Le migliori registe della storia del cinema

Ecco una top delle 15 migliori registe donne della storia, capaci di rivoluzionare il mondo cinematografico

Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente.

Queste le parole di Virginia Woolf nel celebre saggio Una stanza tutta per sé, nel quale la scrittrice inglese rivendicava la possibilità per il genere femminile di essere ammesse a una cultura fino ad allora di esclusivo appannaggio maschile. Era il 1929 e l’ambito principale criticato dalla Woolf era quello letterario. Nel 2018 le donne hanno ottenuto numerose conquiste, ma si è ancora lontani dall’ottenere una completa parità di genere a livello sociale e artistico. La cultura sembra rimanere ancora in gran parte in mano alla controparte maschile e ciò si ripercuote anche nell’espressione cinematografica.

Per questo risulta davvero importante e necessario dare risalto a voci che rappresentino la prospettiva femminile anche nel campo cinematografico. Negli ultimi vent’anni la cifra di presenze femminili nei ruoli strategici del cinema è incredibilmente diminuita, rendendo completamente inefficaci le campagne per le pari opportunità come le famose #MeToo e #TimesUp. Le statistiche attuali dicono che su 250 film, appena il 7% sono diretti da donne e nel complesso le quote rosa impegnate nel cinema non salgono oltre il 17% totale. Diversità e inclusione sembrano rimanere ancora concetti lontani dalla realtà del cinema.

Eppure sono moltissime le registe che hanno creato e innovato il cinema, a partire da quello delle origini fino a quello contemporaneo. Un viaggio lunghissimo che parte da Leni Riefenstahl fino ad arrivare a Greta Gerwig, passando per Lina Wertmüller, Jane Campion e Kathryn Bigelow. Questa top 15 registe donne nasce dall’esigenza di mettere in rilievo l’importanza della libertà personale per creare qualsiasi forma d’arte, sottolineando il valore del punto di vista femminile in un mondo ancora troppo dominato da un sistema patriarcale.

**La rassegna è in ordine per data di nascita delle registe prese in considerazione**

Top 15 registe donne

1. Leni Riefenstahl (1902-2003) – Migliori registe donne

Celebre cineasta tedesca, è stata una delle prime e più importanti registe della storia del cinema. Diverse le polemiche per il suo coinvolgimento nel Regime nazista come collaboratrice cinematografica. Opere infatti come Il Trionfo della volontà e il documentario Olympia portano il peso storico di essere cinema di propaganda, massime espressioni dell’ideologia nazista.

Ma la Riefenstahl è stata visionaria nell’utilizzare il cinema come testimonianza sociale, indagandone il riflesso sintomatico e latente del Reale. La regista tedesca è stata pioniera di diverse tecniche cinematografiche come l’utilizzo di diverse angolazioni di ripresa, molti campi lunghi e cineprese montate su un pallone aereostatico per le riprese dall’alto. Venne notata da Hitler in persona per la sua ricerca estetica e per la sua forza di visione, tanto da gettare numerose ombre sul suo nome.

La verità è che la Riefenstahl non fu mai coinvolta in attività politiche e dopo la caduta del Terzo Reich, si dedicò quasi completamente alla fotografia, recandosi nel Sudan meridionale. Qui visse per otto mesi tra le tribù dei Nuba e i suoi reportages colpirono per la rara bellezza. Qualche anno dopo si appassionò di fotografia subacquea, continuando a girare documentari fino alla fine dei suoi giorni.

2. Agnes Varda (1928 – ) – Registe donne

Regista belga, Agnes Varda nasce come fotografa lavorando per Jean Vilar. Formazione che si ripercuoterà nella produzione di tutti i suoi film e documentari, dai quali emerge l’importanza del rapporto tra cinema e fotografia. Nel 1954 realizza il suo primo lungometraggio, La pointe courte con Philippe Noiret come interprete, portando un soffio di libertà nel cinema francese. Tale film farà di lei una rappresentante della Nouvelle Vague, etichetta però sempre rifiutata dalla regista.

