Voglio una vita a forma di me: recensione del film Originale Netflix

Recensione del film Netflix diretto da Anne Fletcher con Jennifer Aniston

Voglio una vita a forma di me: recensione. Netflix, azienda statunitense operante nel campo dello streaming e della distribuzione di prodotti seriali e cinematografici, offre nel suo catalogo numerosi prodotti. Tra questi gli Originali Netflix, alcuni molto acclamati da pubblico e critica. Roma, Stranger Things, Black Mirror e Bird Box ne sono un esempio. Altri, tuttavia, sono molto meno forti e decisamente dimenticabili. Si tratta spesso di serie e film con scarsa attenzione ai dettagli tecnici, oppure dalla sceneggiatura banale e non innovativa.

È il caso di questo nuovo film Netflix, tratto dal romanzo Dumplin’ (titolo originale della pellicola) della scrittrice Julie Murphy. Tutto ruota intorno a una madre, ex vincitrice di un concorso di bellezza, e a sua figlia, completamente diversa da lei sia dentro che fuori. Questi due caratteri così distanti si scontrano, ma si avvicinano inaspettatamente nel finale prevedibile e quasi melenso. Ecco quindi Voglio una vita a forma di me: la recensione.

Indice:

Voglio una vita a forma di me: recensione – Trama

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Willowdean Dickson (Danielle Macdonald), soprannominata Will dagli amici e “Polpetta” (Dumplin) dalla madre, è una ragazza piuttosto robusta, che lavora in un fast food di una piccola cittadina del Texas in cui abita. Cresciuta da sua zia Lucy (Hilliary Begley), dalla corporatura simile alla sua, ha un rapporto burrascoso con sua madre Rosie (Jennifer Aniston), una ex reginetta relegata a presidente di giuria dei nuovi concorsi di bellezza. Tra le due si accendono numerose discussioni su quasi tutto: da Lucy ai concorsi, dalla costituzione fisica della ragazza al nomignolo “polpetta”. Nel frattempo Will dovrà fare i conti anche con le amicizie e i primi amori, oltre che con il dolore a seguito di una grave perdita.

Decisa a smascherare l’ipocrisia e i pregiudizi orbitanti attorno ai concorsi di bellezza, si iscrive insieme alle sue amiche, di cui una in carne come lei. La preparazione al galà, tuttavia, le farà perdere di vista il vero obbiettivo, facendola scontrare non solo con sua madre, ma anche con tutte le sue certezze. Ciò le darà l’opportunità di riflettere sul reale valore degli affetti, ma soprattutto di acquisire un coraggio che non pensava di avere.

Voglio una vita a forma di me: recensione – Tecnica

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Un film fatto da donne che racconta le donne. A partire dal soggetto tratto dal romanzo di Julie Murphy (sceneggiato da Kristin Hahn), per passare alla regia di Anne Fletcher, andando poi al cast prettamente femminile e finendo con la colonna sonora della cantautrice country Dolly Parton. Le donne, tutte, sono protagoniste di questa pellicola. La Fletcher fa un lavoro fortemente orientato verso la narrazione, evitando particolarismi tecnici o stilistici, per adottare un approccio più intimista. Sono interessanti le riprese allo specchio, sempre portatrici di picchi emozionali, ma per lo più le inquadrature vertono su Will e il mondo che la circonda.

Le musiche di Dolly Parton, spesso citata e idolatrata dalle protagoniste del film, accompagnano egregiamente le sequenze, risultando sempre coerenti con la trama. Le frasi delle sue canzoni fanno parte dell’impianto dialogico della pellicola, venendo prese come spunti filosofici o di riflessione. Il cast, composto da Danielle Macdonald (presente anche in Bird Box); Jennifer Aniston, vera star del film; Odeya Rush; Bex Taylor-Klaus; Luke Benward e Harold Perrineau svolge il suo compito in maniera certamente dimenticabile. Sono pochi gli exploit recitativi degni di nota: la tendenza è quella di un’interpretazione piatta e poco coinvolgente.

Anche Jennifer Aniston, attrice molto apprezzabile in pellicole del passato, sembra quasi appiccicata, poco integrata con il film. La sua credibilità come ex reginetta è tuttavia totale. La sua parte è ben costruita, sicuramente la più credibile e convincente di tutte. L’attrice è inoltre co-produttrice del film.

Voglio una vita a forma di me: recensione – Temi e conclusioni

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Voglio una vita a forma di me è una commedia tecnicamente mediocre, di cui non si sentiva l’esigenza. Netflix, con questa pellicola, dimostra che a volte la quantità va a scapito della qualità, essenziale per la costruzione di un prodotto apprezzabile. I temi sono poco originali: lo scontro tra genitori e figli, l’importanza dell’amicizia, la voglia di rivalsa, l’approccio problematico con l’amore, la fatica della competizione. È inoltre lungamente (forse anche troppo) trattata la tematica dell’accettazione del proprio fisico, soprattutto tra gli adolescenti, e del bullismo.

La durata è eccessiva: quasi due ore di una ripetizione pressoché continua degli stessi argomenti, differenti solo per il contesto. L’intreccio è inoltre confuso, così come il montaggio. A volte le scene sono sconnesse tra loro e gli eventi accadono senza una precisa logica. Intere parti del film sembrano accadere più per necessità che per una reale conseguenza. In mezzo anche alcune citazioni importanti, come quella della cantautrice Beyoncé.

In conclusione Voglio una vita a forma di me non regge il confronto con le altre commedie adolescenziali, ma nemmeno con gli altri film distribuiti da Netflix. Nota positiva la colonna sonora, il resto può benissimo essere dimenticato senza particolari problemi.

Voglio una vita a forma di me

Voto - 4.5

4.5

Lati positivi

  • Colonna sonora

Lati negativi

  • Sceneggiatura vista e rivista
  • A tratti noioso
  • Durata eccessiva
  • Cast mediocre
  • Confusionario

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