Love, Death & Robots: i 5 migliori episodi della serie antologica Netflix!

Proviamo a individuare quali sono i migliori corti dell'intensa serie antologica d'animazione

Love Death & Robots migliori episodi. Il colosso dello streaming Netflix ha quasi sempre distribuito contenuti originali di altissimo livello. Da lungometraggi di successo, come Roma o La Ballata di Buster Scruggs, per citare i successi più recenti, fino alle serie TV come Stranger Things, Maniac o The Crown. Il successo della piattaforma, però, passa anche dalle serie animate, tra le quali ci son anche prodotti originali di grande apprezzamento, come BoJack Horseman o Big Mouth. Proprio di serie animate parliamo in questo articolo, in particolare della più recente nel catalogo italiano: Love, Death & Robots. Il progetto messo in piedi da David Fincher e Tim Miller ha dell’incredibile. Il titolo si rivela uno degli esperimenti sulla serialità e sull’animazione più riusciti degli ultimi anni.

La serie è composta da 18 episodi: ognuno di essi narra una storia differente ed è realizzato attraverso altrettanto differenti tecniche d’animazione. Proprio l’idea della serie antologica riesce a rendere frizzante l’insieme, concepito come contenitore di narrazioni individuali piuttosto che unica storia divisa in frammenti. Ciò che lega, se così possiamo dire, gli episodi sono proprio le tre parole che danno vita al titolo della serie e l’atmosfera cyberpunk. Gli episodi hanno, per altro, il vantaggio di avere durata brevissima: si va da un minimo di 6 a un massimo di 17 minuti. Così ogni singolo pezzo della serie è considerabile come un singolo cortometraggio autonomo. Tutti mantengono un livello elevato e un ritmo sempre altissimo. È stata dura sceglierli, e lasciarne altri fuori, ma qui vi proponiamo cinque episodi che ci hanno lasciato qualcosa in più degli altri, in termini compositivi e narrativi.

Tre Robot (11 minuti ) – Love Death & Robots migliori episodi

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Cominciamo questa nostra lista dei migliori episodi di Love Death & Robots con forse il più divertente. Tre robot è uno dei pochi cortometraggi della serie ad avere toni leggeri e spensierati. Questo gioca decisamente a favore dell’episodio. Essendo però il secondo in ordine di visione non diamo subito valore alla sua leggerezza. Andando poi avanti con la serie ci rendiamo conto che questo tipo di narrazione è l’ideale. Tre robot è un episodio che, in realtà, andrebbe visto a metà serie per poter prendere fiato e rilassarsi dopo esser stati frastornati dai precedenti corti. Non lasciamoci però ingannare dall’umorismo e dai dialoghi dissacranti: l’episodio indaga, velatamente (ma spesso neanche troppo), la natura autodistruttiva dell’uomo e si prende gioco delle sue abitudini e caratteristiche.

In una realtà che descrive uno scenario post-apocalittico, il genere umano si è estinto. Gli unici a gironzolare per le strade distrutte, piene di scheletri, sangue e vetrine rotte, sono tre robot. I tre sono molto diversi tra loro, sia per caratteristiche ‘fisiche’ che per atteggiamento, ma hanno una cosa in comune. Tutti loro, infatti, non conoscono il genere umano e, nella loro escursione, si troveranno spesso a discutere riguardo ad esso, in preda alla confusione circa il suo ‘funzionamento’. E saranno proprio le discussioni riguardo all’uomo il nucleo principale dell’episodio, che strappa più di una risata ma allo stesso tempo porta anche a riflettere sulle azioni del genere umano. Azioni che, come sottolineano i protagonisti, sembrano prive di senso.

È stata l’arroganza a porre fine al loro regno. La convinzione di essere il culmine della creazione li spinse ad avvelenare l’acqua, a uccidere la terra e a soffocare il cielo.