Il tocco profondo e originale della Varda le è valsa la candidatura della sua ultima opera Visages, Villages ai Premi Oscar 2018 nella categoria miglior documentario. Insieme al fotografo franco-tunisino JR, la regista ha dato vita a una specie di esperienza totale, psicologica e mentale, capace di trasmettere un’allegria smisurata attraverso un viaggio fatto di volti e villaggi.

Felicità e allegria che hanno sempre contraddistinto la sua forza creatrice alimentata da una capacità tecnica invidiabile. Tutto ciò le ha permesso di sconfiggere scetticismo e pregiudizi in un periodo molto difficile per l’espressione artistica della donna. Regista di perle come Il verde prato dell’amore e Senza tetto né legge, Agnes Varda è stata una vera e propria pioniera della creatività femminile nel mondo del cinema. Nel 2018 le è stato assegnato l’Oscar alla carriera.

3. Lina Wertmüller (1928 – ) – Film registe donne

La signora del cinema italiano. Lina Wertmüller ha contribuito a scrivere la storia del cinema italiano con i suoi 33 film e le sue 32 sceneggiature. Iscrittasi a soli 17 anni all’Accademia Teatrale di Pietro Sharoff, regista russo allievo di Stanislavskiy, la Wertmüller sviluppa inizialmente un amore viscerale per il teatro. Collaborerà così con celebri registi teatrali tra i quali Salvini, De Lullo, Garinei e Giovannini.

A dare una svolta alla sua carriera è l’incontro con Federico Fellini, quando trentaduenne diventa aiuto regista nei film La dolce vita e  . Nel frattempo lavora alla sua prima regia, I basilischi, ritratto autentico di un gruppo di vitelloni di un paesino del Sud. Il film conquisterà il Festival di Locarno e otterrà ben 14 premi in tutto il mondo. Dal successo del suo primo film, la regista romana firmerà successi uno dopo l’altro.

Indimenticabili per regia e scrittura film come Mimì metallurgico ferito nell’onore, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, Pasqualino Settebellezze. Sarà proprio con quest’ultimo che Lina Wertmüller nel 1977 diventerà la prima donna in assoluto a ricevere una nomination agli Oscar per la miglior regia. Film che valse anche la nomination come migliore attore per Giancarlo Giannini, vero e proprio attore feticcio della regista a partire dagli anni Sessanta. Merito del talento e della visionarietà della Wertmüller l’aver lanciato inoltre due grandi attrici del panorama cinematografico italiano come Mariangela Melato e Valeria Golino.

4. Nora Ephron (1941-2012) – Migliori film registe donne

La regina della commedia sentimentale, capace di farsi largo in un mondo duro come quello del cinema americano. Nora Ephron è stata un vento di novità per la cinematografia statunitense, grazie alla sua capacità di raccontare di sé e delle donne in una maniera nuova. Ha saputo infatti incanalare la sua qualità di sceneggiatrice e regista  in un genere particolare, particolarmente riconoscibile da quello femminile.

Ecco quindi prendere vita le Sally Albright, le Annie Reed e le Kathleen Kelly (tutte interpretate dalla splendida Meg Ryan), personaggi nei quali il pubblico femminile si è ritrovato e riconosciuto. Nora Ephron è stata tra le migliori registe donne ad aver affrontato la gestione e risoluzione di vicende sentimentali. Film come Insonnia d’amore e C’è posta per te sono entrati nell’immaginario comune proprio per la loro limpidezza nel parlare al genere femminile e non solo. Indimenticabile inoltre Harry, ti presento Sally…, film di cui ha curato la sceneggiatura, famoso per la scena del finto orgasmo di Meg Ryan alla tavola calda.

È stata sposata con Carl Bernstein, il reporter del Washington Post che con Bob Woodaward realizzò lo scoop dello scandalo Watergate. Dalla fine del loro matrimonio, la Ephron ha tratto il soggetto per la realizzazione della commedia Heartburn – Affari di cuore, con la coppia Meryl Streep-Jack Nicholson. La storia di Nora Ephron racconta anche e soprattutto la capacità di una donna di ritagliarsi il proprio angolo di potere in un universo prevalentemente maschile.

