Toro Scatenato di Martin Scorsese: il film che tutti dovrebbero vedere

Toro Scatenato di Martin Scorsese è molto più di un semplice film e vogliamo provare a spiegarvi perché

Con Toro Scatenato Martin Scorsese ha dato vita a qualcosa di irripetibile. Senza remore è da considerare un capolavoro non solo della cinematografia, ma dell’arte tutta. La Cineteca di Bologna ha recentemente ultimato il restauro dell’opera che tornerà al cinema dal 1° settembre. Per l’occasione noi di Filmpost vogliamo provare ad assolvere l’arduo compito di raccontarvi questo imperdibile film del 1980. Sperando, anche, che i lettori più giovani che ancora non conoscono questa pellicola possano imparare ad apprezzarla.

Il nostro approccio a Toro Scatenato e ad una sua analisi però non vuole ricalcare gli stilemi di una recensione. Ci soffermeremo di certo su gli aspetti tecnici del film, che sono tra le ragioni della bellezza dell’opera di Scorsese, ma cercheremo di fare un viaggio. Cercheremo di fare un viaggio tra i motivi che secondo noi rendono questo un film che chiunque dovrebbe vedere.

Toro Scatenato di Martin Scorsese

Me li ricordo ancora gli applausi, me li sento ancora nelle orecchie, e me li porterò dietro per tutta la vita. Mi ricordo una sera… levai l’accappatoio e cascò il mondo: m’ero scordato i calzoncini. Ricordo tutti i K.O. e tutti i ganci, tutti i jab: è il sistema peggiore per fare una bella cura dimagrante. La mia non è stata una vita squallida: anch’io ho avuto…

Il tramonto della New Hollywood

Uno dei motivi per cui Toro Scatenato è un film imperdibile, e irripetibile, va cercato anzitutto nel contesto storico. Infatti convenzionalmente il film di Scorsese del 1980 è ritenuto l’ultimo grande capolavoro della Nuova Hollywood. Dopo di questo ci fu un tramonto inesorabile nell’innovazione artistica del cinema mainstream americano.

Ma cosa esattamente arrivava a conclusione con quest’opera? Terminava anzitutto un sistema produttivo che negli anni ’70 l’aveva fatta da padrone nelle produzioni USA. Negli anni ’60 con l’avvento nella casa di ogni americano della televisione, i box office statunitensi avevano visto un drastico calo; il cosiddetto studio system hollywoodiano era irrimediabilmente in crisi perché il poco denaro circolante non permetteva più alla “macchina cinema” di funzionare come un tempo.

Sul finire del decennio così nacquero, grazie all’intraprendenza di giovani amanti del cinema, case di produzione indipendenti che avevano eliminato la gerarchia degli studios. Qui, a farla da padrone, dalla prima riga di sceneggiatura fino all’ultimo frame montato in post-produzione, era il regista. Forte dell’insegnamento della nouvelle vogue francese dunque anche ad Hollywood arrivava il cinema d’autore. Dove l’artista pensava e scriveva la sceneggiatura, dirigeva ed aveva il cosiddetto final cut, decidendo se e quali scene andassero tagliate e secondo quale ordine di montaggio.

Ma tutto questo finì presto. Nel 1981 il disastro ai botteghini de I cancelli del cielo di Michael Cimino instillò nuovamente nella mente dei produttori un’idea più industriale del cinema. Così sull’onda del successo incredibile di opere proprio della New Hollywood (Lo Squalo e Star Wars), si abbandonarono le strade su cui erano stati girati Easy Rider, Taxi Driver e tanti altri per tornare negli studios. E per gli autori da qual giorno si riaprirà la guerra contro l’industria per dare la propria impronta alle loro opere.

La rinascita di Martin Scorsese

Prima ero ceco e ora ci vedo.”

Questa frase tratta dal Vangelo secondo Matteo, compare alla fine di Toro Scatenato ed è, fra l’altro, la più appropriata sintesi di questo secondo punto dell’elenco. Se Raging Bull fu il canto del cigno di un intero sistema segnò però la “resurrezione” per il Regista. Se non fosse per quest’opera sulla boxe oggi non potremmo apprezzare autentici cult come Quei Bravi Ragazzi, Shutter Island o The Wolf of Wall Street. E come mai questa pellicola fu così importante? Be’, ancora una volta qui è rilevante il periodo storico, o meglio la storia di Scorsese.

toro scatenato martin scorsese

Dopo che il mondo lo aveva osannato per Taxi Driver, il cineasta diresse un musical con protagonisti Robert De Niro e Liza Minnelli, New York New York. Il film non ottenne il successo tanto desiderato fra il pubblico e il regista italo-americano ne soffrì tantissimo. Cadde in depressione e iniziò ad abusare di stupefacenti e psicofarmaci. D’altronde, fin dall’infanzia Scorsese, per la sua salute cagionevole, aveva sempre trovato nel cinema un’ancora di salvezza dalla solitudine. La sola paura di non poter più essere parte di quel mondo, che tanto aveva sognato da ragazzino, lo distrusse.

