Quentin Tarantino: 10 personaggi iconici dei suoi film

La redazione propone alcuni dei personaggi più degni di nota della filmografia tarantiniana

56 anni, 2 premi Oscar, 9 film e incassi da record: il più alto, a livello mondiale, ammonta a 425.373.688 $. Questi i numeri di Quentin Tarantino, regista, sceneggiatore, attore e produttore americano. Comincia la sua carriera come regista all’inizio degli anni novanta, raggiungendo il successo di critica con il film di debutto Le iene. Ma è con il lavoro successivo, Pulp Fiction, che arriva la vera e propria fama, tanto che vince il primo premio al Festival di Cannes, viene candidato a 7 categorie degli Oscar 1995 e vince quella per la miglior sceneggiatura originale. Nel 2013 si aggiudica la sua seconda statuetta per la migliore sceneggiatura originale di Django Unchained e dal 2015 il suo nome è presente tra le celebrità della Hollywood Walk of Fame.

Amato o odiato a causa della sua passione smodata per lo splatter, ha il merito di aver diretto delle pellicole che sono diventate dei classici imperdibili per gli appassionati della Settima Arte, e le sue storyline sono sempre arricchite da omaggi a film e registi del passato, oltre che da super cast. Tarantino ha dichiarato più volte che la sua volontà sarebbe quella di fermarsi a dieci film, e attualmente siamo a quota nove. In attesa di scoprire se il regista vorrà privarci delle sue innegabili doti o se invece si tratti di una trovata mediatica, vediamo insieme quali sono 10 personaggi iconici che sono comparsi nelle sue pellicole.

Indice

Gli anni Novanta – Tarantino personaggi iconici

Mr Pink de Le iene  (1992)

E da allora ho giurato che se un lavoro non mi convinceva, li mandavo tutti a fanculo; e anche stavolta non l’ho fatto … Per i soldi, cazzo! (Mr. Pink)

Tra i sei rapinatori, è quello più pignolo e pedante, sempre pronto a lanciarsi in lunghe discussioni al limite tra il serio e l’“ignorante”. È la visione del regista del classico americano medio cresciuto a pane e cultura di massa. Come dimenticare la scena in cui, a cena con i colleghi, sproloquia sul gesto di lasciare una mancia alla cameriera? Prendendo come scusa un argomento banale come dare o meno dei soldi extra ad un dipendente di un diner, Pink critica la società. Detesta essere obbligato a fare qualcosa solo perché è consuetudine e perché tutti sono moralmente obbligati. Vorrebbe sentire dentro quel gesto.

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Pink spiega che se il prossimo, identificato nella cameriera, avesse fatto qualcosa non richiesto dalle proprie mansioni e se lo meritasse davvero, allora potrebbe spendere del denaro in più. Ma se la persona in questione si è solamente attenuta agli obblighi della professione, lui non vede il motivo di premiarla. Il personaggio prosegue nelle sue riflessioni: è sbagliato che la società ci imponga di lasciare le mance / prestare attenzione solo a determinate categorie, anche se ce ne sono di più che svolgono gli stessi compiti. Per esempio, perché siamo abituati a lasciare dei soldi extra ai camerieri dei ristoranti, e mai a quelli dei fast food? Non fanno in fondo lo stesso lavoro?

Partendo da uno spunto banale, Mr Pink coinvolge lo spettatore in una serie di elucubrazioni mentali che però nascondono poca superficialità e molta saggezza, se applicate a un contesto più nazionale. Il personaggio è interpretato da Steve Buscemi, attore che colpisce soprattutto per i tratti somatici e il modo di parlare nervoso.

Jules di Pulp Fiction (1994) – Tarantino personaggi iconici

Dobbiamo togliere la macchina dalla strada, gli sbirri tendono a notare cose tipo guidare una macchina inzuppata di sangue. (Jules)

Il suo monologo su Ezechiele, 25:17 è entrato nella storia. Complice, nel nostro caso, anche il doppiaggio italiano di Luca Ward. Tra i personaggi iconici di Tarantino, troviamo quello impersonato da Samuel L. Jackson, un uomo senza peli sulla lingua, al servizio del temuto mafioso Marsellus Wallace. Si tratta di un uomo estremamente ligio al dovere, che fa del lavoro la sua ragione di vita, una missione per conto di qualcosa di più grande. Jules infatti è molto credente, e recita a memoria il pezzo di Ezechiele ogni volta che si ritrova a dover uccidere qualcuno per lavoro. È fermamente convinto che l’uomo debole sia soggetto ai soprusi degli egoisti e dei malvagi.

