Triple Frontier: la recensione del film Originale Netflix

J. C. Chandor dirige questo film d’azione con Ben Affleck, Oscar Isaac e Charlie Hunnam

Triple Frontier: recensione. Netflix, dopo varie vicissitudini, acquista i diritti di questo lungometraggio d’azione, la cui produzione è passata di casa di produzione in casa di produzione nel corso degli anni. Inizialmente doveva essere la Paramount Pictures a produrre Triple Frontier, e la regia avrebbe dovuto essere affidata alla veterana del genere Kathryn Bigelow. Anche il cast, nel giro di nove anni, ha cambiato diversi nomi. Da Tom Hanks a Johnny Depp, passando poi per Channing Tatum e Tom Hardy, altro attore specializzato nel genere d’azione. Lo stesso Affleck si è prima unito al cast, per poi abbandonare il progetto e tornare definitivamente. Non si tratta del solito lungometraggio fatto di esplosioni e fiamme, o meglio non solo. Sono diversi infatti i temi trattati nelle due ore e quindici minuti di visione, alcuni spunti di importanti riflessioni. Terrorismo, famiglia, amore, amicizia e soprattutto il peso dei soldi sono i protagonisti di questa pellicola Originale Netflix. Ecco quindi Triple Frontier: la recensione.

Triple Frontier: recensione – La trama

Santiago, denominato “Pope” (Oscar Isaac), è alla ricerca di un criminale nascosto nelle foreste sudamericane. Dopo tre anni di minuziose ricerche, tuttavia, non riesce ancora a scovarlo, nonostante l’ausilio della sua informatrice Yovanna (Adria Arjona). Per questo motivo ingaggia alcuni suoi amici, non tutti militari. È così che si forma la compagnia che comprende, oltre a Santiago, Tom (Ben Affleck), William (Charlie Hunnam), Ben (Garrett Hedlund) e Francisco (Pedro Pascal). Ben è un pugile, mentre Tom è un ex militare costretto al congedo, che sopravvive svolgendo l’attività di agente immobiliare. Separato dalla moglie, deve badare alle sue figlie, non riuscendo tuttavia nemmeno a cambiare il suo pick-up ormai sgangherato. Francisco è invece un ex pilota dell’aeronautica, sospeso per aver consumato cocaina.

L’atipico gruppo parte quindi per la sua missione, trovando non poche difficoltà nella cattura del ricchissimo Lorea (Reynaldo Gallegos). Dopo aver sequestrato diverse borse contenenti denaro dalla sua abitazione, danno fuoco all’immobile, con all’interno i corpi del criminale e delle guardie uccise. Se la missione è andata meglio del previsto, il ritorno a casa sarà irto di pericoli e difficoltà. Il gruppo dovrà affrontare delle decisioni importanti, ponderare quelle che sono le reali priorità e agire sulla base della coscienza collettiva.

Triple Frontier: recensione – La tecnica

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La regia del candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale di Margin Call, J.C. Chandor, non differisce molto dall’impostazione tipica dei film d’azione americani. Fin dal primo minuto compare una bandiera a stelle e strisce, per rendere subito l’idea della forte componente statunitense a caratterizzare il lungometraggio. Questa, tuttavia, si scontra con i dialoghi in lingua spagnola e portoghese della popolazione sudamericana locale, sia per quanto riguarda i civili che i nemici da colpire e catturare. A spiccare fin dall’inizio sono i personaggi di Santiago e Yovanna, i quali, apparentemente nemici, sono in realtà dalla stessa parte.

Niente, in questo film Netflix, è lasciato al caso. Interessante la colonna sonora, caratterizzata da sonorità molto forti come il metal. Non sorprende, infatti, la collaborazione di Lars Ulrich, storico batterista dei leggendari Metallica. Il ritmo potente e serrato del metal accompagna diverse parti del film, dalle più tese a quelle più simpatiche, per così dire. Non dispiacciono nemmeno la fotografia di Roman Vasyanov, scura e caratterizzata da colori in prevalenza freddi, e la scenografia di Greg Berry, complici i paesaggi da sogno delle foreste sudamericane, che regalano un verde mozzafiato e un cielo quasi irreale.

Chandor sceglie dei movimenti classici della macchina da presa, per non snaturare troppo l’azione dei suoi protagonisti. Dei brevi piani sequenza, a volte leggermente dall’alto, sono usati per le scene dinamiche, che spesso seguono i mezzi usati per la fuga, come auto, elicotteri e barche. Per il resto la camera rimane fissa, e indugia sui primi piani dei personaggi, spesso inquadrati l’uno di seguito all’altro, in un montaggio che pone l’attenzione sul cast corale. Non c’è infatti un vero e proprio protagonista, in quanto tutti gli ‘eroi’ svolgono una funzione importante nel film.

Triple Frontier: recensione – I temi

Non ci sono degli eroi buoni, come nei più classici film d’azione americani. Tutti i protagonisti sono spinti da un personale tornaconto, che poco ha a che fare con la cattura del criminale Lorea, capro espiatorio per le azioni altrettanto criminali di Tom, William, Santiago, Ben e Francisco. Lo stesso Santiago, nel mettere insieme il gruppo, ammette che le loro gesta prevedono l’infrangere la legge, nonostante l’intento iniziale sia buono. Egli mente anche sul conto della missione ai suoi amici, per convincerli a partecipare.

Ognuno ha propositi diversi. Il capogruppo vuole catturare Lorea, dopo tre anni di tentativi. Come tutti gli altri, però, brama anche il suo denaro, che ricopre tutte le pareti della sua casa. Ben è interessato solo ai soldi, per poter aiutare la sua famiglia in gravi difficoltà economiche. Gli altri, invece, sono spinti da un senso d’avventura e rivalsa, dalla volontà di sentirsi vivi, di spingersi oltre i loro limiti, oltre che, naturalmente, dalla ricchezza.

I temi affrontati sono numerosi. La già ampiamente citata sete di denaro; un patriottismo tuttavia appena citato; il senso di giustizia, utilizzato però solo come scusa per i propri intenti delinquenziali; ma anche fratellanza, amicizia e un grande amore per la propria famiglia. Triple Frontier (il cui titolo fa riferimento alla fascia sudamericana che unisce Paraguay, Argentina e Brasile) è un film che spazia su diversi argomenti, risultando tutto sommato eterogeneo e poco forzato. È presente anche il cliché del criminale religioso: Lorea è un grande devoto, e nonostante le sue gesta poco cristiane, manda tutte le domeniche la sua famiglia in chiesa.

Triple Frontier: recensione – Conclusioni

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Il tema principale, però, è quello del denaro. Nessuno può sottrarsi al fascino del soldo, all’odore delle banconote fresche di stampa, all’enorme potere che il dollaro attribuisce a chi ne è possessore. È inutile: i soldi trasformano anche i migliori in criminali. È questo il sottotesto principale che il film sembra suggerirci. Non solo i protagonisti rischiano di mandare all’aria la missione per raccogliere più denaro possibile dall’abitazione del loro nemico, ma arrivano addirittura a litigare tra di loro.

Non solo: quasi sono restii a buttare di sotto alcuni sacchi pieni di denaro per salvarsi la vita. Sono all’interno di un elicottero pilotato da Francisco, il Pedro Pascal di Narcos e Game of Thrones, e il mezzo finirà per guastarsi ed esplodere, dato il peso (reale e metaforico) dei soldi. È infatti un momento chiave quello in cui Ben brucia una banconota da cento dollari, trovando inizialmente l’opposizione dei suoi compagni, ma distendendo poi l’atmosfera. Verrà infatti seguito dagli stessi, che arrivano a bruciare un intero sacco per scaldarsi. La domanda che il lungometraggio sembra suggerirci è: il denaro vale quanto la vita di un uomo? Nel corso della loro missione verranno infatti uccisi più di quaranta uomini, e anche uno di loro troverà lo stesso destino.

Non un film eccezionale, e tantomeno indimenticabile. Una produzione la cui realizzazione ha visto diversi cambi di direzione, e il cui risultato finale non è niente di che. Un cast azzeccato, una tecnica ben studiata e una sceneggiatura intelligente lo rendono tuttavia un prodotto tutto sommato godibile. Una delle pecche più grandi è, forse, il finale, leggermente moralista, che risulta incoerente con il resto del girato. In conclusione, Triple Frontier non è sicuramente il peggior film Originale Netflix, ma non regge il confronto con altre produzioni di un livello completamente diverso, come i più o meno contemporanei Roma o La ballata di Buster Scruggs.

Triple Frontier

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Sceneggiatura intelligente
  • Cast corale azzeccato

Lati negativi

  • Film non necessario
  • Finale dissonante

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