A rainy day in New York: vedremo mai l’ultimo film di Woody Allen al cinema?

A rainy day in New York rischia di non essere mai visto sul grande schermo: ecco perché.

Come ben sappiamo, lo “scandalo molestie” è diventato il fulcro del mondo cinematografico e televisivo d’oltremare e non solo. Tutto è partito da Harvey Weinstein, per poi propagarsi a macchia d’olio andando ad investire dei pilastri come Kevin Spacey e molti altri. Ma tutto ciò che cosa ha che fare con “A rainy day in New York?

A Rainy day in New York è infatti il titolo dell’ultimo film di Woody Allen, il quale sforna ormai un film all’anno. Indipendentemente dalla qualità degli stessi, sperando in una piacevole sorpresa che riporti il regista alla grandezza di “Manhattan” o “Annie Hall”; è difficile che un cinefilo perda il suo appuntamento annuale al cinema col buon vecchio Allen. Tuttavia questa volta tale appuntamento potrebbe saltare: vi spieghiamo perché.

A rainy day in New York: c’è il rischio di non vedere l’ultimo film di Woody Allen al cinema?

Prima di spiegare i perché e i per come della possibilità che il film di Allen possa non approdare mai nelle sale, ci vogliamo brevemente soffermare su alcuni dettagli “tecnici”.
“A rainy day in New York” è stato girato tra settembre e ottobre 2017; e avrebbe dovuto essere distribuito da Amazon (che aveva già collaborato col regista per Crisis in Six Scenes, Café Society e La ruota delle meraviglie) proprio nel 2018.

Si tratta di una pellicola romantica. Due giovani, giunti a NY per un tranquillo weekend, si scontreranno invece con il maltempo e vivranno una serie di avventure. Il cast è ricco di nomi celebri: Elle Fanning, Timothée Chalamet, Selena Gomez, Jude Law e Diego Luna (solo per citarne alcuni). 

A rainy day in New York: una trama scomoda nel mondo di oggi.

Come già detto, “A rainy day in New York” vuole essere un film romantico. Nonostante la trama nello specifico non sia mai stata rivelata, dei rumors molto insistenti (divulgati da pagesix.com) ritengono che il personaggio interpretato da Jude Law (46enne) intreccerà lussuriose relazioni con delle giovani attricette; tra cui una quindicenne interpretata da Elle Fanning. Questo plot ha assolutamente un terribile tempismo, dati i tempi estremamente femministi pronti a condannare duramente questi comportamenti. 

Harvey Weinstein, infatti, è stato accusato in questi ultimi mesi di molestie e aggressioni sessuali proprio ai danni di giovani aspiranti attrici, alle quali venivano promessi “colloqui di lavoro” che però si concludevano con dei rapporti sessuali non sempre consenzienti. Il cosiddetto “caso Weinstein” ha innescato la miccia per un fenomeno di ampissima portata, che ha coinvolto numerosi altri personaggi di Hollywood e l’industria cinematografica nel suo complesso. 

Proprio in seguito alle denunce sporte da moltissime donne (e non solo), sono sorti numerosi movimenti che incoraggiano le persone che hanno subito violenze e molestie a renderle pubbliche. A gennaio, la CBS ha trasmesso una scomoda intervista fatta a Dylan Farrow, figlia adottiva di Allen, nella quale la donna spiega la violenza subita per mano del regista quando aveva appena 7 anni. 

“He instructed me to lay down on my stomach and play with my brother’s toy train that was set up. And he sat behind me in the doorway, and as I played with the toy train, I was sexually assaulted … he touched my labia and vulva with his finger.”

Woody Allen nella spirale delle molestie sessuali

Tali accuse hanno trovato pane per i propri denti: una dichiarazione del genere non passa assolutamente in secondo piano in un presente fatto di movimenti #metoo e di lotta contro la supremazia maschile. E sono qui che sorgono i problemi per il regista. O meglio, per l’ultimo film di Woody Allen. 

Da un lato stupisce il fatto che le dichiarazioni di Dylan Farrow abbiano creato un incaglio nella carriera del regista solamente ora. Tali accuse risalgono infatti al 1992, anno del divorzio tra Allen e Mia Farrow. Proprio prima di iniziare la battaglia legale per la custodia dei due figli adottivi (tra cui Dylan) e il figlio biologico Moses, il pediatra di Dylan stesso ha contattato le autorità accusando Woody di abusi sessuali nei confronti della bambina. 

Breve storia lunga: Allen ha sempre negato le accuse e le autorità lo hanno sì scagionato, ma gli hanno negato la custodia dei figli perché i suoi atteggiamenti nei confronti degli stessi è stata inappropriata. Tutta questa storia, secondo i legali del regista, è stata creata da una manipolazione di Mia Farrow nei confronti della figlia. Nel 2014, Moses ha scagionato il padre, riconoscendo invece come “genitore molesto” la madre Mia. 

Una reputazione compromessa?

Dylan, oggi 32enne, non ha mai smesso di denunciare i fatti. Tale controversia è da sempre nota a tutti coloro che hanno collaborato con Allen. Tuttavia solo a seguito dello “scandalo molestie” numerosi attori hanno preso le distanze dal regista; a partire proprio dai protagonisti di A rainy day in New York. Rebecca Hall, Elle Fanning, Timothée Chalamet e Selena Gomez hanno dichiarato di rimpiangere di aver lavorato con Woody Allen; donando il loro compenso per la pellicola a diverse associazioni.

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Post di Instagram nel quale Timothée Chalamet dichiara di prendere le distanze da Woody Allen.

Allen è stato duramente colpito da questa caccia alle streghe che mette ora a repentaglio il suo lavoro e la sua reputazione. Amazon infatti, reduce dal licenziamento di Roy Price, executive di punta, per accuse di molestie sessuali; ha dichiarato di non tollerare tale genere di abusi. Qual è allora il modo “migliore” per salvare la reputazione del colosso statunitense? Mantenere un basso profilo impedendo la distribuzione del film nelle sale, dirottandolo direttamente sul Amazon Prime Video senza alcun tipo di promozione.
Stiamo naturalmente parlando di ipotesi, ma è giugno inoltrato e ancora non si è visto un trailer di A rainy day in New York. Speriamo di sbagliarci.

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