5. Agnieszka Holland (1948 -) – Registe donne

Regista e sceneggiatrice polacca, Agnieszka Holland è stata intimamente influenzata dal cinema polacco e dalla scuola praghese, che hanno contribuito alla sua formazione culturale insieme alla Nouvelle vague francese. Ha frequentato la FAMU, la celebre scuola di cinema di Praga, formandosi sotto i registi Miloš Forman e Ivan Passer. Incarcerata dopo la Primavera di Praga, fu costretta all’esilio dopo il colpo di Stato del 1981, trasferendosi così a Parigi.

La Holland passò alla ribalta delle scene europee nel 1979 con Attori di provincia, diventato film di culto in patria. Gli anni dell’esilio coincisero videro la sua affermazione artistica e contribuirono allo sviluppo di uno stile libero e personale. Ecco così che nel 1985 gira Raccolto amaro, incentrato sulle vicende di una donna ebrea in fuga obbligata a nascondersi dai nazisti, che nel 1986 le valse una nomination all’Oscar per il miglior film straniero. Sarà poi con Europa Europa ad incantare il pubblico europeo, tanto da vincere un Golden Globe come miglior film straniero. Ha anche aiutato l’amico Krzysztof Kieślowski per la sceneggiatura della Trilogia dei colori.

Agnieszka Holland ha diretto autori del calibro di Leonardo DiCaprio (Poeti dall’inferno) e possiede uno degli sguardi più liberi e acuti del panorama femminile europeo. I suoi film sono spesso legati alle tematiche complesse della famiglia, della sessualità e del conflitto con la storia. Capace di creare nei suoi film uno spazio aperto e ambiguo, i suoi film hanno più volte colpito per la riflessiva sospensione con cui si chiudono.

6. Chantal Akerman (1950-2015) – Film registe donne

Nata in una famiglia di ebrei polacchi emigrati in Belgio, Chantal Akerman è considerata una dei più importanti registi europei della sua generazione. Innamoratasi del cinema dopo aver visto il film Pierrot le fou di Jean-Luc Godard, si iscrive all’INSAS, la Scuola dell’Arte e dello Spettacolo belga. Abbandonati successivamente gli studi all’Università Internazionale del Teatro di Parigi, si dedica al suo primo cortometraggio, Saute ma ville (1968). Ha così inizio il suo prolifico percorso sperimentale.

Nei dodici minuti di Saute ma ville è presente già il motivo centrale di tutti i film della Akerman: l’ossessione per lo spazio domestico. La casa nella produzione della regista è sempre stata vista come un luogo capace di riparare ma anche di annientare, all’interno della quale i corpi si muovono irrequieti e tormentati. La Akerman sembra suggerirci che ognuno rimane blindato dentro sé stesso e sarà il motivo centrale del suo capolavoro, Jeanne Dielman, 23, quaidu Commerce, 1080 Bruxelles del 1975.

Considerato dal New York Times il primo capolavoro femminile della storia del cinema, si tratta di un film iperrealista, che racconta tre giorni della vita di una donna sola. L’eredità del film è ancora visibile oggi in pellicole del calibro di Carol di Todd Haynes, candidato a ben sei premi Oscar. Non è un caso infatti che la Akerman si sia impegnata negli anni Settanta nel movimento femminista, entrando a far parte del gruppo di Babette Mangolte. I suoi film diedero un fondamentale impulso al movimento denominato “avanguardia femminista”, dove sarebbero stati proprio l’irrompere del corpo e del desiderio femminile a indicare nuovi codici e nuove parole nel mondo cinematografico.

7. Kathryn Bigelow (1951 – ) – Migliori film registe donne

Well, the time has come“. Queste le parole di Barbra Streisand che nel 2010 sancirono un momento storico per il mondo del cinema. Finalmente l’Oscar per la miglior regia si tingeva di rosa. Il tempo era finalmente giunto e Kathryn Bigelow rivoluzionò a suo modo l’intero panorama cinematografico con The Hurt Locker, vincitore di 6 premi Oscar e diversi riconoscimenti internazionali. Il film, incentrato sul dramma della guerra in Iraq, superò in cinque categorie persino il favoritissimo Avatar di James Cameron, marito proprio della Bigelow.

Kathryn Bigelow è stata così la prima regista donna ad aver vinto un Oscar, dopo che solo altre tre erano riuscite a ottenere una candidatura (Lina Wertmüller, Jane Campion e Sofia Coppola). Regista fuori dalle regole, si mette in luce a partire dal 1987 con Il buio si avvicina, anche se il successo arriverà con Blue Steel – bersaglio mortale nel 1989. Successivamente firmerà altri successi come Point Break e Il mistero dell’acqua, fino a virare completamente sul cinema di guerra. The Hurt Locker e Zero Dark Thirty nel giro di quattro anni costituiscono i capisaldi della sua filmografia. Nel 2017 firma il suo ultimo lungometraggio, Detroit, incentrato sui violenti scontri di genere avvenuti nella metropoli americana nel luglio 1967.

Dopo gli inizi all’insegna della sperimentazione e dell’avanguardia, la Bigelow decise di abbandonare le produzioni indipendenti per tentare di dare risalto alla prospettiva femminile anche nelle major hollywoodiane. Questo non le ha mai impedito però di abbandonare la sua ricerca autoriale. È proprio grazie a ciò che la regista ha realizzato opere in cui i ritmi e le cadenze da film d’azione convivono con la complessità e lo spessore umano dei personaggi, combinate alla più struggente attualità.

8. Jane Campion (1954 -) – Migliori registe donne

Regista neozelandese, Jane Campion è stata la prima e unica donna a vincere la Palma d’Oro a Cannes per il suo film più importante, Lezioni di Piano. Amatissima in tutto il mondo, la Campion ha da sempre saputo affrontare con estrema sensibilità il tema delle donne e del femminismo. Laureata in antropologia, si innamora dell’arte e del cinema dopo un intenso viaggio in Italia. Tornata in patria, si iscriverà all’Australian School of film Television and Radio, iniziando la carriera di regista.

Debutta sul grande schermo nel 1989 con Sweetie e otterrà un grande successo di pubblico due anni dopo con Un angelo alla mia tavola, pellicola basata sulle autobiografie della scrittrice Janet Frame. Ma è nel 1993 che Jane Campion porta all’attenzione mondiale la prospettiva femminile con Lezioni di Piano. Al centro ci sono le donne con le loro passioni, debolezze e fragilità d’animo, capaci di essere al tempo stesso le peggior nemiche di sé stesse. Le tanto famose lezioni di piano sono lezioni di vita ed è attraverso la musica che la protagonista riesce a sopravvivere in un mondo difficile.

L’emancipazione femminile torna anche in altre pellicole come Ritratto di signora e In the Cut, con la sensuale Meg Ryan. Jane Campion è tra le registe più apprezzate dalla critica soprattutto per privilegiare la sfera razionale piuttosto che quella romantica. Ha spesso rappresentato donne oppresse e maltrattate che vivono in condizioni sfavorevoli, riuscendo a trasmettere frammenti di inadeguatezza e irrequietezza. Potente e diretta, è tra le migliori registe donne del panorama cinematografico mondiale.

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9. Mira Nair (1957 -) – Registe donne

Si cambia completamente prospettiva con Mira Nair, la migliore regista indiana che il cinema ha saputo regalarci. Che l’industria cinematografica indiana sia la più prolifera al mondo è ormai un dato acquisito. Tuttavia i suoi protagonisti non hanno ancora la fama dei colleghi europei e americani. Mira Nair è riuscita a farsi un nome al di là dei confini geografici e sociali.

Lasciata l’India per iscriversi ad Harvard, la Nair sarà fortemente influenzata dal distacco con la propria famiglia e casa. Nei suoi film, infatti, l’immigrazione, le difficoltà di inserimento in un’altra realtà e il ritorno alla terra d’origine sono tematiche che si intrecciano in modo ricorrente. Temi che tornano anche in Salaam Bombay!, primo lungometraggio del 1988, che varrà alla Nair una nomination agli Oscar. Nel 1990 la regista indiana dirigerà Denzel Washington in Mississippi Masala, tormentata storia d’amore tra un afroamericano e una ragazza indiana. Ma l’ascesa della carriera di Mira Nair non si ferma e continua fino al 2004. È l’anno infatti del kolossal in costume Vanity Fair, nel quale si troverà a dirigere un’altra star di Hollywood, ovvero Reese Whiterspoon.

Il tema del ritorno alla terra d’origine e le difficoltà a immergersi in una cultura diversa sono più che mai presenti in The Namesake – Il destino del nome. Proprietaria della Mirabai Films, Mira Nair è stata insignita del premio Pride of India per il suo contributo alla diffusione dell’arte cinematografica indiana. Nel 2012 è tornata sul grande schermo con Il fondamentalista riluttante, pellicola nella quale riflette sul fondamentalismo religioso ed economico.

10. Lone Scherfig (1959 -) – Film registe donne

Regista danese, Lone Scherfig ha ottenuto i suoi primi riconoscimenti in ambito internazionale grazie a Italiano per principianti. Il film è stato il primo ad essere girato da una donna all’interno dei principi di Dogma 95, movimento cinematografico creato da Lars von Trier e Thomas Vinterberg, fondato su un decalogo di regole ben precise. La Scherfig si era già fatta notare precedentemente per The Birthday Trip e per On Our Own, vincitore del Gran premio della giuria al Festival di Montreal.

Nel 2002 dirige il suo primo film in lingua inglese, Wilbur Wants to Kill Himself, scritto in collaborazione con Anders Thomas Jensen. Il film ottiene numerosi riconoscimenti e la lancerà sempre di più nel panorama cinematografico europeo fino ad arrivare a dirigere An Education nel 2009, su sceneggiatura dello scrittore Nick Hornby. Il film segue le vicende di una giovane sedicenne (Carey Mulligan) che si innamorerà di affascinante trentenne (David Goldman), rimanendone però irrimediabilmente ferita.

Nel 2011 dirige One Day con Anne Hathaway e Jim Sturgess, film romantico capace di dare un ritratto potente e nostalgico di un amore destinato a ritrovarsi. Analizzando lo sviluppo artistico della Scherfig, è possibile notare come la regista sia passata dall’essenzialità di una regia come Italiano per principianti ad un’estetica più classica con An Education e One Day. La sensibilità di Lone Scherfig di affrontare le tematiche amorose e relazionali è tra le più delicate del mondo cinematografico, qualità riconosciutale dalla critica mondiale.

11. Susanne Bier (1960 – ) – Migliori film registe donne

Susanne Bier è una delle più importanti registe danesi ed europee in generale. Come Lone Scherfig, prese parte al movimento Dogma 95, girando Open Hearts nel 2002, raccontando un’intricata storia di sensi di colpa e rimpianti del passato. Nella sua filmografia centrale è proprio il ritorno del passato, come forza tragica e scatenante della storia. Si veda a tal proposito Non desiderare la donna d’altri, pellicola che farà conoscere la Bier in tutto il mondo. Il racconto verrà ripreso da Jim Sheridan, che ne farà un remake (Brothers) in chiave americana. Il film si aggiudica il titolo di Miglior Film Straniero al Sundance Film Festival del 2005.

La regista ottenne numerosi riconoscimenti già all’inizio della sua carriera. Basti pensare alla commedia romantica Den Eneste Ene, tra i cinque film più visti della storia del cinema danese. Oppure a Una volta nella vita, incentrato sulla storia di una donna, madre di quattro bambine ossessionate dall’amore per la musica. La Bier otterrà inoltre la nomination all’Oscar per miglior film straniero nel 2006 grazie a Dopo il matrimonio. Ciò sarà le aprirà la porte di Hollywood.