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È necessario quindi che qualcuno prenda in mano la situazione e guidi i più fragili verso un cammino fatto di carità e altruismo, e chi si perderà lungo la strada, verrà ritrovato. Condannando chi lo ha spinto alla perdizione. Secondo Jules, uccidere chi se lo merita corrisponde ad una giustizia divina: lui ne diventa il servitore più devoto. Durante lo svolgimento della storia, l’uomo avrà modo di cambiare, come in una sorta di viaggio di formazione. Che gli darà anche l’opportunità di rivedere la sua carriera lavorativa e le scelte di vita: da lavoratore obbediente, a “nuovo Messia” con uno scopo più alto. Nella sua figura, Tarantino mescola influenze filosofiche, precetti religiosi, un modo pratico e concreto di approcciarsi alle difficoltà e un uomo che, sotto tutto questo, sente ancora di non essere adeguato.

Jackie di Jackie Brown (1997)

Prova solo a fare una mossa falsa e ti ritrovi il cervello sulle mie tende. (Jackie)

La protagonista, interpretata da Pam Grier, è una quarantenne che lavora come hostess, ma che per arrotondare diventa complice di un trafficante di armi, il quale deve trasferire illegalmente dei soldi dentro e fuori gli Stati Uniti. Non tutto però va come previsto; Jackie viene scoperta e dovrà decidere se cedere e collaborare con la giustizia, oppure continuare il suo sodalizio con un trafficante che minaccia di ucciderla. Lei è una donna tormentata, nervosa, vittima del razzismo e molto fragile, seppure coraggiosa.

Sembra che tutto ciò che fa sia finalizzato ad una condizione che brama da sempre: essere libera. Per questo non sa se perseguire il suo obiettivo tramite la via della giustizia oppure tramite un’ingente quantità di soldi. È terrorizzata dal fatto che se perderà il lavoro di hostess, sarà costretta a iniziare una nuova vita, buttando alle ortiche la fatica e la sofferenza che l’hanno portata dov’è oggi. Il problema però, è che sente di non avere nulla da cui ricominciare. Per questo, non la spaventa più il mondo dei trafficanti e dei soldi sporchi, dato che ha raggiunto la consapevolezza di essere una donna che rischia di perdere tutto.

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La bellezza di Jackie è che risulta molto vera, tangibile; è facile provare empatia per lei. È lontana dal Tarantino a cui siamo abituati, con figure che si esprimono tramite citazioni bibliche e compiono azioni esagerate. Qui tutto è verosimile e lo spettatore si trova ad avere a che fare con un personaggio che agisce per cognizione di causa ed è molto scaltro. Spesso siamo abituati a trovare personaggi piatti o che commettono azioni alle quali non troviamo un senso, ma in questo caso non avviene.

I primi anni Duemila – Tarantino personaggi iconici

Beatrix di Kill Bill: Volume 1 (2003) e Kill Bill: Volume 2 (2004)

Per andare pari, pari veramente, dovrei uccidere prima te, poi andare su da Nikki, ucciderla, aspettare tuo marito, il dottor Bell, e uccidere anche lui. Così saremmo pari, Vernita. Quel che si dice “quadratura”. (Beatrix)

Questa storia parla di vendetta, determinazione e forza d’animo. Caratteristiche che corrispondono alla personalità della protagonista, che è abile nelle arti marziali e si identifica in un personaggio femminile “tosto”. Al tempo stesso però è afflitta dal dolore per la perdita della figlia e dell’amore. Dopo il trauma, riorganizza la sua vita intorno ad uno scopo preciso e letale: uccidere chi le ha causato così tanta sofferenza, attuando così la sua vendetta. Combatte a sangue freddo e pensa con sveltezza e brutalità, che è molto forte agli occhi dello spettatore, considerate le condizioni con le quali era partita nel film.