Quando De Niro gli propose la sceneggiatura del film su Jake La Motta, egli, oltre all’abuso di droghe e alla depressione, soffriva di forti crisi asmatiche. Si era ormai convinto che quello sarebbe stato il suo ultimo film come regista e così ci mise anima e corpo nel crearlo. L’opera uscì, nonostante le mille difficoltà, spiazzando la critica che ne rimase ammaliata. E pur non ottenendo un gran successo economico, diede modo a Scorsese di “tornare a vedere”. Usci dal tunnel buio dove da qualche anno vagava e ad oggi, dopo 38 anni, sta ancora realizzando il suo sogno d’infanzia.

Il toro scatenato Jake La Motta

Per percepire la grandezza del film di Martin Scorsese non si può prescindere dal suo soggetto, dalla storia che racconta. L’opera è infatti basata sul libro autobiografico Raging Bull: my story. Il film rimase fedele alla narrazione storica della vita del pugile; ciò che ne uscì non fu semplicemente un racconto verosimile, ma cinema puro. La vita di La Motta è forse così cinematografica che non c’era bisogno di alterarla.

Si passa dalla sua rivalità “epica” con Sugar Ray Robinson con cui diede vita al “Massacro del giorno di San Valentino”, giorno in cui La Motta perse il titolo contro Robinson in uno dei più sanguinosi incontri della storia della boxe. Per arrivare alla sua riluttanza iniziale al piegarsi al volere della mafia per ottenere un incontro per il titolo. Riluttanza che il giovane Jake dovette alla fine sopprimere. Per avere la sua chance per il titolo dei pesi medi dovette così perdere un incontro contro Billy Fox. Quella sconfitta, o meglio il modo in cui era arrivata, perseguiterà il Toro del Bronx per una vita intera.

Forse fu proprio il senso di colpa che lo portò a non mettere più quella furia cieca negli incontri costringendolo al ritiro nel 1954. Dopo il ritiro il declino non finì, trascorse qualche tempo in carcere per il coinvolgimento in uno scandalo con una minorenne. Ma poi, pur non abbandonando la sua schiettezza ed il carattere sanguigno, rimise in piedi la sua vita.

Il cinema si fa corpo

Ma la grandezza artistica dell’opera non sarebbe comprensibile se non si passasse attraverso la caratterizzazione del protagonista. Il Jake La Motta interpretato da Robert De Niro è frutto della penna di Scorsese e del suo sceneggiatore di fiducia, Paul Schrader. I due colorarono il personaggio di De Niro di quella venatura esistenzialista a loro tanto cara, già testata sul leggendario Travis Bickle di Taxi Driver. Anche qui il protagonista è pervaso da un tensione autodistruttiva apparentemente inspiegabile.

La Motta nel film è una persona che si è interrogata sul senso della vita, ma naturalmente non trova risposta. Ciò lo attrae verso un oblio rappresentato dalla sua paura di perdere sul ring ma non solo. Il pugile ha paura di perdere come uomo nella vita, teme che la sua bellissima moglie, Vickie, lo abbandoni; ne è talmente geloso che alla fine questo sentimento lo consumerà, lasciandolo solo con sé stesso.

toro scatenato martin scorsese

Ma il personaggio di De Niro è anche altro. E’ un corpo in movimento. Se Carmelo Bene affermava che il cinema non poteva essere arte perché pura rappresentazione (imitazione), Toro Scatenato smentisce perfino questa teoria estrema. Il corpo di La Motta nel film è un corpo che è vita, che esce dai confini dello schermo e dà vita propria ad un film che è in continuo movimento. In Toro Scatenato Martin Scorsese inquadra il corpo come le sculture del Bernini, artista tanto caro al sopracitato Bene che riteneva essere uno dei pochi in grado di produrre arte.

Ed è in questo cinema che si fa corpo e dunque vita che La Motta, come se fosse un peccatore dell’iconografia cristiana scolpito dal Bernini, si redime ed esce dall’oblio.

Prima ero ceco e ora ci vedo

Toro Scatenato: analisi

L’interpretazione di Robert De Niro – “Questo è spettacolo!”

Toro Scatenato è forse la prestazione migliore di Robert De Niro, non solo per quanto ha dato sul set ma anche dietro le quinte.

Partiamo con il dire che senza De Niro probabilmente oggi non esisterebbe un Toro Scatenato. Come lo stesso Scorsese ha riportato più volte Bob aveva una vera e propria ossessione per la figura di Jake La Motta. Nel ’76 fece leggere al regista l’autobiografia del pugile, per convincerlo a girare il film. Fu cosi che i due iniziarono a scrivere la sceneggiatura, assieme a Schrader.

toro scatenato martin scorsese

De Niro interpreta un personaggio complesso sulla strada dell’autodistruzione. Jake La Motta infatti è un pugile fortemente iracondo ed anche possessivo nei confronti della moglie, con il vizio di ricorrere alla violenza bruta anche fuori dal ring. Ma la pellicola capolavoro di Scorsese ci racconta anche il declino del Toro del Bronx. Il pugile prende peso, inizia a perdere incontri e infine la carriera. Ingrassa, abusa di alcool e droghe, gestisce malamente un locale ed ha continui problemi con la legge e con la sua famiglia finendo per diventare un solitario fenomeno da baraccone, l’ombra di sé stesso.