Oltre l’Aquila (16 minuti ) – Love Death & Robots migliori episodi

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Cos’hanno in comune Love Death & Robots e Black Mirror? Molti, forse tutti, diranno l’articolazione della serie antologica. Noi invece, oltre questo, diciamo Oltre l’aquila. Sono molti gli episodi costruiti attorno ad una struttura pessimistica e amara, che rivela contraddizioni, giochi macabri e indecifrabili soluzioni. Ma questo episodio, tra i più controversi della serie, è quello che più di ogni altro ci ha lasciato, sia in corso che alla fine, quel sapore amaro che solo la serie di Charlie Brooker sa lasciare. Questo episodio, tratto da un racconto di Alastair Reynolds, gioca dall’inizio alla fine con elementi della tradizione sci-fi ed è uno dei migliori della serie per tantissime ragioni. A cominciare dalla resa grafica, con un fotorealismo che sfiora la perfezione e una costruzione degli effetti visivi che spettacolarizza un prodotto che, di base, è tra i migliori dal punto di vista della scrittura e della recitazione.

Un gruppo in missione nello spazio, per un errore nella rotta, si ritrova in una stazione lontana anni luce da casa. Ad accoglierli c’è una vecchia conoscenza di un membro dell’equipaggio, il protagonista principale. I due, mentre attendono il da farsi, riscopriranno il loro legame dimenticato. Ma qualcosa, in questa situazione anomala, probabilmente non è come appare e qualcuno lì se n’è già accorto. Narrativamente fluido, privo di punti morti e con una scena di sesso che farebbe invidia ad un live-action, Oltre l’aquila è quel tipo di prodotto che facilmente può diventare il preferito di molti. Dall’ambientazione fantascientifica al finale che scioglierà ogni dubbio emerso durante i 16 minuti, tutto è azzeccato. Soprattutto quel senso di incompiutezza, in una storia universale in cui la realtà amara può essere facilmente celata dietro l’apparenza di un inganno a fin di bene. Occhio non vede, cuore non duole.

Buona caccia (17 minuti ) – Love Death & Robots migliori episodi

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Buona caccia è il cortometraggio più lungo non solo di questa lista ma dell”intera serie. Una durata che, pur essendo maggiore di quella degli altri episodi, non appesantisce minimamente la puntata. Anzi, probabilmente è troppo ridotta per il prodotto che abbiamo davanti. Dopo la fine dei titoli di coda, infatti, la voglia di rivederla è forte. Probabilmente avremmo applaudito ad un prodotto simile anche se non fosse stato compreso tra i 18 della serie. Arriva circa a metà ed è una vera boccata d’aria fresca. Lo è, principalmente, per l’animazione 2D che ricorda quello stile di inizio Duemila. Dopo il dinamismo delle azioni in tre dimensioni e il fotorealismo estremo, questo stile e questi colori sono ciò che ci vuole. Buona caccia è uno degli episodi più profondi della serie e sicuramente il punto più alto nella messa in scena dell’atmosfera steampunk, più volte richiamata ma mai così esplicitamente.

Un cacciatore di spiriti ha un giovane figlio, ma quest’ultimo non ne seguirà le orme. Anzi, casualmente e inaspettatamente si troverà a stringere un forte legame con uno si questi spiriti mutaforma, una hulijing. Quando i due cresceranno, la modernità si sarà diffusa in Oriente e gli inglesi avranno preso il controllo di Hong Kong, la magia perderà pian piano i suoi effetti. Quella stessa magia che riusciva a far tornare alla sua forma originaria (una volpe) la giovane mutaforma. Quando il gioco si farà duro, il sentimento e il rapporto tra i due sarà l’arma che potrà aiutarli a superare le avversità. Un’intensa parabola che ci parla di progresso e cambiamento, non solo tecnologico ma soprattutto sociale: il prezzo da pagare nel percorso dell’evoluzione. Una storia delicata come poche in questa serie, pur mantenendo comunque vivo uno stretto dialogo con la sfera sessuale.

La Testimone (12 minuti ) – Love Death & Robots migliori episodi

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Se alcuni episodi di questa antologia sono capaci di lasciare l’amaro in bocca, alla fine della visione, altri ci soddisfano e chiudono un cerchio quasi perfetto. Un cerchio, simbolo della ripetizione e della circolarità, elemento cardine di questo episodio. La testimone, con il suo dinamismo, è sicuramente uno degli episodi di punta di Love Death & Robots. Il terzo in ordine di visione ci immerge, più quanto i due precedenti non abbiano fatto, all’interno del mood della serie. L’animazione, che ricorda per stile quella del fortunatissimo Spider-Man: Un nuovo universo, è strabiliante: colori, vivacità e onomatopee richiamano il fresco vincitore dell’Oscar e ribadiscono come questa tecnica vincente e innovativa sia il futuro dell’animazione. Inoltre, anche qui la carica erotica e sensuale è parte integrante del racconto. L’opera, poi, è conclusa da un finale magistrale, con un plot twist efficace proprio nella sua semplicità, capace di lasciarci pienamente soddisfatti.

Una ragazza, nella calma della sua camera, viene disturbata da alcuni rumori. Affacciandosi alla finestra, la giovane assiste ad un omicidio e riesce a vedere chiaramente il volto dell’assassino. In preda alla paura comincia a fuggire, dirigendosi senza esitare sul posto di lavoro. Ma l’uomo inizia a seguirla e le starà alle calcagna, per esser stato visto e forse per altro. Uno degli episodi migliori della serie, La testimone riesce a condensare nei 12 minuti una storia in fondo piuttosto semplice e lineare, raccontandola attraverso espedienti visivi di altissimo livello. Oltre alla già citata animazione, probabilmente realizzata attraverso riprese live-action, sono altri gli elementi qualitativamente sorprendenti. In primo luogo l’idea di cinema che permea tutta la costruzione: dalla regia, inquadrature angolate e con un taglio rischioso, al montaggio che gioca molto sui contrasti e aumenta vertiginosamente il ritmo. L’episodio salta nel vuoto, azzardando, ma cadendo perfettamente in piedi.

Zima Blue (10 minuti ) – Love Death & Robots migliori episodi

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L’ultimo tra i nostri episodi preferiti dell’antologia Netflix è tratto nuovamente da un bel racconto di Alastair Reynolds. L’affascinante Zima Blue, diretto da Robert Valley, ha molto da dire e riesce a comunicarlo con efficacia nei suoi 10 minuti. Il nucleo della storia è probabilmente il più intenso della serie, il più filosoficamente impegnato. Temi importanti come la memoria, il progresso, l’umanità sempre più robotizzata abbracciano quelli sull’identità, il senso della vita e il senso da dare principalmente alla propria esistenza. La profondità dei concetti viene espressa con attraverso una scrittura sincera e una messa in scena interessante come gli stessi personaggi che la rendono viva. Dieci minuti che, pur giostrati alla perfezione e ben calibrati, avremmo voluto fossero stati il doppio, il triplo ed esagerando un po’, un’intera serie o un unico lungometraggio. Zima Blue è, probabilmente, l’episodio più riuscito di questa folle e intensa serie: da lode.

Il protagonista della toccante storia è un pittore famoso. Egli è un personaggio schivo, avvolto dal mistero. Egli è salito alla ribalta mondiale grazie alle sue strabilianti opere d’arte, in particolare giganteschi murales, che si contraddistinguono per la presenza, tra vaste vedute spaziali e non, di figure geometriche di colore blu (Zima Blue, un blu brevettato dal pittore stesso). Questo è il suo marchio di fabbrica. L’artista, però, sembra celare dietro la sua arte un’inquietudine legata alla sua identità. Oltre ai temi esistenzialisti, anche gli elementi della fantascienza permeano questo episodio, uno dei pochissimi che riesce a trasmettere qualcosa di più profondo. Ciò viene supportato da uno stile visivo fatto di figure minimalistiche dai contorni delineati, taglienti e spigolosi, oltre che anatomie e architetture in scale stravolte e colori vibranti. Un toccante riflessione attraverso l’arte contemporanea che ci fa riflettere sulla sottile linea che separa l’uomo dalla macchina.

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