Eccola dirigere Halle Berry e Benicio del Toro in Noi due sconosciuti nel 2008. La Bier entra così in quella schiera di registi europei in grado di raccontare piccole storie personali, tragiche e commoventi. Sarà così anche nel 2010 con In un mondo migliore, vincitore del premio Oscar 2011 come miglior film straniero. Il film segue le vicende di due giovani che entrambi soli che stringeranno un’amicizia pericolosa. Tra le ultime produzioni della regista troviamo il drammatico Second Chance e l’horror Bird Box, produzione Netflix con protagonista Sandra Bullock.

12. Lana e Lilly Wachowski (1965/1967 -) – Registe donne

In una lista delle migliori registe donne che mira a smontare ogni confine e pregiudizio di genere, non possono mancare le sorelle Wachowski. Entrambe le donne si sono sottoposte a un cambio di sesso, dopo aver fatto coming out rispettivamente nel 2012 e nel 2016. Le due registe transgender sono famosissime per aver firmato la trilogia di Matrix, interpretata da Keanu Reeves, Laurence Fishburne e Carrie Ann Moss, rivoluzionando completamente il cinema di fantascienza.

La visionarietà delle due sorelle vanta solamente di nove regie in quindici anni di carriera, ma l’impatto che hanno avuto nel mondo della sceneggiatura è stato incredibile. Porta ad esempio la loro firma l’action movie del 1995 Assassins, che segue le vicende di due killer professionisti nemici giurati. Il loro nome compare anche nella sceneggiatura di uno dei film più famosi della cinematografia recente, ovvero V per Vendetta, diretto da James McTeigue, con protagonisti Hugo Weaving e Natalie Portman.

Da non dimenticare il fortunato Cloud Atlas del 2012, diretto dalle due sorelle che danno vita a un progetto decisamente ambizioso. Sei storie ambientate in sei epoche diverse, legate da un filo immaginario e spirituale, a simboleggiare come tutto sia connesso e ogni individuo è influenzato e può influenzare l’epoca successiva. Idea che torna in gran parte anche nel prodotto televisivo Sense8, serie tv distribuita dalla piattaforma Netflix, rivelatasi fin da subito un grande successo. Visionarie, anticonformiste, originali. Le sorelle Wachowski sono tra le migliori registe donne della storia del cinema.

13. Sofia Coppola (1971 -) – Film registe donne

Se si parla di registe donne non si può non far menzione della capofila delle registe contemporanee. Sofia Coppola, figlia di una leggenda come Francis Ford Coppola, non solo ha dovuto passare attraverso disparità di genere, ma ha dovuto sopportare anche forti pregiudizi. Etichettata troppo spesso come raccomandata, soprattutto dopo aver rivestito il ruolo di Mary ne Il Padrino III al posto dell’indecisa Wynona Rider, è riuscita a farsi largo con le unghie e con i denti nel mondo cinematografico.

Costruitasi una sua precisa identità, nelle sue pellicole ha affrontato tematiche importanti come quelle delle sessualità, la morte e i rapporti umani da un punto di vista completamente differente. Nel 1998 debutta come regista con il cortometraggio Lick The Star, ma sarà con Il giardino delle vergini suicide che otterrà il meritato successo. Un’opera onirica e poetica, che colpirà la critica in maniera unanime. Questo piccolo assaggio di riconoscimenti la spingerà a fare di più, ed ecco Lost in Translation, ambientato a Tokyo. Grazie alle performance di Scarlett Johansson e Bill Murray, il film è diventato un vero e proprio cult del cinema indipendente.