Per entrare nella parte la star hollywoodiana superò se stessa allenandosi per circa due anni anche con la supervisione del vero Jake La Motta così da entrare meglio nei panni del personaggio. Durante la preparazione al film Bob combatté tre incontri reali di pugilato e ne vinse perfino due. Per sviluppare un senso di fratellanza prima delle riprese De Niro e Joe Pesci convissero anche per qualche mese. Come se non bastasse i due si sono veramente presi a pugni sul set e Joe Pesci ne uscì accidentalmente con una costola rotta.

De Niro girò le scene da pugile per poi ingrassare realmente di quasi 30 Kg senza ricorrere a trucchi per interpretare il pugile in declino. La dieta gli costò molti sacrifici e anche qualche problema di salute.

 Il lato tecnico di Toro scatenato

Toro Scatenato è sicuramente grande anche dal punto di vista tecnico come ci dimostrano le numerose nominations del film.

La regia e la fotografia si fanno grandi soprattutto nei combattimenti quando la telecamera di Scorsese ci mostra la scena in prima persona proiettandoci direttamente sul ring regalandoci il punto di vista del pugile. E’ una regia molto attenta ai dettagli, ai contrasti, alle immagini violente, con repentini cambi di inquadratura nelle scene di lotta. I ritratti “quasi in posa” a mezzo busto ripresi con vertiginose e dinamiche inquadrature grandangolari sono una delle più belle caratteristiche dei combattimenti. Il tutto impreziosito da un bianco e nero da pellicola che si adatta molto bene alle scene di violenza con un sangue di colore nero che staglia alla perfezione sul bianco della pelle martoriata.

C’è poca luce nella strada in cui si imbatte Jake La Motta così come nella fotografia del film; molte scene sono buie, non solo sul ring ma anche negli spogliatoi o nei locali frequentati da Jake. In particolar modo i neri profondi che fanno da sfondo ai pugili sul ring sono perfetti nel far risaltare ed isolare la sagoma dei pugili creando un contrasto piacevole e minimalista. Inizialmente vennero girate tutte le scene con La Motta nella fase di piena forma fisica e solo successivamente la parte della storia che mostra il declino morale e sportivo del campione. Lo straordinario Robert De Niro ingrassò veramente di circa 30kg in pochi mesi.

Menzione a parte meritano le colonne sonore, in particolar modo la traccia in apertura che accompagna una bella sequenza del Toro del Bronx che si riscalda sul ring. Le tracce sono tratte dalla musica del compositore livornese Pietro Mascagni.

La marcia in più del Toro del Bronx

Con Toro Scatenato Martin Scorsese ha riscritto anche il sottogenere dei film di boxe. Perché? Pensiamo ai vari Cinderella Man, la serie di Rocky (i primi tre) , The Fighter, Southpaw e mettiamoci anche (di forza) Creed; sono tutti film più o meno validi a seconda anche dei gusti personali. L’eccellenza del film di Scorsese si fa sentire già sul versante puramente tecnico. Una regia innovativa e coinvolgente unita ad una grande fotografia in bianco e nero contribuiscono a creare un fascino e un’originalità che non ha eguali nel campo di film pugilistici.

toro scatenato martin scorsese

Toro Scatenato è la storia di Jake La Motta, la storia di un pugile violento e rabbioso dentro e fuori del ring. Il protagonista non è assolutamente un personaggio positivo. La sua mancanza di disciplina e la sua furia lo portano a distruggere tutto quello che ha faticosamente conquistato, dalla famiglia allo sport alla libertà personale. Differentemente dagli altri film di boxe, dove c’è un percorso di progressiva (e prevedibile) ascesa verso il successo con tanto di romanticismo e valori della famiglia, in Toro Scatenato la vita di Jake La Motta è una parabola che lo porta al successo e poi al fallimento.

Jake è un personaggio che parte solo e finisce solo in un baratro di miseria che lui stesso ha contribuito a creare. Il film di Scorsese è a tutti gli effetti una storia drammatica, dove la boxe passa in secondo piano perché il fulcro di tutto è la sregolata vita del pugile interpretato da De Niro. Mentre negli altri film il fulcro della storia è soprattutto la carriera sportiva ed il titolo mondiale, in Toro Scatenato di Scorsese il vero centro del film è la vita di un pugile.

Conclusioni

…Ma mi farebbe piacere sentirmi applaudire quando recito, come fate con Laurence Olivier quando recita Shakespeare: “un cavallo, un cavallo”. “Il mio regno per un cavallo”… Sono sei mesi che non ne becco uno! Ma io non sono Olivier, anche se mi farebbe piacere. E poi lo vorrei vedere sul quadrato a recitare: se con Sugar si misurasse, chi sa quante ne pigliasse! Per cui datemi un’arena giacché il Toro si scatena, perché oltre al pugilato sono attore raffinato! Questo è spettacolo!”

toro scatenato martin scorsese

Articolo redatto in collaborazione con Francesco Santini.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *