggia una fotografia vivace ricca di colori e contrasti tra complementari sotto luminescenti luci al neon di gusto refniano. Lo capiamo fin da subito senza aver visto i trailer ufficiali di che pasta sia fatto Bullet Train. Un’unica location, diversi protagonisti apparentemente slegati tra loro, ognuno con una sua storia. Una formula che bene o male tutti conosciamo, a partire dal più classico Hitchcock (Nodo alla gola, La finestra sul cortile, Il delitto perfetto) al più recente tarantiniano The Hateful Eight, oppure ,per rimanere sui treni, Omicidio sull’Orient Express (vecchie e nuova edizione), Snowpiercer di Bong Joon-ho o The commuter con Liam Neeson… E tanti altri ancora.

Azione, humor, violenza gratuita, ritmo e montaggio frenetico, colpi di scena, insomma tutto quello che serve per assicurare divertimento per circa due ore di film. Una storia che lega ed intreccia destini di personaggi differenti in un unico grande disegno. E parla proprio del destino la filosofia che muove i fili di Bullet Train, una vicenda dove tutto sembra essere già deciso e predestinato da un volere superiore. A questo percorso inevitabilmente prestabilito, così come lo sono anche le varie fermate di un treno in corsa, si contrappone il caos imprevedibile di Ladybug (Brad Pitt), “la coccinella che trattiene la sfortuna in sé per portare fortuna a chi gli sta intorno“. Le premesse sono a dir poco ottime, il primo atto scorre che neanche ce ne accorgiamo. Ben diverso invece lo svolgimento della storia nel minutaggio rimanente.

Analisi – Bullet Train recensione

Facciamo dunque un doveroso passo indietro (se non due) rispetto a quando scomodavamo nomi del calibro di Tarantino e Ritchie. É innegabile, David Leitch strizza l’occhio ai sopracitati grandi maestri per un aspetto o per un altro. Ma tutt’altra cosa è poi capire quale sia il risultato finale e la messa in pratica di certe “lezioni di cinema”. Come già detto Bullet Train vuole essenzialmente divertire il suo pubblico. Per quanto la storia sia a tratti cupa, cinica e spietata David Leitch rimanda continuamente ad un umorismo da commedia, nei tempi, nell’azione, nei dialoghi. Fin da subito la trama è avvolta nel mistero e l’implicazione di un numero crescente di personaggi protagonisti ci suggerisce che le cose siano più complesse di quello che sembrano. Il film parte dunque con grandi presupposti, veloce, rapido, esplosivo con i tempi ed i ritmi giusti.

bullet train recensione

Bullet Train. 87North, CTB Inc., Hill District Media, Sony Pictures Entertainment

Ma proprio quando Bullet Train dovrebbe entrare nel vivo ecco che si perde qualcosa a livello di una scrittura che non evolve come dovrebbe. La storia parte con le buone premesse iniziali senza svilupparle adeguatamente; ci sono dei personaggi a bordo di un treno che per motivi diversi si muovono guerra l’uno con l’altro, e così è per tutta la parte centrale del film. Si riprende in parte nel finale quando i nodi vengono al pettine, in un terzo atto che, rimanendo in tema di pettini, è tirato un po’ per i capelli. Torniamo dunque al paragone con i due mostri sacri fatto poco sopra. Non c’è una scrittura brillante con una trama che evolve e si arricchisce come accade nei film di Guy Ritchie. Stessa cosa dicasi per il montaggio non così esplosivo come vorrebbe. Inutile anche solo pensare di paragonarlo ad uno screenplay di Tarantino o al suo modo di scrivere personaggi e dialoghi. 

Conclusioni – Bullet train recensione

Sul confronto diretto Bullet Train non raggiunger mai le vette artistiche dei sopracitati cineasti. Poco da fare. Andando a tirare le somme possiamo dire però che in fin dei conti il film funziona. Anche se, viste le premesse, ci aspettavamo un film molto più pretenzioso ed originale. Una storia che si arena nel cuore del racconto per ritrovarsi solo (e neanche troppo bene) nel finale. La ripetitività di alcuni schemi ed un’azione a volte fine a se stessa affossa un pochino il film nel secondo atto senza far evolvere adeguatamente storia e personaggi. Un gran peccato.

Sembra come se si volesse affogare il pubblico con effetti speciali (CG tutto sommato scadente) ed azione. Ma nonostante gli evidenti buchi nella sceneggiatura il film, nel complesso, diverte e funziona, probabilmente in larga parte proprio grazie a Brad Pitt. Bullet Train è un qualcosa di già visto, non ci sono dubbi, ma riesce comunque ad avere una sua vena autoriale ed una sua identità. Un film che vi consigliamo di recuperare e che vi divertirà sicuramente. 

Bullet Train

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Il divertimento è assicurato e il film nel complesso intrattiene
  • I personaggi

Lati negativi

  • La sceneggiatura non è sempre all'altezza e nel secondo atto non evolve come dovrebbe
  • Troppo ripetitivo nella parte centrale

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