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Una sorta di donna angelo dello Stilnovo, sposata e con un bimbo in grembo, che si scontra all’improvviso con la crudeltà del mondo. Che è quindi una Sposa ferita, ma anche e soprattutto una Madre addolorata. L’aspetto materno e il senso di protezione della donna emergono in chiusura dei due film, e quello che Beatrix desidera è la redenzione, in una sorta di accezione religiosa e mistica. L’unica rinascita che è obbligata a testimoniare è proprio la sua, non potendo riportare in vita i suoi cari. Si tratta di un personaggio “doppio” tuttavia, nonostante abbia sofferto per la perdita, non si fa scrupoli a prendere la vita di altri. Anche se il fuoco che la muove è alimentato dalla vendetta e dalla giustizia. Beatrix, che ha contribuito al successo mondiale di Uma Thurman, riesce ad entrare in empatia con lo spettatore, e si fa voler bene nonostante le sue azioni riprovevoli e grazie alla manifestazione di un ventaglio emotivo ben costruito.

Zoë di Grindhouse – A prova di morte (2007) – Tarantino personaggi iconici

[Dopo aver fatto andare fuori strada l’auto di Zoë] Questo sì che è spassarsela! (Stuntman Mike)

Zoë Bell è una stuntwoman nella vita reale, e in questa pellicola impersona in sostanza se stessa, tanto che il nome della protagonista è uguale. La donna è stata anche la controfigura di Uma Thurman in Kill Bill, e in Grindhouse è il centro di una delle scene acrobatiche più memorabili della cinematografia tarantiniana. Stiamo parlando di un personaggio non troppo approfondito, a tratti nonsense, che non permette mai del tutto allo spettatore di immedesimarsi e di creare un legame emotivo. Zoë, come gli altri, sotto l’ironia macabra nasconde una vena di sincerità e realismo. La sua è una donna vera, un’eroina che parla di sesso e trasgressione, attraverso un linguaggio “sporco” e colorito.

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Diventando una fantasia maschile, sensuale e sboccata, decisa e senza paura. Ma al tempo stesso che lo spaventa e lo rende vulnerabile di fronte alla furia femminile. Questa situazione è resa evidente dagli scontri tra la stuntwoman e lo stuntman Mike, il cattivo del film, che sono senza esclusione di colpi. In un crescendo che incrementa la follia, lo spasmo omicida e la violenza.

Colonnello Hans Landa di Bastardi senza gloria (2009)

Io adoro le chiacchiere: i fatti possono essere fuorvianti, le chiacchiere vere o false possono essere rivelatrici. (Hans)

Christoph Waltz veste splendidamente i panni dell’ufficiale delle SS austriache, nel reparto dei servizi segreti. Arrivato in Francia per scovare gli ebrei nascosti dalle famiglie locali, ha la capacità di terrorizzare, essere ironico e divertire al tempo stesso. La sua schiettezza e freddezza nel commettere azioni brutali, unite alla sfacciataggine e alla capacità persuasiva, lo rendono affascinante, temibile e intelligente. Landa è fiero della sua reputazione e si definisce un “cacciatore di ebrei”, convinto che il suo lavoro sia come qualsiasi altro.

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Trova che l’ideologia nazista aiuti a perseguire potere e ricchezza, ma non ci penserà due volte quando dovrà decidere se morire da fedele seguace di Hitler oppure salvarsi la pelle. Quindi fedele sì alla sua bandiera, ma solo fintanto che gli permette di comandare. Sempre molto sicuro di sé e delle proprie capacità, quando viene messo alle strette, si scopre un uomo nevrotico e che gode nel causare dolore al prossimo. Il suo è uno dei personaggi che subiranno una maggiore evoluzione all’interno della storia, ed è curioso pensare che sia in sostanza il protagonista, nonostante ricopra il ruolo di “cattivo”.

Una scelta del regista che porta lo spettatore a domandarsi le motivazioni, oltre che se Landa sia davvero così spietato come appare all’inizio. La risposta è sì, il colonnello è gelido e letale, ma non è possibile odiarlo, perché è affascinante vederlo agire e ragionare, interagire con gli altri personaggi. È crudele ma estremamente acuto, terrorizza con la gentilezza e conquista con la sua complessità. Doveroso seguire con attenzione i dialoghi che Tarantino ha scritto per lui, uomo che trova la sua forza nella dialettica.

I più recenti – Tarantino personaggi iconici

Daisy di The Hateful Eight (2015)

Quando arrivi all’inferno, John… digli che ti manda Daisy! (Daisy)

Sorella di un pericoloso membro di una gang, che semina morte e terrore, non è da meno. È una donna senza scrupoli, malefica e arrogante. Non si ferma davanti al dolore che le viene inflitto e lotta per sfuggire alla legge e ai nemici fino alla fine. Personaggio complesso e molto carismatico, è stato accusato da parte del pubblico e della critica per rappresentare in modo così bistrattato il genere femminile. Nonostante la sua cattiveria, è vero che Daisy viene trattata con sprezzo e violenza da tutti gli uomini che si ritrovano nella baita insieme a lei, i quali continuano a darle degli appellativi tutt’altro che lusinghieri.