Qualche anno dopo, Sofia Coppola girerà Marie Antoinette, la storia della regina di Francia riletta in chiave pop, con Kirsten Dunst protagonista. Nel 2010 esce Somewhere, che racconta la storia di un attore allo sbando che rivaluterà tutta la sua vita grazie alla visita della figlia undicenne. Il film vincerà il Leone d’oro alla 67° Mostra di Venezia. Dopo l’esperienza di Bling Ring, Sofia Coppola torna alla regia nel 2017 con L’inganno (The beguiled), molto apprezzato dalla critica tanto da conferirle il premio come miglior regista al Festival di Cannes 2017. Sembra proprio che la figlia d’arte si sia fatta strada col machete nella giungla delle critiche e dei pregiudizi.

14. Ava DuVernay (1972 -) – Migliori film registe donne

Tra le migliori registe donne di sempre, Ava DuVernay ha dovuto affrontare difficoltà e pregiudizi anche a causa della sua discendenza afroamericana. Ma il suo sguardo disincantato sull’America nera le ha permesso di emergere nella spietata industria cinematografica americana. È così che la DuVernay è diventata la prima donna afroamericana a ricevere una nomination al Golden Globe e al Critics Choice Award come miglior regista per il film Selma – La strada per la libertà.

Portavoce dei diritti delle donne, è una delle voci di punta del cinema nero. A tal proposito ha collaborato con Oprah Winfrey, nel tentativo di dare risalto al racconto della storia afroamericana. La famiglia della DuVernay vive infatti in Alabama, stato sudista famoso per la discriminazione razziale che ha macchiato di sangue decenni di storia americana. Le radici da giornalista hanno influito molto sulla sua produzione cinematografica e nelle sue sceneggiature documentaristiche. Si veda ad esempio proprio Selma, che le permetterà di essere la prima regista di colore ad aver diretto una pellicola nominata come miglior film dall’Academy Award.

Diventata celebre in patria con Middle of Nowhere, Ava DuVernay è anche la prima donna afroamericana ad aver ottenuto il premio come miglior regista al Sundance Film Festival del 2012. Con il documentario targato Netflix, XIII Emendamento, la regista ha dimostrato ancora una volta il suo impegno per i diritti sociali non solo delle donne, ma del popolo afroamericano in generale. Vera e propria attivista, si è guadagnata meritatamente un posto nella giuria del Festival di Cannes 2018.

15. Greta Gerwig (1983 -) – Migliori registe donne

Fa strano vedere in una rassegna delle migliori registe donne proprio Greta Gerwig, giovane trentacinquenne famosa più per le prove attoriali che per i meriti registici. Ma la Gerwig rappresenta quel vento di ispirazione e di ricchezza contenutistica che da sempre hanno caratterizzato le donne e che continueranno ad alimentare la fiamma della loro creatività. Rappresenta quindi quel collegamento necessario tra passato e futuro per essere d’esempio alle nuove generazioni di artiste.

Alle sue spalle Greta Gerwig ha una lunga permanenza nel movimento cinematografico indipendente noto come Mumblecore, che ha come principali caratteristiche i budget sottocosto. Esordisce come attrice in LOL del 2006, recitando la parte dell’adolescente ribelle. Collaborerà poi insieme a Joe Swanberg alla sceneggiatura dei film Hannah Takes the Stairs e Nights and Weekends. La sua carriera da attrice continua con Amici, amanti e… con Natalie Portman e Ashton Kutcher e nel 2012 recita in To Rome with love, commedia diretta da Woody Allen. Nello stesso anno è anche la protagonista di Frances Ha, piccola perla diretta da Noah Baumbach, scritta insieme proprio alla Gerwig.

Ma l’esordio alla regia arriva con Lady Bird, ritenuto da molti come la rivelazione della scorsa stagione cinematografica. Candidato a 5 Premi Oscar e vincitore di 2 Golden Globe, Lady Bird mette in luce tutta l’abilità scrittoria di Greta Gerwig. Intenso ed emozionante, l’intreccio costante tra madre e figlia, casa e mondo, porta l’opera decisamente su un altro livello. Delicato, dolce e veritiero, la Gerwig è stata capace di rappresentare con leggerezza l’incanto dell’adolescenza. E se questi sono i nuovi talenti nella mondo della regia, le donne hanno che di stare tranquille.

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