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Tuttavia, non è necessario scagliarsi contro il presunto sessismo del regista, che peraltro nei suoi film ha sempre scelto di proporci delle figure femminili toste e sfaccettate. Qui è semplicemente stato portato in scena un personaggio forte, così temuto da essere trattato al pari dei corrispettivi maschili. La donna criminale fa così paura ai suoi compagni perché potrebbe sopraffarli, una contro tutti. Ricopre il ruolo di un personaggio dalla mente spaventosa, “orrorifico”, e senza pietà per nessuno; il nemico che nessuno degli altri sette criminali avrebbe voluto trovarsi davanti. Perché la sua incoscienza è dovuta ad una vera e propria pazzia e sprezzo della morte, cosa che forse alla controparte maschile del film manca. Daisy è impersonata da Jennifer Jason Leigh.

Cliff e Rick di C’era una volta a… Hollywood (2019) – Tarantino personaggi iconici

Rick: Eddai, è troppo caldo! Non ci si può fare niente!

Tecnico: Rick, è un lanciafiamme.

Rick: Già.

Leonardo DiCaprio veste i panni dell’eccentrico attore Rick, mentre Brad Pitt quelli della sua controfigura Cliff. DiCaprio e Tarantino hanno sviluppato assieme il personaggio, rendendo implicito che soffrisse di disturbo bipolare, di cui Tarantino ritiene fosse affetto l’uomo dal quale è stato ispirato nella realtà. Balbuziente e accomodante, difende la sua controfigura e la raccomanda ai produttori cinematografici, sia per la grande somiglianza fisica, sia perché la ritiene una persona volenterosa e disposta a qualsiasi cosa. Se sappiamo che i personaggi di Sharon Tate, Roman Polanski e Charlie Manson, per esempio, sono strettamente correlati alla realtà, nel caso di Cliff e Rick troviamo una commistione di più figure conosciute ad Hollywood al tempo in cui è ambientato il racconto.

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Stuntman e amico dell’ex stella del cinema western Rick Dalton, Cliff si guadagna da vivere svolgendo per lui qualsiasi compito che necessiti il suo intervento, sperando sempre in un’opportunità lavorativa che possa essere la svolta. È un uomo silenzioso, di cui si conosce poco. Ha ucciso la moglie in una battuta di pesca, ma stranamente è riuscito a non finire dietro le sbarre. Sebbene la carriera non sia andata per il verso giusto, si gode quel poco che ha, e vive in una casa mobile in mezzo alle praterie di Hollywood insieme al suo cane. Avvezzo alla guerra, non ha paura di usare la violenza. Sul set non lo vedono di buon occhio, a causa delle vibrazioni negative che trasmette al resto del cast. L’unico sempre schierato dalla sua parte è Rick. Si tratta di due uomini profondamente legati, diversissimi ma in un certo senso complementari.

Calvin Candie di Django Unchained

Decido solo io con la mia proprietà quello che desidero fare! (Candie)

Ultimo tra i personaggi iconici di Tarantino, Calvin Candie, impersonato da Leonardo DiCaprio, è un latifondista e schiavista spietato del Mississippi, padrone della piantagione Candyland. I suoi sottoposti sono di colore, e uno dei suoi principali divertimenti è guardare due schiavi neri che combattono fin quando uno dei due muore. E se decidono di interrompere la colluttazione, ci pensa Candie ad ucciderli entrambi. Sebbene voglia vantare una grande cultura e un interesse appassionato per il francese, nasconde una profonda ignoranza, sopraffatta da arroganza e altezzosità.

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L’uomo rappresenta l’emblema del razzista misogino e padrone, convinto di essere parte di un popolo bianco superiore, e per questo in diritto di fare il bello e il cattivo tempo sulle persone che ha comprato per lavorare nella sua proprietà. Anche il nome del latifondo, “Candyland”, è stato scelto perché significa “terra dei dolciumi”, paradossale alla situazione tragica in cui versano gli schiavi che vi lavorano. Calvin è sadicamente cattivo, ignorante e dal cuore di pietra, ma riesce a colpire lo spettatore dalla prima apparizione sullo schermo, grazie al suo carisma.

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